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Da parecchio tempo ponderavo la possibilità di recensire questo libro, forse uno dei migliori scritti da King, anche se in accoppiata con Straub (eh sì, mica pizza e fichi!). Il problema è che è difficile parlare di Il talismano senza scadere nell'ovvio, nello scontato, e rischiare di non rendere giustizia a un libro che, anche dopo 29 anni riesce a infondere sentimenti tanto contrastanti in chi legge. Un capolavoro, senza mezzi termini, da molti considerato lento e troppo riflessivo, che strizza l'occhio ad un fantasy atipico, differente. Ecco, Il talismano è questo e molto altro, senza dimenticare che è stato il primo assaggio di quello che in futuro sarebbe diventata la saga della Torre nera, una sorta di fantsay/western che non smette di far parlare di se. Insomma, come non dire cavolate o scontatezze, quando ci si trova al cospetto di un tale peso? Beh, vedrò di fare del mio meglio e che King e Straub perdonino ogni mia castroneria! La storia è all'apparenza semplice: Jack Sawyer parte per un viaggio allucinante nella ricerca disperata del fantomatico Talismano, l'unico oggetto che sembra avere il potere di salvare la madre da una malattia mortale. A fargli da mentore in questo suo viaggio è Svelto, un misterioso custode del parco divertimenti sulla spiaggia poco distante da dove Jack vive con la madre; è lui a donare al ragazzo il succo speciale, una sorta di pozione in grado di far flippare Jack e mandarlo nei territori, una terra alternativa che si sovrappone al mondo conosciuto ma che, in realtà, nasconde pericoli e insidie che non possono e non devono essere sottovalutate. In questo viaggio, il piccolo ragazzo, è accompagnato da Lupo, personaggio riuscitissimo che fa il verso ai moderni licantropi, ma dotandolo di una caratterizzazione altissima e di una personalità forte, prepotente, che lascia il segno e si fa ricordare. Come se il viaggio non fosse già duro di per se, anche un grande pericolo incombe sui due. Il patrigno di Jack, Morgan Sloat, è alla ricerca del ragazzo e del talismano stesso e si trasformerà fin da subito in una minaccia costante e pericolosa. King e Straub sono due fra gli scrittori che preferisco e vederli, assieme, giostrarsi una trama profonda, difficile se volete, è uno spettacolo per gli occhi. Qui siamo a livelli decisamente alti, quasi irripetibili, e pare che i due lo sappiamo, divertendosi a giocare con le nostre emozioni, con le nostre paura. Jack non ha un attimo di tregua, anche quando sembra che le cose siano tranquille, e ci troviamo a soffrire con lui, gioire di piccole cose e, quando i due si ritrovano loro malgrado, rinchiusi nella Casa del Sole, una sorta di orfanotrofio dispotico e terribile, impariamo cos'è la tortura, la rabbia e la rivalsa. Si sogna mentre si legge. Le immagini scorrono veloci, nitide, imprimendosi nei nostri pensieri come fotografie ai alta definizione. Non si riesce a rimanere indifferenti, impossibile, e il loro stile, sferzante, come se con la penna volessero infliggerci chissà quale condanna, ci travolge, ci sconquassa e rende impossibile lasciare il libro. Ci sentiamo costretti a continuare la lettura, non tanto per sapere come andrà a finire, ma soprattutto per un senso di rispetto verso Jack, verso Lupo, verso la loro corsa contro un destino che sembra non volerli, che pare intralciare il loro cammino ad ogni passo, seminando insidie e trabocchetti che, a dirla tutta, farebbero desistere anche un adulto. Ma Jack, come noi stessi, non si ferma, non si lascia sopraffare dalla durezza, dal dolore, e avanza, imperterrito, trasformandosi, e noi con lui, fino a quando non capirà il vero potere del talismano e scoprirà che sconfiggere i propri demoni è meno semplice di quello che aveva immaginato. Lessi questo libro tanti anni fa, poco dopo l'uscita, riprendendolo in mano, nell'arco degli anni trascorsi, come una reliquia, spinto da qualcosa che si era inciso nella mia anima e che ancora oggi mi costringe a scrivere queste poche, inadatte, righe in suo onore. Ma questo è il talismano, questo è il suo potere. Non si può affrontarlo con facilità, con leggerezza, altrimenti fa male. Fa male al cuore, fa male ai pensieri, e lascia dietro di se molto più di una misera scia. Si porta via qualcosa, lo trascina nei territori e lì lo abbandona, forse in attesa che anche noi, come il piccolo Jack, impariamo a flippare e troviamo il modo di andarcelo a riprendere. Di questo libro, vent'anni dopo, è uscito anche un seguito, dal titolo La casa del buio, sempre scritto a quattro mani, che racconta la storia di un Jack cresciuto che si ritrova a tornare nei territori. Stavolta qualcosa funziona diversamente, forse sono i tempi diversi, forse la diversa età del protagonista, non saprei. Fatto sta che non regala le stesse emozioni, rimanendo comunque un ottimo libro, ben scritto e strutturato in maniera magistrale.
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