Il più classico degli errori che commette un editore di se stesso è guardare a quello che combinano i “colleghi” di successo. Sì insomma, quelli che hanno scelto come lui di essere editori di se stessi. Persuaso che in questa maniera riuscirà a rubarne il segreto.
Il segreto del tuo successo non è da qualche parte là fuori. Probabilmente è già dentro di te, ma devi essere così bravo da individuarlo.
Quando si sente la necessità di scovare trucchi e dritte, è perché non si ha alcuna idea a proposito del proprio progetto.
Cosa scrivo?
Perché scrivo queste storie?
Solo in apparenza siamo alle prese con questioni di lana caprina.
Di solito succede qualcosa di questo genere, che qui illustro attraverso differenti fasi.
Fase Uno: “Ehi, lo sai che racconti bene le barzellette? Dovresti scrivere!”
Fase Due: “Perché non scrivi storie come (mettere il nome dello scrittore o scrittrice di moda in questo momento)?”
Fase Tre: “Ah, non scrivi più? Peccato…”
Certo, il talento è antidemocratico, e a volte è bene che si smetta di scrivere. Tuttavia, la delusione arriva non solo per mancanza di risultati, ma perché si affronta senza la necessaria determinazione e lucidità questo mestiere. Perché un mestiere, se te lo scegli, lo devi fare per delle buone ragioni. Magari anche piacevoli, ma di certo devi essere in grado di rispondere alla domanda “Perché lo fai?” e alle altre che seguiranno.
Quando certe domande non trovano risposta, si va a caccia di stregoni e stregonerie che d’incanto ci conducano là dove vogliamo essere.
Devi capire cosa sei, e dove sei. Solo dopo potrai iniziare un percorso.
Ricordati che il lettore non sa niente di te. Non conosce nemmeno la tua esistenza. Soprattutto, non trova un solo valido motivo per darti fiducia, o ascolto.
Certo, puoi sempre ricorrere al Grande Alibi: quello che più o meno recita:
“La gente compra libri che fanno schifo, mentre il mio, che è migliore, fa la muffa”.
Hai ragione.
Per esempio io sono persuaso che i miei racconti meriterebbero una fortuna migliore. Che almeno una ventina dei titoli che sono presenti nei 100 più venduti su Amazon, possano essere surclassati dal mio ebook. Ma i lettori non lo sanno, non comprendono né percepiscono il mio valore, quindi queste sono solo chiacchiere.
Chi acquista un libro lo fa per due ragioni (semplificando): perché qualcuno glielo ha detto, o perché percepisce in esso una voce, un valore, che non c’è altrove.
Certo, spesso è un valore che ti fa drizzare i capelli. Però esiste: e il tuo?
In realtà c’è un altro errore: guardare agli scrittori che raggiungono il successo, come se fossero nemici. Gente in qualche modo da “abbattere” perché impediscono alle persone di vederci.
Si tratta di un altro alibi che ci si costruisce pur di non ammettere di aver sbagliato tutto, oppure di non aver elaborato alcuna strategia.
Spesso un fiasco nasce da un insieme di cose ridicole: piccole, come pietruzze che si accumulano negli ingranaggi della tua macchina, sino a bloccarla. E resti sul ciglio della strada mentre accanto, sfrecciano coloro che invece hanno curato ogni aspetto della loro macchina.
Il tuo successo non è legato ai grandi numeri, come tu stesso credi, e lo credono amici, parenti e conoscenti. In realtà piccoli numeri possono garantire serenità e consenso. Esatto, mi riferisco ai celeberrimi 1000 fans che un autore dovrebbe scovare per assicurarsi un avvenire distante dalle seccature. Già: Dumas vendeva a carrettate e sarebbe bello se…