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Il primo passo verso l’equilibrio

Creato il 09 novembre 2011 da Controcornice

 

In questo blog ed in altri su questo tema, si parla spesso di diversità o equilibrio di genere.

Il primo passo verso l’equilibrio
Sono concetti per me molto chiari, ed immagino siano lampanti anche per tutte le persone che scrivono o partecipano nel web alle discussioni o alle iniziative volte a migliorare questi aspetti o ad evidenziare le contraddizioni esistenti.

Trovo perciò difficile spiegare cosa si intende per diversità di genere  oppure cosa vuol dire nella pratica equilibrio di genere a chi ha una percezione della realtà diversa da me o da chi come me ha le idee chiare o comunque interpreta la realtà con questa chiave di lettura.

Quando mi capita di confrontarmi con altri punti di vista, in effetti, sono in difficoltà.

Mi sono interrogata sui motivi di questa reazione. La spiegazione che mi sono data mi sembra però complicata.

Il primo passo verso l’equilibrio

Innanzi  tutto, le argomentazioni a supporto delle mie “teorie” (in realtà non sono mie perché sono ampiamente condivise) si scontrano con un uditorio scettico che porta a titolo di esempio solo casi di donne che in effetti hanno assunto comportamenti che contraddicono l’idea di equilibrio e distorcono il concetto di diversità. E’ difficile spiegare che gli esempi citati non rappresentano tutte le donne. Sarebbe come dire che TUTTI gli uomini sono maschilisti: non è vero e non lo penso. Alcuni lo sono, ma ci sono tanti rappresentati del sesso maschile che abbracciano con entusiasmo l’idea di una politica di equilibrio di genere, perché sono consapevoli degli enormi vantaggi che ne trarrebbero anche loro, non solo le donne. 

Il primo passo verso l’equilibrio
Perciò le escort “da ufficio” o della politica  o le donne che usano le famose “scorciatoie” molto in voga nelle cronache dell’ultimo periodo sono solo una parte e non rappresentano la maggioranza. Mi viene però da dire che, di fronte ad un sistema che non favorisce le donne, non sia il caso di smettere di biasimare questa scelta femminile ma di comprendere il contesto in cui si è costrette a muoversi e capire bene quale scelta le donne hanno veramente a disposizione.  Mi spiego meglio. E’ un circolo vizioso.  Per le donne non c’è possibilità di ascesa, perciò alcune cercano di “arraffare” quanto possono usando le sole armi che si riconoscono: fascino e ascendente.  Non sono la maggior parte, ma per qualche motivo vengono messe in risalto molto più delle altre che cercano di modificare il sistema. Le prime, per qualche oscura ragione. diventano rappresentative.  Lo diventano ancora di più perché inserite in un contesto, come è quello del lavoro, non ancora pronto a misurare le donne con standard equilibrati. Quindi una donna che non assume lo standard maschile o è esclusa oppure trova una maniera “alternativa” per entrare, usando le armi che conosce. Perciò viene da buttare la spugna e ricorrere alle “scorciatoie”.

So che non è una spiegazione condivisibile. Ma quando si emettono sentenze sarebbe opportuno considerare il contesto e le condizioni al contorno.

Lo stesso dicasi per quelli che vengono considerati “deficit” del sesso femminile.

Tra i primi post, ho trattato della “presunta incapacità” delle donne alla guida.

Nonostante i fiumi di parole, quello che mi è stato contestato nel post è che le donne sono un problema per strada con il loro modo di guidare. Nessuno tiene in conto il contesto culturale che, specie in passato, non dava molto spazio all’espressività femminile in campi maschili come quello della guida. Nessuno considera che gli standard di giudizio sono coniati al maschile e pertanto potrebbero non essere adattabili alle capacità femminili.

Credo che il primo passo per colmare divari culturali sia ammettere che entrambi gli stili di espressione, in campo lavorativo, sociale, logistico, tecnico e culturale hanno la stessa dignità e lo stesso valore. E’ importante considerare la diversità come uno stimolo per migliorarsi e un completamento per raggiungere standard più alti.

L’equilibrio sarà così auspicabile perché ognuno potrà essere quello che realmente è senza affanni, trovando naturalmente la propria dimensione sociale.

 


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