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Il senatore Ignazio Marino ha inviato tra i commenti una ...
Creato il 02 dicembre 2011 da AnimabellaGentile Cinzia,
ho avuto modo di leggere solo ora il suo articolo su MicroMega e penso sia doveroso da parte mia replicare. Forse ha ragione lei, il termine più giusto è quello anglosassone 'pro choice' ma esiste, a mio avviso, una differenza profonda tra sospendere terapie che hanno il carattere della straordinarietà o sono ritenute sproporzionate dal paziente, come può essere la nutrizione artificiale oppure un intervento chirurgico, e porre volontariamente fine alla vita di un essere umano attraverso la somministrazione di un farmaco letale.
Io non mi permetto di esprimere giudizi ma come medico non riuscirei mai a compiere questo atto e non sarei capace di guardare un paziente negli occhi e poi iniettargli un veleno nelle vene ed attendere che il cuore si arresti. Invece, mi riconosco pienamente nelle parole che Paolo VI utilizzò nel 1970, scrivendo all'Osservatore Romano: "In molti casi non sarebbe forse un'inutile tortura imporre la rianimazione vegetativa nella fase terminale di una malattia incurabile? In quel caso, il dovere del medico è piuttosto di impegnarsi ad alleviare la sofferenza, invece di voler prolungare il più a lungo possibile una vita".
Il mio appello, lanciato dopo la notizia della scomparsa di Lucio Magri, non era volto a 'catalogare' due fazioni, come lei sembra aver inteso, ma a cercare di evitare le divisioni di fronte alla scelta delicatissima e certamente dolorosa di una persona. Non associo, né ho mai associato, coloro che si dichiarano favorevoli all'eutanasia ai 'fautori della morte facile', queste sono categorie del pensiero che appartengono a esponenti politici che si sono espressi in maniera imperdonabile e aggressiva in questi anni in materia di fine vita e dai quali anche io, in più occasioni, ho dovuto difendermi. Pensi che il quotidiano "Il Giornale" per colpire la mia sensibilità il 14 giugno 2009 ha pubblicato una mia grande foto centrale in prima pagina con scritto "dottor Marino esperto in eutanasia".
Comprendo la legittima richiesta di alcuni di dibattere su un'azione che non mi sento di approvare come l'eutanasia, ma ritengo che oggi sia più urgente concentrare le energie della politica e della società sull’assistenza al paziente e sulla possibilità, anzi il diritto, per ciascuno di noi di poter indicare a quali cure essere sottoposto e a quali invece rinunciare.
Ignazio Marino
Caro senatore,
proprio perché quello delle due ‘fazioni in lotta’ non è lo spirito che di solito la contraddistingue, è tanto più significativo che proprio lei (anche lei) abbia usato l’immagine del ‘tifo da stadio’: sintomo che la colonizzazione del linguaggio da parte di coloro che si “esprimono in maniera imperdonabile e aggressiva” ha ormai raggiunto livelli di guardia.
Quanto all’eutanasia, io la pongo sulla stessa linea di continuità con la possibilità di rifiutare le cure: il principio è sempre quello dell’autonomia e della libertà di scelta di ciascuno sulla propria vita. Sono tuttavia d’accordo con lei, quando afferma che “oggi sia più urgente concentrare le energie della politica e della società sull’assistenza al paziente e sulla possibilità, anzi il diritto, per ciascuno di noi di poter indicare a quali cure essere sottoposto e a quali invece rinunciare”. Un passo per volta.
cs
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