Terremoto in Emilia: lettera di un’amica, il solito caffè
Eccoci qui Cri, tu ed io a prenderci un caffè il sabato mattina, a scambiarci affetto e istantanee di vita; tante volte lo abbiamo fatto nel passato… Cosa c’è di speciale in questo sabato? Che e’ il primo in cui ci siamo permesse di far finta che il terremoto non ci abbia portato via la nostra routine, il nostro centro storico , il nostro solito bar, la cui facciata sembra la faccia di un pugile eliminato per knock out! Era cosi’ facile solo nove mesi fa dire…. “Ci troviamo in piazza , a bere un caffè ..”. Ora e’ rimasto aperto un solo bar e anche se non e’ il nostro solito, ci siamo fatte forza, truccate, ben vestite ed eccoci qui… Sembra quasi non sia successo nulla; il mercato del sabato e’ tornato ad animare la piazza che invece nel pomeriggio ritorna a essere una spettrale e malinconica immagine del disastro che ci ha colpito.
Ma noi amiamo così tanto la nostra Mirandola che con gioia ci ritroviamo tutti qui, a dirci e a sperare che tutto ritorni ad essere un po’ simile a come era prima.
E con un sorriso , dopo aver pagato ritorniamo alle nostre cose, case, amori e figli sperando ci siano altri sabato e altri momenti di reciproco sollievo come quello che abbiamo vissuto oggi.
Pubblico questa lettera di una mia cara amica di Mirandola per ricordare che il terremoto non è un evento, un qualcosa che accade e poi passa.
In maniera sincronica leggevo ieri un articolo interessante sull’anniversario del terremtoto del L’Aquila: L’Aquila 2009-2013. Le macerie dell’anima (Mente e Cervello).
L’identità perduta, le storie di quotidianità, il disturbo post-traumatico da stress, l’impatto psicologico a lungo termine…