Il “Ragno Nero”
Se, sul principio degli anni Cinquanta, avessimo chiesto ad un tifoso della Dinamo Mosca chi, tra Aleksej Khomic e Lev Yashin, avrebbe avuto più probabilità di vedersi dedicato un asteroide, sicuramente lui non avrebbe avuto dubbi. Khomic era titolare fisso della squadra che, nell’Unione Sovietica di Stalin, faceva capo al Ministero per gli Affari Interni, e si era guadagnato sul campo una popolarità tale da meritarsi, come soprannome, “la Tigre”. Yashin, per contro, era un giovanotto molto alto che i dirigenti del Ministero avevano deciso di impiegare come portiere della versione da hockey su ghiaccio della Dinamo, visto che il prato verde era appannaggio esclusivo di Khomic.
Quasi trent’anni dopo, però, l’astronoma sovietica Ljudmyla Vasylivna Zural’ova individuò un asteroide di circa 26,87 km di diametro. Molto probabilmente ignorava il nome di Aleksej Khomic, ma senz’altro, seppure lo avesse conosciuto, non avrebbe avuto dubbi su chi scegliere, tra lui e Yashin, per dare il nome a quell’enorme ammasso di pietra che aveva visto vagare nell’etere. E fu così che, nello spazio, un asteroide prese il nome di 3442 Yashin.
Non so dire quale possa essere stata la reazione, a questa notizia, di quello che nell’immaginario collettivo aveva smesso di essere semplicemente Lev Yashin ed era diventato il “Ragno Nero”. Di certo, però, non è questo l’unico fatto rilevante ad averlo coinvolto. Nel 1963, ad esempio, Yashin ha vinto il Pallone d’Oro. L’unico che, nella storia del calcio, sia stato assegnato ad un portiere. E ancora, si racconta, ma questa è senz’altro una leggenda, che ad ogni rigore parato – e ne parò molti – gli capitasse di raccogliere un quadrifoglio nei pressi della porta.
Ma quest’ultimo aneddoto, per quanto frutto di una rielaborazione fantastica della realtà, è indicativo del carattere del giocatore. Alto, possente nel fisico ma non per questo statico – al contrario si era guadagnato il soprannome di “Ragno Nero” proprio in virtù della sua agilità tra i pali –, Yashin conservava anche nei tratti l’aria di un russo allegro e gentile. Un uomo rappresentativo di una terra che giocava un ruolo centrale negli equilibri mondiali dell’epoca, che come sappiamo erano molto meno allegri e molto meno gentili di quello che lui, con la sua aria da gigante buono, lasciava trasparire.