di padre Angelo Bellon*
*docente di Teologia morale
da “Amici Domenicani”, 18/09/13
Il liberalismo è una corrente di pensiero che si esprime in tanti rivi. Diversamente dal marxismo, che ha la sua radice nel pensiero di un uomo, il liberalismo va a toccare tutti gli ambiti della vita umana. Sul versante antropologico e filosofico indubbiamente figura Cartesio. Su quello sociale possiamo citare per tutti Hobbes e Rousseau. Su quello più strettamente economico Quesnay, Adam Smith, Ricardo.
Il liberalismo, più che un sistema ben definito, è un orientamento del pensiero, in cui convergono diverse idee e si manifesta in molteplici campi: religione, politica, economia… La sua idea fondamentale è quella della libertà. L’uomo per natura è libero e sufficiente a se stesso. Deve affidare le proprie risorse alla ragione (razionalismo) e alla sua buona volontà (naturalismo).
Ora non vi è alcun dubbio che l’uomo sia libero. La Chiesa ha difeso questa verità fondamentale anche con dogma di fede. Il Magistero, con la Bolla Exurge Domine (15.6.1520), ha condannato l’affermazione di Lutero secondo il quale “dopo il peccato il libero arbitrio è cosa di solo titolo” (DS 1486). Il Concilio tridentino ha rafforzato tale condanna con una definizione dogmatica, affermando in pari tempo che l’uomo è libero ed è rimasto libero anche dopo il peccato originale: “Se qualcuno dice che il libero arbitrio dell’uomo si è perso ed estinto dopo il peccato di Adamo, o che è cosa di solo titolo o nome o invenzione introdotta da Satana nella Chiesa, sia scomunicato” (can. 5) (DS 1555).
Il Concilio Vaticano II dice che “la libertà nell’uomo è segno altissimo dell’immagine divina. Dio volle lasciare l’uomo in mano al suo consiglio” (Sir 15,14) così che egli “cerchi spontaneamente il suo Creatore, e giunga liberamente, con l’adesione a Lui, alla piena e beata perfezione” (Gaudium et spes 17). S. Tommaso aveva affermato che “l’uomo è simile a Dio non per il corpo, ma per l’anima, che ha la volontà libera e incorruttibile” (Expositio in Symbolum Apostolorum, in Opuscula theologica, Marietti, II, n. 886) e che per la libertà egli è “principio delle sue opere… e potestativo sulle proprie azioni” (Somma teologica, I-II, prol.).
Ma il liberalismo ha esaltato la libertà umana come se questa non fosse la libertà di un determinato essere, e cioè la libertà di una determinata creatura che non si è elaborata da se stessa, ma si trova costituita in quel determinato modo e con obiettivi intrinseci ben precisi. Penso che avesse ragione Giorgio La Pira a dire che i massimi mali di cui soffre la società odierna derivano dal liberalismo. Nota bene: Giorgio La Pira stava parlando della società del XIX secolo travagliata da impostazioni liberiste e totalitariste (nazismo e comunismo). Il totalitarismo, secondo Giorgio La Pira, è una reazione alle derive liberiste.
Se guardiamo le cose dal punto di vista antropologico, e cioè a che cosa l’uomo pensa di se stesso e delle relazioni con gli altri uomini è facile vedere come il pensiero di Cartesio abbia enormemente influito. Cartesio aveva detto “Cogito, ergo sum” (penso, dunque sono). Da qui l’affermazione che l’uomo è una sostanza pensante (un essere spirituale) e che il corpo è un’altra sostanza (sostanza estesa) congiunto con la sostanza pensante per mezzo della famosa ghiandola pineale. Da qui la conclusione che il corpo non è elemento essenziale della persona e che si trova in zona pre-morale, quasi alla pari di tutte le cose che ci circondano, delle quali possiamo farne quello che vogliamo. Di qui anche l’affermazione che la buona intenzione renderebbe buone tutte le azioni che si compiono e che in definitiva ognuno può fare quello che vuole, salvo non ledere la libertà altrui.
Secondo l’antropologia cristiana invece il corpo è elemento essenziale della persona. E proprio nel corpo troviamo indicazioni preziose che ci dicono quali siano gli obiettivi della persona e le vie per perseguirli. Si pensi solo alla sessualità, ai suoi significati scritti nella sua stessa struttura. Sicché le leggi della persona costituita in anima e corpo non sono solo leggi manipolabili come si vuole, ma sono leggi che indicano l’orientamento che la persona è chiamata ad assumere. Inoltre non basta la buona intenzione per giustificare qualsiasi azione, ma è necessario che ogni azione sia buona in se stessa, rispettosa soprattutto della dignità di tutte le persone, di ogni persona (soprattutto delle più fragili e indifese) e di tutta la persona. Giovanni Paolo II, in Centesimus annus, denuncia che tanti mali del mondo contemporaneo derivano da errori di carattere antropologico.