A vent’anni dalla sua scomparsa l’Italia celebra il ricordo del celebre Federico Fellini, le cui pellicole hanno fatto sognare intere generazioni, comprese quelle più giovani come le nostre.
Indimenticabile la malinconia de “La Strada”, dove il regista sembra suggerirci che la rinascita non può che partire dal recupero della possibilità di stupirsi davanti ad ogni sasso del creato, da quel desiderio di compagnia e di amore gratuito superiore ad ogni odio. Non a caso Papa Francesco lo ha recentemente definito «il film che forse ho amato di più» e «il film più bello e più francescano».
Padre Virgilio Fantuzzi, classe 1937, è stato sul set «anche di notte, provvisto del “cestino” offertomi dalla troupe» dei più importanti film di Fellini, di cui era amico. «Se ho potuto beneficiare della sua amicizia», ha spiegato il gesuita ad “Avvenire”, «fatta di tante confidenze, osservazioni, telefonate e confronti dopo aver letto le mie recensioni attorno alle sue pellicole, lo devo soprattutto al direttore della fotografia Peppino Rotunno, che mi permise di essere sui set dei suoi film, e a padre Angelo Arpa, amico intimo del regista, quello che è stato per tutti il prete di Fellini. Fu Arpa a darmi le prime chiavi di lettura per capire la grandezza del genio di Rimini, a cominciare dallo Sceicco Bianco».
Una fede istintiva, quella di Fellini, dotato di uno spiccato senso religioso: «ho bisogno di credere» disse a Sergio Zavoli. «E’ un bisogno né vivo né maturo, per la verità, un bisogno infantile di sentirmi protetto, di essere giudicato benevolmente, capito, e possibilmente perdonato».
«Occorreva riconoscere», ricorda ancora padre Fantuzzi, «la grandezza di un genio che, con il suo retroterra cattolico, ha in fondo raccontato – a volte in modo implicito e con originalità – il suo rapporto con la fede ma anche con i riti della Chiesa», anche se -precisa- «Federico non ha mai varcato il limite che separa la religiosità implicita da quella esplicita. In parole povere non esiste un suo film interamente intessuto di tematiche religiose, anche se si può dire che ogni sua opera è animata dal soffio misterioso di un Dio nascosto». L’ultima volta che lo vide, pochi giorni prima della sua scomparsa, Fellini congedò padre Fantuzzi citando Jung: «”Il sentimento religioso ci dice che l’uscita è verso l’alto”. Parole che mi illuminarono sulla continua ricerca e attenzione al trascendente del mio amico Federico».
La redazione