Perché gli afgani se la prendono tanto per qualche copia del Corano data alle fiamme? Perché fanno fuori tanta gente, perché assaltano la sede dell’ONU? Semplicissimo, perché il Corano non è la parola di un profeta. Per blindare il testo che lo autorizzava a depredare le carovane, sgozzare gli infedeli e portarsi a letto le bambine, Muhammad ha avuto l’accortezza di dire che il Corano è la parola di Dio, quindi il Corano è Dio.
Le copie bruciate in Afghanistan non sono antichi esemplari scritti da amanuensi con certosina pazienza ma libercoli che si possono trovare perfino al supermercato con la formula paghi 1 e prendi 3. Non sono opere d’arte uniche e insostituibili come i giganteschi Budda distrutti dai talebani in quello stesso Afghanistan. Sono libri che chiunque può stampare, come le Bibbie bruciate dagli islamici a Malmö al grido di “l’unica legge è la Sharia”. Libri facilmente sostituibili. Certo, bruciare i libri può avere un significato simbolico, vedi quelli bruciati dagli islamici, dai nazisti o dai cristiani. Ma nel caso dei Corani bruciati in Afghanistan mancava anche questo significato, perché sembra che siano casualmente finiti in un mucchio di scartoffie da bruciare.
Perché tanto casino, allora? Semplicissimo, a causa della cretineria umana che porta a confondere un’idea con il libro sulla quale è scritta, quindi a idolatrare il libro. Se è da cretini fare tanto casino per un libro, è da cretini anche bruciare un libro dove la gente fa tanto casino per un libro. Che Allah ci salvi dall’incontro dei cretini.
Dragor