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Il settimo figlio, dal libro allo schermo la storia di maghi, streghe e apprendisti

Creato il 17 febbraio 2015 da Oggialcinemanet @oggialcinema

commento di Massimo Padoin

Summary:

Saga letteraria e fantasy, un binomio che da più di qualche anno a questa parte sta portando non pochi successi al botteghino cinematografico. Operazioni che chiaramente si fanno man forte a vicenda, le ultime in ordine temporale sono Hunger Games e Divergent, e che puntano su quel pubblico di young adult, fascia d’età di passaggio dall’adolescenza all’età adulta. Il settimo figlio si colloca perfettamente dentro questo genere di realizzazioni, in Italia la saga creata da britannico Joseph Delaney la conosciamo anche come L’apprendista del mago, edito per la volta nel 2004, che ha raggiunto in totale in terra natia la pubblicazione di tredici volumi. Così la Wardstone saga, è conosciuta anche così, si rifà a un canone fantasy più vicino a quello di Eragon, cioè a un mondo simil medievale dove maghi e streghe la fanno da padrone contro la minaccia di creature fantastiche come orchi, troll e draghi. Tra combattimenti all’arma bianca e magia, Il settimo figlio riprende tanti degli elementi classici del genere concedendosi molto alla spettacolarità, del resto se c’è qualcosa che la trilogia del Signore degli anelli ha mostrato poco più di una decade fa, è come questo tipo di realizzazioni non siano assolutamente appannaggio del solo un pubblico d’appassionati ma hanno la potenzialità d’intercettare i gusti del grande pubblico. E proprio questa ambizione a realizzare una pellicola di grande impatto ha causato non pochi problemi produttivi, costringendo la distribuzione non solo a rimandarne più volte l’uscita, ma anche a diversi rallentamenti nella fase di realizzazione per via di ristrettezze nel budget.

Finanziato attraverso una collaborazione tra la Fox e la Universal cui si è inserita successivamente anche la Legendary Pictures, per i problemi sopra menzionati, Il settimo figlio si avvale di un cast di primo livello. Il protagonista Ben Barnes, già visto nei panni del principe Caspian nel secondo episodio di una saga simile in quanto ad ambientazione e ambizioni come Le cronache di Narnia, riveste il ruolo di Tom Ward, giovane contadino preso a sostituire l’apprendista Bill Bradley, interpretato da Kit Harrington, attore che i fan di un’altra saga (Games of thrones) riconosceranno sicuramente come Jon Snow, e l’anziano e potente stregone Master Gregory, Jeff Bridges al suo esordio nel fantasy ma che ritorna dopo The giver – Il mondo di Jonas, alle serie letterarie trasposte sul grande schermo. L’antagonista del duo di eroi è la strega Malkin, Julianne Moore che dal maggio scorso, quando vinse il premio come miglior attrice al Festival di Cannes in Maps to the stars, sta vivendo un anno di grazia tra Golden globe, due le nomination una appunto per il film di David Cronenberg e l’altra (aggiudicandosi inoltre il premio) per Still Alice, e Oscar (sempre per il ruolo della dottoressa Alice Howland).

Diretto da Sergej Bodrov, che lo ricordiamo dietro la macchina da presa ormai qualche anno addietro per Mongol, Il settimo figlio presenta un cast tecnico di tutto rispetto con il grande Dante Ferretti alla scenografia, mentre tra gli sceneggiatori compare anche Steven Knight autore a tutto tondo di Locke, piccolo gioiello uscito l’anno scorso con unico protagonista Tom Hardy. Nonostante queste premesse la pellicola negli USA è andata incontro a un giudizio molto severo della critica, da noi l’uscita è prevista per il 19 febbraio. Il settimo figlio dalle prime recensioni sembra esser andato incontro al rischio che si corre nell’abbondanza di queste trasposizioni cinematografiche da serie letterarie, cioè quello di calpestarsi i piedi a vicenda senza riuscire veramente a differenziarsi e facendo affidamento troppo spesso al minimo comune denominatore, cioè riproporre elementi già di successo in altre saghe per approfittarne dello strascico e dare avvio a un nuovo franchise. Ovvio ultimamente abbiamo avuto esempi di veri e propri trionfi come altre saghe cinematograficamente morte al primo episodio, o si vince o si perde in questi casi non ci sono mezze misure, e come non mai il potere ce l’ha il pubblico.

di Massimo Padoin per Oggialcinema.net


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