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Il senso del matrimonio? E’ nel procreare ed educare i figli

Creato il 01 febbraio 2013 da Uccronline

Famiglia L’argomento più ripetuto in favore del matrimonio fra persone dello stesso sesso è da sempre quello basato sull’uguaglianza,  lo ha ripetuto anche  Barak Obama per il suo secondo e ultimo discorso inaugurale alla Casa Bianca.

Secondo i teorici di tale tesi, il matrimonio è un’istituzione pubblica dalla quale le coppie dello stesso sesso sono ingiustamente escluse, tanto che si sprecano imbarazzanti paragoni con il razzismo subito in passati dai neri o dagli ebrei (avversione ai matrimoni interrazziali, ecc.). Creare un diritto al matrimonio fra persone dello stesso sesso, si sostiene, non altera per nulla l’istituzione stessa ma fornisce semplicemente eguale accesso a una classe di persone precedentemente escluse. La tesi scorre liscia e trova facilmente plausi tra i più impreparati e tra gli amanti di slogan di facile ascolto.

In realtà è sufficientemente facile mettere in crisi tale modalità di pensiero ricordando -come abbiamo già fatto provocatoriamente- che anche riconoscendo il matrimonio omosessuale rimarrebbero dei limiti, lasciando ingiustificatamente al di fuori qualche tipo di relazione. Con quale criterio, ci siamo domandati più volte, equiparare al matrimonio naturale le relazioni omosessuali e non quelle incestuose o poligamiche (con quale criterio, si potrebbe ancora chiedere,  limitare il matrimonio a due persone?), o anche quelle basate su semplici sentimenti di amicizia e co-abitazione? Se la teoria dell’uguaglianza è efficace dovrebbe valere per tutti, è evidente che se si vuole seguirla con coerenza, qualsiasi relazione dovrebbe essere equiparata al matrimonio tra uomo e donna, pena un’insopportabile discriminazione. E’ evidente, dunque, che ci sia qualcosa che non va in tale tesi.

A chiarire ulteriormente le cose arriva un saggio scritto a sei mani da Girgis Sherif, docente di filosofia presso la Princeton University, Robert George, del dipartimento di Scienze Politiche della stessa università, e da Ryan T. Anderson, dell’University of Notre Dame, e intitolato: What Is Marriage?: Man and Woman: A Defense (Encounter Books 2012). Il merito del volume è quello di smontare la tesi dell’uguaglianza attraverso la riflessione su cosa sia davvero il matrimonio, la strada più convincente ed efficace da percorrere, secondo noi. Il libro nasce in seguito ad uno studio pubblicato sull’Harvard Journal of Law & Public Policy, in cui viene dimostrato come i revisionisti del matrimonio sbagliano perché fondono l’essere sposati (il matrimonio) all’essere partner, che è una categoria ovviamente più ampia. Un errore che non è stato compito dai grandi pensatori antichi, non influenzati dal giudaismo o dalla cristianità, come Aristotele, Platone, Socrate, Musonio Rufo, Senofane e Plutarco, i quali distinguevano anch’essi il legame coniugale da ogni altro.

Appellandosi alla legge naturale spiegano innanzitutto che la difesa del matrimonio non richiede l’appello all’autorità religiosa. In seguito a ragionamenti dettagliati viene dunque mostrato e confermato che il matrimonio è il tipo di unione che ha il suo senso nella procreazione e l’educazione dei figli. «Solo questo», concludono, «può spiegare le sue caratteristiche essenziali, che lo rendono differente dalle altre relazioni».


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