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Il punto sull’espulsione di Alma Salabayeva.

Creato il 14 luglio 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online

Venerdì 12 luglio il governo ha annullato l’espulsione di Alma Salabayeva, moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov, e della figlia

Il Ministro degli Interni Alfano Foto  EPP Group in the European Parliament, licenza CC BY-ND

Il Ministro degli Interni Alfano
Foto EPP Group in the European Parliament, licenza CC BY-ND

Alua; la decisione è stata presa al termine dell’indagine avviata – come promesso dal premier Letta – all’indomani del Question Time parlamentare del 10 luglio.

In una lettera diffusa dal quotidiano La Stampa, Ablyazov scrive al presidente Letta: “Caro Mr Letta, grazie per questa decisione coraggiosa, ma adesso temo che il regime di Nazarbayev reagirà mandando mia moglie Alma in prigione e la mia bambina Alua all’orfanotrofio”, dicendosi preoccupato dal fatto che Nazarabayev possa usare due carte così importanti contro di lui. Perché Ablyazov rappresenta un nervo scoperto per il presidente kazako in carica dal 1991, che nelle ultime elezioni presidenziali del 2011 ha ottenuto il 95,5% dei consensi: un politico che non è certo abituato al dissenso.
Sebbene l’espulsione sia stata rievocata e il governo italiano abbia dichiarato di essere pronto a riaccogliere le due donne, pare molto difficile che il Kazakistan permetta alla famiglia di Ablyazov di lasciare il Paese. L’Ambasciatore kazako in Italia ha difeso la correttezza della procedura di espulsione di Alma Salabayeva e di sua figlia, assicurando che la signora e la bambina si trovano ora dai genitori della donna, in ottime condizioni. Nessuna violazione di diritti, insomma: ma per accertarsi delle condizioni della donna, una delegazione del Movimento 5 Stelle ha annunciato che si recherà in Kazakistan.

L’indagine promossa dal governo ha avuto dei riscontri quanto meno inquietanti: è emerso che l’esistenza e l’andamento della procedura di espulsione (messa in atto, lo ricordiamo, nel tempo record di tre giorni) non fossero stati affatto resi noti ai vertici del Governo. Dell’espulsione di Alma Salabayeva non erano al corrente né il Presidente del Consiglio, né il Ministro degli Interni, neppure il Ministro degli Esteri. Il capo della Polizia avrà il compito di chiarire il perché di questa mancata comunicazione.

Il caso di Salabayeva rischia di trasformarsi in una bomba ad orologeria nelle mani del governo Letta. Il Movimento 5 Stelle e Sel propongono una mozione di sfiducia nei confronti del Ministro dell’Interno Angelino Alfano. Da parte sua, il Ministro dell’Interno si dichiara furioso e chiede di avere entro tre giorni un rapporto dettagliato sulla questione, e soprattutto una spiegazione sul silenzio calato sopra il caso. Nel mirino dell’indagine della Polizia e dell’attenzione del governo è la Questura di Roma, responsabile dell’intervento dei 50 agenti della Digos che la notte del 29 maggio hanno fatto irruzione nella villa in cui si trovavano Alma Salabayeva e la figlia.

Ma le ombre che si allungano su questa complicata storia sono molteplici; a iniziare dalla nota diramata dall’ambasciata kazaka alla Questura di Roma il 28 maggio, in cui si annunciava la presenza dell’oppositore politico Ablyazov a Roma, fino ad arrivare al binomio gas-petrolio. Perché quando si pensa al Kazakistan non si può non pensare all’Eni, al gas e al petrolio e agli accordi che li legano. Mentre la stampa estera non manca di ricordare l’amicizia di Silvio Berlusconi con il presidente kazako Nazarabayev.
Le voci che inneggiano al complotto non possono mai fare bene, ma certo pretendere la trasparenza in un caso simile è cosa indispensabile.

Articolo di Gabriella Dal Lago.


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