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Schiavi degli Dei (Drakon Edizioni)
Nelle rovine delle città sumere, riportate alla luce dagli archeologi negli ultimi 150 anni, sono state ritrovate centinaia, se non addirittura migliaia di testi ed illustrazioni che trattano di astronomia.
L'Enuma Elish fu fonte di ispirazione per il popolo della Mesopotamia: i suoi episodi hanno dato vita a molteplici opere d'arte, in particolare bassorilievi e sigilli cilindrici. Questi ultimi, incisi su pietra, era d'uso portarli al collo con una cordicella e spesso servivano per essere impressi su piccoli fogli di argilla umida con la quale venivano sigillate le derrate custodite nei magazzini delle città. Tra i tanti sigilli cilindrici ritrovati nelle varie spedizioni archeologiche in terra irachena, ce ne è uno in particolare che ho personalmente verificato essere ancora oggi conservato presso il Vorderasiatische Abteilung der Staatlichen Museum a Berlino.
Esso risulta catalogato come VA 243 e ha fatto e fa tuttora discutere molto riguardo l'interpretazione del suo contenuto.
***(Mit Sieben Siegeln versehen : das Siegel in Wirtschaft und Kunst des Alten Orients, herausgegeben von Evelyn Klengel-Brandt, fig. 7 a pago 8, Editore Ph. von Zabern, Berlin: Staatliche Museen zu Berlin, Vorderasiatisches Museum, 1997)
"Per quanto il reperto possa essere molto interessante sotto il profilo artistico, dal punto di vista storico-astronomico il sigillo lo è ancor di più e si presta chiaramente ad esegesi speculative riguardanti la rappresentazione di quello che, riportato in alto a sinistra, sembrerebbe solo un ""particolare decorativo"" indicante, però, a detta di alcuni, il nostro Sistema Solare come conosciuto dai Sumeri. Certamente sarei felicissimo di poterlo utilizzare come una ""prova a sostegno"", ovvero come un documento confermativo del racconto cosmogonico dell'Enuma Elish, ma personalmente ho delle perplessità."
Pur consapevole delle difficoltà che il caso prospetta e di non esser certo io il primo ad approfondire l'argomento, tenterò di ragionare per dare una soluzione sia essa a favore o contro. In effetti, il primo che contribuì alla diffusione conoscitiva di tale reperto archeologico di origine accadica, risalente al 2.500 a.C., fu lo scienziato e astronomo americano CarI Sagan.
Questi, con la collaborazione del suo collega sovietico Josif Smuelovic Sklovskij, nel 1966 pubblicò un testo di divulgazione scientifica che affrontava con chiarezza ed equilibrio la possibilità dell' esistenza di vita intelligente nell 'universo. A pag. 324 del suo libro, a proposito del sigillo scriveva:
"""Nell 'illustrazione vediamo che il cerchio centrale è circondato da raggi e che può essere identificato molto chiaramente come un sole o una stella. Ma come dobbiamo interpretare gli altri oggetti che circondano ciascuna stella? È quanto meno un assunto naturale che rappresentino i pianeti [...]. Il sigillo cilindrico nell'illustrazione presenta, curiosamente, nove pianeti attorno al sole prominente in cielo (e leggermente più a destra, due pianeti minori) [...] ""."
***(CarI Sagan e Josif S. Sklovskij - Intelligent life in the Universe- Holden-Day Inc. 1966, vers. Italiana, La vita intelligente nell'universo, Giangiacomo Feltrinelli Editore, Milano 1980. Cari Sagan astrofisico statunitense scomparso del 1996, all'epoca direttore del Laboratorio di Studi Planetari della Comell University, ebbe parte attiva in numerose imprese spaziali americane e ha ricevuto numerosi riconoscimenti per meriti scientifici.
Sklovskij, nato nel 1916 e scomparso nel 1985, all'epoca a capo del dipartimento di radioastronomia dell'Istituto Astronomico Stemberg di Mosca e membro dell'Accademia delle Scienze di Mosca, Premio Lenin 1960.)
Quindi 1l corpi celesti che ruotano intorno al Sole.
"La profonda ammirazione che nutro nei confronti del compianto dottor Sagan non mi solleva dal far notare un particolare del sigillo evidentemente sfuggito. Spostando la nostra attenzione più verso destra, rispetto al ""particolare decorativo"" in questione, notiamo che tra il secondo personaggio in piedi e l'oggetto (si tratta di un aratro tenuto dall'altro personaggio seduto) ***[Si tratta di due divinità, dal momento che indossano entrambi il tipico copricapo con le coma.] è presente un altro 2pallino”"
Un pallino simile agli altri intorno al Sole.
Quindi un altro pianeta? Se di ciò si trattasse, perché mai è stato raffigurato talmente distanziato da ritenerlo lontano dagli altri undici? Certamente la risposta sembra quasi scontata: si tratterebbe del dio/pianeta Marduk (o Nibiru) creato nel profondo del cielo e proveniente dallo spazio esterno.
Nondimeno, ci sono alcune considerazioni per le quali la soluzione appena enunciata vacilla enormemente:
"- tra gli 11 corpi celesti, che attorniano la stella a sei punte, Nibiru sarebbe stato già considerato, quindi, in uno dei due inserimenti esso risulta essere di troppo;"
- il pianeta risulta ripetuto in relazione alla cosmogonia del testo sumero-babilonese che mette in scena solo 11 e non 12 dèi/pianeti più un dio/Sole, come invece dal sigillo risulterebbero essere.
Neppure si può escludere l'eventualità che l'incisore del sigillo cilindrico abbia riprodotto una configurazione planetaria confacente ad una conoscenza astronomica del nostro Sistema Solare di cui noi, oggi, ancora non disponiamo. Conseguentemente, è evidente quanto la questione si presenti assai controversa. Inoltre, fino ad oggi, nessun nuovo ritrovamento archeologico mesopotamico o nuove scoperte nel campo astronomico hanno potuto contribuire a sciogliere la matassa. Tuttavia, sulla base degli elementi disponibili, si possono produrre delle conclusioni concrete e pertanto finite:
"1.- il sigillo riproduce un sistema planetario formato da 11 corpi celesti gravitanti intorno ad una stella, più un corpo celeste posto a distanza, con un totale, quindi, di 13 elementi cosmici;"
"2.- il sigillo non rappresenta il nostro Sistema Solare;"
"3.- il sigillo rappresenterebbe il nostro Sistema Solare sumero solo ed esclusivamente focalizzando la nostra attenzione visiva (parziale) al cosiddetto ""particolare decorativo"" ed ignorando la presenza dell' altro punto/corpo celeste distante dalla scena principale."
Volendo commentare le tre opinioni appena esposte, definirei interessante la prima, onesta la seconda, poco o per niente realistica la terza, poiché sa molto di prova costruita. L’epica della creazione non ha certo bisogno di conferme forzatamente prodotte, anzi, esse sono soltanto dannose.
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