Magazine Società

Il Sud e lo tsunami demografico…

Creato il 28 settembre 2011 da Elvio Ciccardini @articolando

Il Sud e lo tsunami demografico…Quei meridionali che vivevano, alla fine degli anni ’70, nelle regioni del nord non possono non ricordare le scritte “forza Etna”, sventolanti su bandiere improvvisate appese ai balconi, mentre il vulcano stava eruttando. Il sottoscritto ci passava sotto con in mano la cartella della scuola di allora senza nemmeno accorgersi di essere terrone…

All’epoca i problemi del nord si chiamavano proprio “terroni”. Il destino ha voluto che nei decenni successivi la classe dirigente dall’accento milanese diventasse la causa di tutti i mali, sia del nord sia del sud.

Nel frattempo il meridione è stretto nella morsa di mali decennali a cui si aggiunge il rischio di uno tsunami demografico. Questo è quanto prospettano i dati dello Svimez nel rapporto sull’economia del mezzogiorno.

Nei prossimi vent’anni il Mezzogiorno perderà quasi un giovane su quattro. Gli under 30 al Sud saranno oltre due milioni in meno nel 2050. Gli over 75 passeranno dall’attuale 8,3% al 18,4. Le cause dell’invecchiamento sono la bassa natalità, la bassissima attrazione di stranieri e l’emigrazione (che riguarda 104 mila persone nel 2010).

Il 2011 è il secondo anno di stagnazione, per l’economia del Sud. Tutte le regioni meridionali presentano valori inferiori al dato nazionale e oscillano tra un minimo del -0,1% della Calabria e un massimo del +0,5% di Basilicata e Abruzzo. Molise e Campania segnano +0,1%, la Puglia +0,3%, Sicilia e Sardegna sono ferme.

“Questo processo di declino potrà essere interrotto solo con una adeguata domanda privata e pubblica capace di favorire una ripresa della produzione e un aumento di posti di lavoro stabili. Il rischio altrimenti è che la perdita di tessuto produttivo diventi permanente”.

Nel Mezzogiorno non lavorano due giovani su tre. Il tasso di occupazione giovanile (15-34 anni) è del 31,7% (nel 2009 era del 33,3%). La situazione più drammatica riguarda le giovani donne, ferme nel 2010, al 23,3%, 25 punti in meno rispetto al Nord del Paese (56,5%).

Bassissimo anche il tasso di occupazione giovanile (15-24 anni), fermo nel 2010 al 14,4%, a fronte del 24,8% del Centro-Nord. “È come se la debolezza sul mercato del lavoro sia legata in tutto il Paese alla condizione giovanile e al Sud si protraesse ben oltre l’età in cui ragionevolmente si può parlare di giovani”.

Qualcuno potrà pensare, con un po’ di cinismo sarcastico che, ciò che al Sud non è riuscito a fare l’Etna o il Vesuvio, sta per essere compiuto da una classe dirigente nazionale del nord che chiama Roma, ladrona, ma che a Milano ingrassa.



Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :