Guardando allo sviluppo della crisi in Ucraina il dato che più di ogni altro sembra aver attratto l'attenzione dei media e degli analisti occidentali è la rinnovata assertività della Russia di Putin. Nelle cronache di politica internazionale si è parlato di un vero e proprio ritorno del mondo alle logiche della Guerra Fredda e di un recupero da parte della NATO del proprio ruolo originale di garante della difesa dei Paesi aderenti, in particolare coloro che si trovano ai confini con la Federazione Russa. In questa suggestiva narrazione una nota sembra stonare con un contesto di ritorno alla contrapposizione tra l'Alleanza Atlantica ed una rediviva Armata Rossa in salsa putiniana; si tratta della posizione ambigua assunta dalla Turchia all'interno della stessa crisi. Ankara, infatti, è stata, e continua ad essere, molto più silente e meno solerte nel condannare l'azione di Mosca rispetto ai suoi alleati della NATO accogliendo molto freddamente la proposta di sanzioni nei confronti di alcuni alti funzionari del Cremlino. Il Ministro degli Esteri turco Ahmet Davutoğlu spiega il basso profilo tenuto dal suo Paese come una questione di prudenza dovuta al legame geografico con l'Ucraina e la Crimea. Nelle parole del Ministro " La Turchia si trova in una posizione unica all'interno di questi sviluppi. Noi siamo l'unico vicino di entrambi Russia e Ucraina che ha anche accesso diretto alla Crimea [...]. E' molto importante per noi che tutte le questioni vengano risolte nell'ambito del diritto internazionale, della diplomazia e attraverso negoziazioni che rispettino le buone relazioni di vicinato ".
Sicuramente il legame che unisce Turchia, Russia e Crimea è estremamente ricco e variegato e merita di essere esplorato nei suoi numerosi aspetti: esiste un legame storico che prende le mosse dalla secolare rivalità che ha visto contrapposti l'Impero Ottomano e la Russia zarista in numerosi conflitti, uno su tutti la "Guerra di Crimea"; etnico-religioso con la Russia alle prese con le proprie minoranze musulmane tra cui i Tatari di Crimea, che oltre ad essere musulmani fanno riferimento alla grande famiglia delle etnie turcomanne; un legame geopolitico che dal Mar Nero, tradizionalmente legato all'atavica necessità di Mosca di guadagnare un accesso ai mari caldi, si estende sino alla zona del Caucaso meridionale dove i due Paesi sono impegnati da anni in una lotta per estendere la propria influenza politica e culturale; un legame economico che ha visto Russia e Turchia sviluppare nell'ultimo quindicennio un rapporto di collaborazione/competizione tra l'esplosione del commercio bilaterale e la corsa all'accaparramento delle risorse energetiche presenti nel bacino del Mar Caspio, con la mai del tutto abbandonata ambizione turca di fare della penisola anatolica il corridoio necessario a spezzare la morsa della dipendenza energetica con cui Mosca tiene in scacco l'intero continente europeo, Turchia compresa.
Qual è dunque la posizione di Ankara all'interno di questa crisi? Come spiegare le dichiarazioni con cui la Turchia difende l'unità territoriale dell'Ucraina e l'appartenenza al contesto della NATO mentre rivendica un ruolo di amicizia e di partenariato con la Russia? Come valutare la telefonata con cui Putin, primo leader a farlo, si complimenta con Erdoğan per il risultato delle elezioni amministrative del 30 marzo scorso proprio nei giorni di maggiori tensioni tra Mosca e l'Occidente?
Senza la presunzione di poter dare una risposta esaustiva, questo Research Paper si pone l'obiettivo di fornire una panoramica di tali questioni per poter gettare una luce su questo complesso tema. Nelle sezioni successive si cercherà di analizzare le varie sfaccettature del rapporto tra Russia Turchia e Crimea con lo scopo di delineare in maniera più chiara qual è la posizione di Ankara all'interno di questa crisi e le ragioni per il mantenimento di questa postura ambigua.
Scarica gratuitamente il Research Paper N°17/maggio 2014: "Il ruolo della Turchia nella crisi ucraina" Photo credits: AP