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il primo giorno di scuola

Da Ducdauge @ducdauge

Il primo giorno di scuola è sempre stato un giorno un po’ speciale. Il primo giorno di scuola l’estate era già un vecchio ricordo e non si poteva fare a meno di sentirsi più grandi. Quel “+1″ provato il giorno del proprio compleanno, si materializzava pubblicamente e formalmente il primo giorno di scuola in quel progredire del numero di classe, non appena varcavi la soglia della nuova aula. Primo, secondo, terzo… passavano gli anni, passava il tempo, e si rimaneva sempre lì, circondati sempre dalle solite facce – qualcuna la si perdeva strada facendo – in un’immobilità tutta fatta di giovane spensieratezza.

Come ogni cosa che si aspetta con impazienza, quello che faceva così importante il primo giorno di scuola era l’attesa e i giorni di preparazione a quel fondamentale giorno dell’anno. I primi giorni di settembre passavano inebriati dal profumo di cartolibreria, tra il cercare i nuovi libri, comprare quaderni e penne, lo zaino nuovo e scegliere il nuovo diario. Perché la scuola non inizia se non hai scelto un buon diario, da adattare il più possibile allo zaino e al proprio vestiario per le ragazze e che faccia morire dal ridere per i ragazzi. Perché dal diario si capiva chi eri e con chi stavi. Ai miei tempi – in fondo non molto lontani – c’era il gruppo dei più “in” con la Smemoranda, poi i tipi meno “in” con la Comix, per chiudere con i più (di solito) sfigati con i diari più strani e innocui del mondo.

Il primo giorno di scuola ci si ritrovava finalmente coi compagni di classe per capire se eri ancora il più basso della classe o se eri ancora l’unico a non aver baciato una ragazza; e la speranza di sapere che la più carina della classe non stava più con quell’energumeno che frequentava l’università – di solito si erano mollati all’inizio dell’estate, per poi tornare insieme il giorno prima dell’inizio della scuola.
Il primo giorno di scuola era sempre un po’ una strana festa. Si aspettava con la malinconia di fine estate e l’ansia di chi non è ancora pronto a risedersi tra i banchi per altri lunghi nove mesi di studio, interrogazioni, compiti, sveglia alle 7, “Alzatichètardi!”, ramanzine, scioperi, primi amori, delusioni, sogni ad occhi aperti, corse con gli scooter, prof simpatici e prof antipatici, allenamenti, la paura delle interrogazioni,  le feste d’istituto e le pagine di un diario che, a guardarlo oggi, profuma ancora di tutti quei primi giorni di scuola che mettevano un freno allo scorrere del tempo. Perché, senza la scuola che ti segna l’età, sembra d’invecchiare un po’ troppo in fretta.


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