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Il relativismo assoluto! 2 parte

Da Psychomer
By
Maurizio Mazzani
luglio 13, 2010Posted in: psicologia clinicaIl relativismo assoluto! 2 parte

Un esempio in tema, è il concetto di normalità, la quale è differente nelle diverse culture. Essa significa, infatti, solamente essere nella norma, cioè appartenere a quell’insieme d’individui che rappresentando la stragrande maggioranza, costituiscono il riferimento normativo, cioè il criterio socio culturale guida, tale da poter differenziare altri che hanno caratteristiche diverse, cioè anormali (fuori della norma).
Pensate ad esempio alla cultura araba dove avere due o più mogli è largamente accettato, quando nella nostra cultura ciò non solo non è normale, ma anche punito dalla legge. O ancora la circoncisione dei bambini ebrei, che rappresenta l’iniziazione religiosa, elemento importantissimo per quella gente, ma che è da noi occidentali invece impraticata, per cui farlo sarebbe considerato non normale. O per estremo pensiamo al matriarcato presente in una cultura tribale dell’Africa centrale, invece del patriarcato presente nelle restantanti culture. Infine, altro esempio, il far calzare delle piccole scarpe per anni alle bambine cinesi, per impedire che il loro piede cresca più di tanto, poiché in quella cultura avere le donne un piccolo piede rappresenta un aspetto di gran grazia, per cui esse, con sofferenza, sopportano tale costrizione culturale come una normalità, mentre per noi sarebbe pura follia!
Pertanto quello che deve essere ben chiaro, ed aver raggiunto la vostra consapevolezza, è che l’unico assoluto possibile è la certezza dell’inesistenza di certezza.
Il relativismo assoluto che è una contraddizione in termini, non è altro che una mera invenzione dell’uomo per ottemperare al suo bisogno di sicurezza. L’unica realtà che ci riguarda è il relativismo, ed in particolar modo, essendo ciò che c’interessa, il relativismo quindi dei nostri fatti mentali, delle costruzioni su noi stessi e sul mondo, per cui ogni nostro comportamento, ogni nostro pensiero, ogni emozione non è altro che il derivato della nostra teoria di come i fatti avvengono. Tale teoria è la risultante degli scambi tra noi e il mondo, per cui rappresenta la sottonormativa alla quale ci atteniamo quando ci comportiamo. Assumere come assolutamente oggettiva una semplice interpretazione soggettiva degli eventi psicologici a noi collegati è la premessa all’infelicità.

Il relativismo assoluto! 2 parte

Ora facciamo una riflessione circa il relativismo dei fatti mentali, per far questo, basta semplicemente pensare ad una qualsiasi vostra situazione passata, dove vi siete comportati aggressivamente con rabbia per via di un qualcosa che in quel momento avete giudicato importante, a tal punto da sentirvi feriti nel vostro amor proprio (ferita egoica), ma che poi dopo un po’ di tempo, ripensandoci sopra, facilmente vi è accaduto di dirvi, ma che stupido che sono stato ad arrabbiarmi in quel modo, in fin dei conti quella cosa che avevo giudicato così importante non lo era affatto, e per di più c’è andata di mezzo anche mia… ecc., ecc.
Il punto è proprio questo: per quanto riguarda il relativismo delle differenti normative sovra-culturali, sono convinto che sia già patrimonio di tutti voi, per cui credo che non ci sia altro da aggiungere; mentre comprendere consapevolmente il relativismo dei fatti mentali, sia vostri che altrui merita ulteriore attenzione. Per cui riflettendo sulle vostre costruzioni sul mondo e su voi stessi, potete notare che esse risultano facilmente assolute in un momento, per poi apparire estremamente relative solo dopo poche ore al semplice riesame, come spiegato sopra, e questo quando riuscite a spostare il vostro punto di vista come ho già accennato.
Dunque, tutto è relativo come ovviamente tutte le costruzioni sul mondo e su voi stessi, per cui quando state nevroticamente male perché avete interpretato un fatto in un certo modo ricordatevi che è sempre, è sempre una costruzione relativa dell’evento che in quel momento giudicate assolutamente spiacevole! ma che, come avete capito, potreste rivedere e rendere la costruzione più consona alla realtà, pertanto più oggettiva.

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