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Il "potere" delle parole

Da Genna78

Il "potere" delle parole


Ciao,
hai mai sentito parlare del "priming"? se
segui psinel da tempo sicuramente si! Qui,
su questo blog ne parliamo fin dagli albori
perché si tratta di una delle metodologie di
ricerca in psicologia, più affascinanti in
assoluto. Ci permette di comprendere come
funziona il nostro cervello in relazione alle
cose che diciamo, la vera neurolinguistica...
Sei riuscito ad ascoltarlo? Da quando esiste
la PNL moltissimi "guru" parlano di come le
parole influenzano la mente e tutti gli danno
lo stesso nome "neurolinguistica". Attraverso
le ricerche sul "prime" possiamo vedere con
chiarezza questo collegamento, in un modo
comprensibile e semplice. Si tratta in realtà
di studi molto datati perché da tempo si
sanno queste cose...
...da decenni gli psicologi esplorano la mente
attraverso l'uso del "prime", cioè cercando di
influenzare i processi mentali. Il "prime" è
una sorta di anticipazione, presentata in
diversi modi (conscio o inconscio), in grado
di modificare la percezione di uno stimolo
presentato successivamente. Ne abbiamo
tutti una esperienza diretta attraverso la
pubblicità e la filmografia in generale.
Comprare un prodotto perché abbiamo visto
la pubblicità è una sorta di effetto "prime".
Così come quando, nelle prime battute di un
film si vede l'arma del delitto che solo verso
la fine verrà mostrata. Si tratta di artifici
visivo-retorici per accrescere lo interesse
dello spettatore. Nel primo caso per vendere
un prodotto nel secondo caso per vendere
"il film".
Ok, ma non serve solo "a vendere" ma è
diventata nel tempo anche una metodologia
per studiare gli effetti di messaggi pro-
sociali. Come ad esempio la segnaletica
stradale che ci deve avvisare in tempo di
un eventuale ostacolo. Lasciamo stare il
fatto che a volte utilizzano delle frasi che
possono fare più male che bene in certi
tratti ;)
Si tratta di un semplice meccanismo che i
miei colleghi chiamano "associativo". In
cui è evidente come sono organizzati i nostri
contenuti mentali. In una sorta di rete che
è del tutto simile ad internet, in cui ci sono
dei "nodi semantici" (i siti che raccolgono
la maggior parte delle informazioni) che si
collegano fra loro secondo gradi di
somiglianza e associazione.
Immaginando la metafora resa nota da Gerry
Scotti nel famoso programma "il milionario"
dove ci parla di "cassetti della mente". Si
può dire che questi cassetti hanno una precisa
organizzazione. Nel posto dove ci sono gli
"accappatoi" trovi anche tutto il resto del
materiale da bagno. Così se io e te stiamo
parlando di "asciugamani" sarà più facile
pensare a tutte le cose presenti in un bagno
...viceversa...
...se stiamo parlando di "cravatte" sarà un
po' più difficile iniziare a discutere di costumi
da bagno o peggio ancora di "arance". Cioè
di qualcosa che probabilmente si trova in
una "stanza completamente diversa". Ecco
sappi che con le parole facciamo la stessa
identica cosa e se hai ascoltato il podcast
sai perfettamente a cosa mi riferisco.
In realtà è qualcosa che sai da sempre, per
il solo fatto che anche la tua mente è fatta
ed organizzata nello stesso modo. Così sai
che se un tuo amico sta parlando del suo
"gattino schiacciato da un'auto" non è bello
iniziare a parlargli di dove vuoi andare a
cena. Si lo so, ci sono persone che lo fanno
e magari con l'intento di distrarre l'amico
per "sollevarlo" ma...
...molto spesso questo viene vissuto come
un atto poco compassionevole. Questo non
è dovuto solo al contenuto della discussione
(il gatto morto) ma alla "fatica cognitiva"
che il tuo amico deve fare quando "cerchi
di cambiare argomento". Quando, tornando
alla metafora dei cassetti, lo costringi ad
andare di colpo in "una nuova stanza".
Attenzione: questo non significa che se fai
un lavoro come il mio (di relazione d'aiuto)
non puoi saltare di "palo in frasca", a volte
ed in certi contesti è utile farlo. Ma vuol
dire semplicemente che la gente fa molta
più fatica a seguire il discorso se noi non
ascoltiamo "in che stanza si trova" e li
portiamo da tutt'altra parte.
Nel campo della crescita personale si sente
parlare spesso di ricalco-guida, una delle
formalizzazioni del rapport da parte della
PNL (forse una delle più riuscite a livello
tecnico in psicologia). Ciò che ti voglio
trasmettere oggi è qualcosa di simile, ma
non in stile piennellistico dove si porta
attenzione solo alla "forma e al processo"
...
...qui si ascolta anche "il contenuto" perché
da li si capisce "in che stanza si trova la
persona con cui comunichi".  Questo non è
un aspetto secondario della comunicazione,
anzi è di fondamentale importanza. La ricerca
ha provato quanto il nostro cervello sia
pigro, non ami i grandi cambiamenti. Così
se vuoi rispettare la persona con cui stai
parlando...
...puoi farlo rispettando il suo modo di
organizzare i contenuti mentali, senza saltare
da "una stanza all'altra di colpo". Trovo
questo un modo molto rispettoso di
comunicare. Attenzione, non sto dicendo
che sia il metodo migliore per ottenere
ciò che vuoi, quindi di persuadere, ma
è semplicemente un modo elegante di
comunicare...
...un modo molto semplice per capire
davvero il "potere delle parole". E di come
queste possano influenzare i nostri stati
d'animo, come nell'esperimento sulla
"pazienza" (citato nel podcast). Lo so, lo
so che ti stai già facendo un sacco di
"seghe mentali" in proposito, evitale
perché in realtà tu sai da sempre come
funzionano questi meccanismi...
...ti basta solo "aprire meglio le orecchie"
per osservare "in che stanza si trova il tuo
interlocutore". Comprendere i meccanismi
che sottostanno al linguaggio e in definitiva
la nostra "neuro-linguistica" porta di certo
molti vantaggi, non solo legati a come usi
il linguaggio per comunicare con gli altri
ma anche come lo "usi con te stesso"...
...il famoso "dialogo interiore" è da un lato
il nostro computer interno in grado di fare e
di pianificare il mondo dentro e fuori di noi
e dall'altro è la parte più ingannevole della
nostra esperienza. Infatti nella nostra società
assolutamente linguistica, spesso confondiamo
"mappa e territorio", cioè scambiamo "parole
per cose", rendendo concreti i concetti...
...così l'ansia diventa qualcosa di concreto, così
come la depressione o l'insoddisfazione, si tratta
in realtà di 3 processi che vengono spiegati per
bene, solo se si vedono come processi in divenire.
Ma se li guardiamo come se fossero "oggetti
solidi" possono portare problemi di varia natura.
Se conosci la neurolinguistica sai che questo
fenomeno viene chiamato nominalizzazione
o reificazione.
Qui non voglio mostrarti come smontare queste
trappole linguistiche, ma semplicemente portare
la tua attenzione su questo fenomeno. E magari
fare un po' di esperienza partendo proprio dalla
"consapevolezza" ...un modo carino per afferrare
questi concetti in modo esperienziale è quello
della "defusione cognitiva". Dove attraverso un
semplice esercizio puoi comprendere quanto
le parole che usi non sono altro che segni
condivisi e relazioni semantiche.
Ok, forse sto mettendo troppa "carne al fuoco",
inizia semplicemente a notare come le parole
hanno influenza su di te e sulle persone che 
ti circondano e su te stesso. Questo da solo,
può già dare dei risultati sorprendenti!
Fammi sapere che cosa ne pensi lasciando un
tuo commento qui sotto. E se ti è piaciuto il
post metti un bel "mi piace qui sotto"  :-)
A presto
Genna


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