The Prince and the Showgirl
UK 1957 Warner Bros
con Marilyn Monroe, Lawrence Olivier, Sybil Thorndike, Jeremy Spencer
regia di Laurence Olivier
Nel 1911 il Reggente di Carpazia, a Londra per l'incoronazione di Giorgio V, invita un'attricetta americana per una cena di piacere. Per una serie di complicazioni la ragazza resta nell'ambasciata più a lungo del previsto presenziando anche all'incoronazione al seguito della Regina Madre e ovviamente scoppierà l'amore per l'improbabile coppia.
E' stato detto molto sul perché Il principe e la ballerina sia un film poco riuscito: il mancato affiatamento tra i due protagonisti, le fragilità di Marilyn sono state raccontate di straforo anche nel film Marilyn che racconta la permanenza inglese della diva giunga in Inghilterra per girare la pellicola.
In realtà se colpe ci sono sono tutte della regia e nel compiacimento di Sir Olivier nel mostrare la grandiosità britannica con il lungo intermezzo dell'incoronazione dove la macchina da presa si perde tra le volte e le vetrate di Westminster mentre gorgheggia uno zuccheroso coro di voci bianche.
Questo inserto, inutile ai fini della storia, appesantisce una commedia che ha invece una sua robustezza di scrittura puntando sul rovesciamento delle situazioni: la prima notte è il principe a tentare di sedurre la ballerina, la seconda sarà sarà la donna, con gli stessi gesti a cercare di sedurre il reggente, poi c'è il gioco con la spilla di commiato che a ogni nuovo ritardo Elsa Marina restituisce al principe.
Non mancano le incertezze, che per certi versi mi hanno ricordato i difetti de
La contessa di Hong Kong, l'ultimo film di Chaplin con
Sophia Loren. Le due dive sanno destreggiarsi molto bene con i ritmi della commedia
slapstick che però risulta ormai fuori tempo massimo. Quello che manca veramente a
Il principe e la ballerina è una sottolineatura della vena malinconica intrinseca nel film: siamo nel 1911, a un passo dalla Prima Guerra Mondiale che metterà fine a moltissime dinastie reali: la guerra e gli anarchici sono paventati spesso nel corso della pellicola ma manca del tutto l'atmosfera di fine di un'epoca che avrebbe sostenuto anche il finale non proprio lieto del film: tra Elsa Marina e il Granduca nasce l'amore ma la ragazza si rifiuta di seguire il Reggente, il loro amore (se durerà) è rimandato di diciotto mesi quando il giovane Re avrà l'età giusta per regnare. Un finale dal retrogusto amaro che arriva inatteso in una commedia che ha giocato solo sulle battute e le gag, ovviamente lascia scontento il pubblico e si rivela un'occasione mancata anche perché il personaggio di Elsa Marina è davvero interessante e Marilyn sa rendere bene le nuove sfumature dell'ennesima versione di svampita pronta ad innamorarsi dopo due parole dolci e qualche bicchiere di champagne. La sciantosa però, possiede anche una fierezza indomita che le permette di resistere ai banali approcci del Granduca e da buona
yankee non si fa impressionare né dal cerimoniale né tantomeno dalla complessa ragion di stato che regola i rapporti tra il Reggente e suo figlio, il futuro Re Nicola.