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Il secondo casello

Da Flavialtomonte

Quando arriva il 15 agosto, è la fine.
L’estate sembra chiudere i battenti (gli ombrelloni, per la precisione!) mentre i gazebi restano. Vuoti, ma restano. Stracolmi di tutto che semmai dovesse piovere son coperti. Sì perché il 15 agosto – come ogni evento calendariesco che si rispetti (vd. Pasquetta e Festa dei lavoratori) – si mette a piovere. Poco, ma piove. (giusto per mettere alla prova il nirvana che avresti dovuto raggiungere con l’estate dopo un inverno di sano stress!)
Il giorno prima di ferragosto sei lì che organizzi: dai, perché non stiamo a mare dalla mattina alla sera?

Il secondo casello

Qualche anno prima.
Noi scendiamo a mare tutto il giorno, tu che fai? Vieni?
Eh! Non posso! Devo andare in pineta con i miei! Grrr.
Ogni anno, sveglia che ti scaraventa giù dal letto, alla ricerca dei vestiti più vecchi, smessi ma possibilmente comodi, e via con la spedizione. Per lo meno nei primi anni: una vera e propria avventura.
Arrivati lì, al secondo casello, di cui ricordo la villetta con la fontana dell’acqua di montagna, con uno stagno di girini e rane a galla sulle foglie di…mmh… come quelle dei cartoni animati.
L’arrivo al casello insomma, è sempre stato un’emozione, che finiva quasi sempre in un sentimento di ripudio per quel posto già dalle cinque del pomeriggio, ora in cui i tuoi amici – felicemente spiaggiati – ti avvisano di esser tornati a casa, pronti per uscire nuovamente.
Allora? Stai tornando? :)” domanda alla quale vorresti inventare una balla, ma non puoi, è evidente che hai messo il muso ai tuoi implorandoli di scendere con qualche inutile scusa.
Fino ad allora tu hai già perquisito ogni angolo della pineta, hai imparato a memoria ogni linea degli alberi, scoperto lucertole, conosciuto bambini, giocato a nascondino, fino al posto proibito: il confine al di là dello steccato. Quello che non avresti mai varcato, dopo averlo visto fare ad un bambino che le ha prese di santa ragione dalla mamma e in seguito obbligato a stare seduto a tavola per tutto il resto della giornata. Non lo invidiavo per niente!
Così me ne stavo tranquilla, saltellavo da un posto all’altro, e tornavo dai miei per far vedere che stavo facendo la brava.
Quello che non riuscivo a capire – e per il quale mi incapricciavo ogni volta – era l’onnipresenza del classico tipo, quasi sempre il più anziano, che riusciva a vedere prima di tutti e spesso anche di nessuno, uno scoiattolo saltare da un ramo all’altro del pino. Gli scoiattoli in pienta sono un abbaglio: si vergognano o hanno paura di essere catturati, e chissà perché sono destinati allo sguardo di uno solo. Come una sorta di lotteria: chi lo vede prima vince! E non solo. Il fortunato che riesce a vedere lo scoiattolo è quasi sempre sapiente in matiera (o forse fa finta!) e comincia a vantarsi di quella volta che se l’è visto passare di fianco. Gli ascoltatori interessati (due o tre persone) esprimono il loro compiacimento con botte di wow, bellissimo, commenti di approvazione, e dopo di ché si organizzano in gruppo per una passeggiata in mezzo agli alberi insieme al sapiente, con la speranza di vedere gli scoiattoli.
Alle quattro in punto, la mia fantasia era terminata come un esplosivo, e la voglia di tornare a casa aumentava istericamente.

Questi sono episodi che segnano, che non dimenticheremo mai, che siamo costretti a vivere in età adolescenziale e con minore frequenza anche in maggiore età. Episodi che è giusto ripercorrere ogni qual volta si presenta l’occasione. E nella memoria… ehm… Alla faccia del secondo casello, quest’anno sono andata a mare!

Il secondo casello

*L’uso e abuso dei verbi nella forma poco corretta fanno parte dei diritti d’autore.


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