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IL SECONDO LIVELLO. InseriAMOci.

Da Nina

IL SECONDO LIVELLO. InseriAMOci.
Scrivo per tenere le mani occupate. Scrivo perché tremano. Scrivo perché così i pensieri spaziano un po' e mi concentro su altro che non sia il telefono. Ho il cuore in subbuglio, strizzato dalla commozione e in questi momenti sento - oh se lo sento - quanto sono la sua mamma. La SUA mamma.
E' successo che lunedì abbiamo iniziato l'inserimento all'asilo, che si chiama così proprio perché trattasi di una passaggio graduale, per aiutare il bambino, ma anche (soprattutto?) la mamma, al distacco vero e proprio. Siamo andati lì il pomeriggio, come mi hanno consigliato le maestre, perché ci sono meno bimbi e la situazione è più calma, rilassata e così l'ingresso in un luogo nuovo diventa più dolce per i piccini. Sono stata dentro, con lui e abbiamo giocato tutti insieme. La merenda però gliel'ha data la maestra Katia e lui non ha certo fatto complimenti. Se l'è pappata tutta.Martedì mi hanno chiesto di non intervenire, di lasciarlo libero di fare e tenermi occupata. Mi hanno dato ago e filo e mi sono messa a cucire fiorellini di lana così come la maestra Donatella mi ha mostrato. Simone ha esplorato lo spazio in totale autonomia, ha mostrato interesse per tutto e tutti ed è stato affettuoso con le maestre. La merenda me l'hanno lasciata a me perché hanno visto che non fa storie e loro si sono dedicate ai più piccoli.Ieri invece mi hanno fatto restare fuori tutto il tempo, due orette circa. Sono uscite un attimo per dirmi che tutto stava andando alla grande: Simone era ormai padrone dello spazio e giocava con i bimbi, senza mai cercare il conforto delle maestre. E'stato sempre a terra a fare baldoria con un paio di bimbi più grandi di lui. La merenda anche tutto bene - diciamo che la mia preoccupazione non sono certo i pasti!
Quando ci siamo rivisti è stato dolcissimo, mi è corso incontro con quel suo modo buffo di gattonare a testa bassa, tipo torello, mentre sbatte le mani forte a terra ed emette gridolini di piacere. Mi sono tuffata nel suo odore e mi è sembrato di essere cresciuta un po' di più, insieme a lui.
Oggi me lo hanno fatto lasciare e mi hanno chiesto di andare via. Sono tornata a casa, mi sono messa a tagliare le zucchine a pezzetti, le ho messe nella vaporiera e adesso sento il tic tic del timer di sottofondo, che segna il tempo. Devo andare a riprenderlo alle 17,15, sempre se prima non chiamano loro. Inutile dire che la mia testa pensa a lui di continuo e il mio cuore invece c'è proprio rimasto lì con lui, appeso nell'atrio dove i bimbi lasciano i giacchettini e le scarpe per indossare le ciabattine dell'asilo. Le ciabattine dell'asilo, sono andata ieri mattina a comprargliele, il numero 21. Sono celesti e gialle, hanno un cagnolino sul davanti. Sono le sue, di Simone T. per non confonderlo con l'altro Simone, il cinesino adorabile. Poi ho portato anche un sacchetto con dentro il cambio, i bavaglini e i pannolini. Il primo zainetto di Simonesenzalamamma. Ho il telefono in carica e ho il timore di sentirlo squillare. Razionalmente mi dico 'Ehmbè che vuoi che sia se squilla?'. Niente, non è niente, andrebbe bene comunque. Però il cuore mi dice che se si mette a suonare significa che lui non sta bene e io devo correre a prenderlo. Che lo potrei trovare in lacrime, nei singhiozzi che gli strozzano il fiato. Un'immagine che mi annienta, mi strugge... però non è da lui, non ce lo vedo ecco.Eppure anche se lo so chi è mio figlio, di cosa è capace, in questa circostanza mi pare sia tutto diverso: nuovi limiti da definire, nuovi livelli di tolleranza da sondare e scoprire. Insieme. I suoi e  i miei.Forse la vera prova è per noi mamme, chissà.
Non so spiegarmi come mai mentre tornavo in macchina la testa ha fatto un balzo indietro di 2 anni, quando ero in casa e guardavo il telefono con orrore e angoscia. Volevo gettarlo via. Avevo paura si mettesse a squillare e non volevo vivere quell'attesa lì, era straziante, disumana, non potevo tollerare che la mia vita, il mio futuro, in quei due giorni fossero appesi letteralmente a un filo. Erano i giorni dopo il pick-up, i giorni in cui se il Dem ti chiama è per dirti che 'Signora ci spiasce ma uhn c'è nulla da trasferire'. Lo so che non c'entra una ceppa con quel che sto vivendo ora, o forse si, sempre una fase di passaggio e cambiamento è - a modo suo - anche questa.E poi subito nella mia testa sono arrivate le immagini di io e Lui che copriamo il test di gravidanza col foglietto delle istruzioni, perché quei 3 minuti infiniti che ci separavano dal verdetto non volevamo cadere in tentazione e guardare. Meglio l'effetto sorpresa finale, nel bene e nel male. E poi la sua mano che scopre, dopo innumerevoli 'Fallo tu!', 'No tu!', 'Io non ce la faccio!', 'Io non ho coraggio!', 'Aiuto!'. E io che urlo 'C'è! Eccola qui! C'è!'. E Mister Raziocinio 'Aspettiamo di essere sicuri...', ma la voce già gli tremava a lui...E adesso sono qui, Pivellino mio c'è ed è un ometto ormai. Il mio Ometto all'asilo
Quanta tenerezza provo, solo all'idea di lui che fa cose da solo, che si muove e vive la sua vita. Per la prima volta senza di me lui inizia ad avere una sua vita. Le sue maestre. I suoi amichetti. Il suo gancetto per il giubottino. Il suo posto a tavola. Il suo lettino. Il suo spazio sul mobiletto per i pannolini, per il suo asciugamano. E mi viene da piangere perché fino a ieri tutto quello che lo riguardava passava attraverso me e poi attraverso il padre. Insieme io e lui giorno e notte, mattina, pomeriggio, sera, notte. Che certi giorni è stata dura, troppo dura da sopportare. Che io non lo sapevo quanto un figlio ti potesse risucchiare e fagocitare. Annientare. Demolire. Sfinire. Esaurire. Quanti mattine ho pianto chiedendomi come sarei arrivata a sera, chi mi avrebbe dato le energie? Quante sere ho pianto esausta, maledicendo quel male che si è portato via lei, mia madre. Odiando l'uomo che ha tagliato la strada a mio padre, facendolo cadere su quel marciapiede. Io da sola con mio figlio tutto il giorno, tutti i giorni. Io che avevo così terribilmente bisogno di essere ancora figlia.E ora quel momento è arrivato, potrò riprendere in mano, un pezzettino per volta, la mia vita, per scoprire che sono ancora capace di parlare con gli adulti, di relazionarmi con loro. Che sono ancora una persona interessante, stimolante, capace di dire argomenti che non siano la mia vita con Simone. Una persona che fa cose diverse da pappe e giochi infantili, che si ricorda come si fanno. Che soprattutto si ricorda.
Eppure, dopo averlo tanto bramato un po' di spazio per me, miosolomiotuttomio, una parte di me fa resistenza. Ma è un piccola parte che sa che tutto questo è necessario per un ulteriore passo in avanti, per l'ingresso ufficiale nel livello successivo: Il Secondo Livello. Quello in cui tornerò ad essere donna oltre che madre, con la possibilità di rigenerarmi e ricaricarmi anche per lui, per la qualità del nostro rapporto (ultimamente lo ammetto lascio un po' a desiderare). E lui avrà un posto speciale - perché lo abbiamo scelto con molta cura, non è un posto qualunque - in cui trovare persone fresche e riposate, preparate, che sono lì per lui, per dargli stimoli nuovi, un panorama nuovo e affascinante da scoprire, da cui imparare, tutte cose che - lo ammetto - io non riuscivo a dargli più perché troppo stanca, logorata mentalmente.E il nostro rapporto crescerà, evolverà, io sarò migliore, sarà più bello ancora ritrovarlo, riaverlo tra le mie braccia. Un po' come in amore, bisogna staccarsi di tanto in tanto, desiderarsi per riaccendere la passione. Diciamocela tutta: per quanto puoi essere innamorata del tuo uomo, chi lo sopporterebbe 24 ore su 24? Senza neanche il beneficio della pausa notturna? E con un figlio non è forse lo stesso, non è in fondo una relazione amorosa anche quella? E allora ben venga tutto questo cambiamento e lo scombussolamento, il senso di disorientamento che porta con sé. Ci stiamo allenando al distacco io e lui, questi giorni saranno una scuola di vita anche per me.
E il telefono resta muto, conto i minuti che ci separano e non mi sembra vero di sentire di nuovo l'eccitazione scorrere dentro all'idea di ritrovarlo, io che non mi sono mai separata da lui e ultimamente troppo spesso non l'ho sopportato. I suoi pianti, il suo chiedere tutto di me, senza fine.Un'ora ancora. Vediamo se regge.
IL SECONDO LIVELLO. InseriAMOci.

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