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Il talento da solo non basta! Allenamento mentale e olio di gomito!

Creato il 20 agosto 2010 da Ekis Sport Coaching @Ekis_srl

Karch Kiraly, grande campione di pallavolo e professionista dell’allenamento mentale“Quel giocatore vince perché ha del talento!” Hai mai sentito queste parole? Se sei un atleta professionista sai che non è affatto vero: il talento da solo non basta!

In tutti gli articoli precedenti abbiamo sottolineato l’importanza enorme dell’allenamento mentale nello sport… oggi voglio concentrarmi su un altro fattore di fondamentale importanza per la peak performance.

Nella mia carriera di mental coach ho potuto vedere molte persone con grande talento… ho incontrato grandi talenti anche sulle Ramblas di Barcellona, sul lungomare di Venice Beach e in tantissimi altri posti… ma, che io mi ricordi, nessuno di loro è diventato professionista (o credo che ne avremmo sentito parlare alla televisione e sui giornali con titoli tipo “da artista di strada ad atleta professionista: la vera storia di… :-) ).

Nelle sessioni di sport coaching con le squadre (quello che in gergo chiamiamo team coaching), molti allenatori mi hanno detto “… e infine lui/lei è il nostro talento che ci ha permesso di vincere le competizioni”.
E io immancabilmente sorrido: chissà come mai il talento lo riconosco sempre, anche se non sono pratico dello sport in cui mi chiamano a fare allenamento mentale.

Infatti non servono grandi abilità di PNL (Programmazione Neuro Linguistica, la disciplina che studia l’eccellenza umana) per notare una caratteristica che accomuna i veri grandi talenti: la verità è infatti che quel “talento”, diventato professionista, è solitamente il primo che arriva in palestra e l’ultimo ad andare via… la caratteristica si chiama: LAVORO SODO!

Qualche tempo fa ho letto un’intervista a Nadia Comaneci. Come probabilmente ricorderai, Nadia fu la prima ginnasta al mondo che, alle Olimpiadi di Montreal del 1976, a soli 14 anni ottenne il 10 perfetto. E non una volta sola, bensì sette.

In un passaggio di quell’intervista Nadia dice: “Lavoro su un determinato movimento costantemente, finché a un tratto smette di sembrarmi così rischioso. Il movimento rimane pericoloso e sembra pericoloso ai miei avversari, ma non a me. Il lavoro duro l’ha reso semplice. Questo è il mio segreto. Questo è perché vinco”.

Ecco il segreto di Nadia e di tutti i campioni: il lavoro duro. E godono a farlo!!! Sono “ossessionati” dalla loro disciplina, vogliono migliorarsi continuamente… allenano costantemente il loro talento e non lo fanno perché devono, lo fanno perché vogliono!

Quando Tiger Woods stava scalando la vetta del PGA Tour, potevi viaggiare a notte fonda di fronte al suo campo pratica e vedevi tutte le luci accese mentre lui provava e riprovava lo swing.

Non so se il nome Karch Kiraly ti dica qualcosa: va bene, se sei appassionato di pallavolo ho appena detto una bestemmia e mi scuso (d’altronde mica tutti i lettori del blog seguono la pallavolo… e se invece sei pallavolista e non sai chi è Kiraly, fai penitenza e vai a studiare ;-) ). In ogni caso “King” Karch è l’unico giocatore che ha vinto tre Ori Olimpici in due discipline diverse (pallavolo e beach volley): grande talento e soprattutto… altro grande lavoratore!

Ho avuto la fortuna di vederlo spesso giocare e mi ha sempre colpito il suo atteggiamento nei confronti dell’errore: aveva una repulsione totale! Se lo guardavi attentamente notavi un’avversione fisica allo sbaglio e a tutto ciò che non era “corretto”. E ciò lo spingeva ad allenarsi ore ed ore (anche da solo contro il muro) con instancabile determinazione per ottenere il “miglior gesto possibile”.

Larry “the legend” Bird, lo storico cestista NBA dei Boston Celtics, ripeteva sempre che “un vincente è qualcuno che riconosce il suo talento naturale, lavora sui suoi limiti per tramutarli in abilità, e usa queste abilità per realizzare i suoi obiettivi”.

Se pensi ai grandi campioni che hanno scritto la storia dello sport noterai che, dietro al talento, c’è sempre un’instancabile voglia di allenarlo. Come direbbe il mio amico e collega Livio Sgarbi, vogliono vivere ogni giorno la loro “magnifica ossessione” :-)

Anche Michael Jordan è nato con un evidente talento, ma non è per questo che ha vinto così tanto. Lui stesso ammette di aver raggiunto quei risultati solo perché ha dedicato ogni singolo istante della sua vita al basket. E quando le persone attribuiscono il suo successo solo al talento, lui si “infastidisce” e risponde: “In molti hanno talento, ma l’abilità richiede un lavoro duro… Molta gente crede che il mio modo di giocare sia stato un dono di Dio, mentre in realtà è soprattutto il frutto di ore di lavoro in palestra”.

Usain Bolt, campione olimpico e mondiale dei 100 metri, 200 metri e staffetta 4x100
Potrei citarti tantissimi altri esempi, ma credo tu abbia capito il concetto. Concludo l’articolo con una frase di Usain Bolt, il nuovo talento della velocità: “Faccio una cosa molto bene, ma il talento non basta. E' il primo insegnamento che mi ha trasmesso il coach. Puoi aver talento, ma se non lavori duramente non diventi un campione”.

Quindi, non mi resta che augurarti di fare un eccellente e “duro” lavoro ;-)

P.S. Visto che ne ho parlato prima, ti ho messo questo video della pubblicità dell’Adidas con protagoniste Nadia Comaneci e il “talento” Nastia Liukin: prenditi qualche secondo per guardare e ascoltare… ;-)

Alessandro Mora
Di Alessandro Mora


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