Stamattina mi sono ricordata della prima lettera d’amore ricevuta alla scuola media: in realtà, come lettera d’amore era un po’ oscena, e non era neanche troppo vera, visto che sicuramente era uno scherzo di cattivo gusto di qualche compagna/o che conosceva il mio debole per quel ragazzino. Tant’è vero che, se non ricordo male, l’appuntamento fissato era per il pomeriggio di un 1° Aprile di tantissimi anni fa: allora, come oggi, non ho mai dubitato della falsità di quella lettera, così come dell’impossibilità che quel mio sentimento fosse corrisposto. Ma sia allora che oggi avrei voluto avere il coraggio di affrontare quel ragazzino: guardarlo negli occhi e dirgli che la corrispondente lettera che probabilmente aveva ricevuto da parte mia non era farina del mio sacco, non avrei saputo esprimere quello che provavo e sicuramente non mi sarei espressa con lo stesso linguaggio usato nella lettera di cui lui doveva essere il mittente e che ipotizzavo fosse usato in quella in cui io risultavo come mittente.
Insomma, di tutto il contorno non ricordo molto: chi secondo me fosse implicato nello scherzo e perché, ma ho vivido il ricordo di quanto cercassi di sforzarmi per incrociare il suo sguardo, avere la forza di salutarlo e non riuscirci perché la mia timidezza e la mia paura di essere lo zimbello collettivo di un intero gruppo mi metteva a disagio, così come mi metteva a disagio rileggere quelle parole che erano eccessivamente adulte per dei ragazzini di scuola media di più di 30 anni fa.
Ed ho pensato che vorrei che non capitasse niente di simile ai miei figli, e non solo alla femmina, che comunque a quell’età sarà ben più scaltra della madre e saprà gestirsi i rapporti in modo molto più sereno di quanto facessi io, ma soprattutto al maschio che sento molto affine nelle sue timidezze e nella discrezione dei suoi sentimenti: è feroce sapere di sembrare qualcuno o qualcosa che non si è e non avere il coraggio e la forza di dichiararsi apertamente per quello che si è, nel bene e nel male. So che non mi posso aspettare questa consapevolezza e libertà di pensiero nella fase adolescenziale, ma mi auguro di poter essere per loro una cartina di tornasole anche in momenti simili, visto che io al contrario non me la sono sentita di chiedere aiuto in tale circostanza. Non voglio essere un’amica, ma vorrei essere un adulto con cui discutere e ragionare, in modo che poi possano trovare da soli le loro soluzioni, superando tutti i miei eventuali pregiudizi e timidezze.
Magazine Maternità
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