In un contesto socio-culturale che punta all’internazionalizzazione, sono molti gli accordi educativi, chiamati Accordi di Apprendimento Permanenti, che sono stati raggiunti a livello europeo.
Tra i vari, il più “famoso” ha compiuto 25 anni l’anno scorso. Il programma europeo Erasmus (European Region Action Scheme fro the Mobility of University Students) è infatti nato nel 1987 per opera della Comunità Europea e sancisce la possibilità di trascorrere un periodo, legalmente riconosciuto, in un’Università straniera.
In un quarto di secolo di storia, il programma Erasmus ha permesso a oltre due milioni e mezzo di studenti di fare un’esperienza all’estero, incoraggiandone la mobilità attraverso la promozione di progetti transazionali di cooperazione tra le Università dei 32 Paesi aderenti (Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Francia, Irlanda, Islanda, Italia, Lettonia, Liechteinstein, Lituania, Lussemburgo, Malta, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera e Ungheria).
Non è quindi un caso che, al di là dell’acronimo, il nome del programma derivi da Erasmo da Rotterdam, il quale viaggiò per tutta l’Europa con l’obiettivo di conoscere le varie culture presenti sul Vecchio Continente.
Oltre all’aspetto conviviale e goliardico, che nessuno studente sottovaluterà mai, ci sono numerose altre ragioni che hanno decretato il successo di questo programma. A livello personale, un’esperienza di questo tipo permette di acquisire indipendenza e fiducia nelle proprie possibilità, di imparare una serie di lezioni di vita che non verranno mai insegnate nelle aule universitarie, di entrare in contatto con culture diverse acquisendo una prospettiva internazionale e di viaggiare. Inoltre, un’esperienza di questo tipo “pesa” a livello curriculare e soprattutto permette di approfondire le proprie conoscenze linguistiche.
Da tutto ciò risulta facile capire come mai l’Erasmus abbia acquisito lo status di fenomeno sociale e culturale, rappresentando il primo vero sipario internazionale che si ha la possibilità di calcare nella vita. A detta di molti, l’aver partecipato a questo programma diventa anche più importante in tempi di difficoltà economiche come quelli che stiamo vivendo, in quanto i giovani che hanno nel loro bagaglio quest’esperienza risultano essere maggiormente pronti alla mobilità sul mercato del lavoro.
Come detto prima, non esiste solo l’Erasmus ma una gamma di programmi europei di Apprendimento Permanente sulla cui scia, è recentemente nato “Erasmus +”, che dal 2014 al 2020, promuoverà attività di studio e di formazione all’estero, comprendendo giovani studenti, docenti e formatori, duplicando gli aventi diritto a borse di studio e formazione finanziate. Un progetto che ancora una volta si inserisce nell’ottica di avere strumenti che svolgano un ruolo chiave nell’affrontare e risolvere la crisi.