“Allora, quand’è che li mandiamo a casa?”. Non mi saluta neanche, Alberto (nome di fantasia), che incrocio in Comune questa mattina. “Non mi saluta neanche – penso – perché la voglia di mandare a casa la banda che ci governa è troppa, e non c’è spazio per i convenevoli”.
“Allora, quand’è che li mandiamo a casa, i vari Veltroni, Bersani, D’Alema? Le correnti stanno distruggendo questo partito!”. Eccoci al punto. “Il mio timore è che se Berlusconi lascia vincono quelli là, Casini, Fini, che non sono di destra, ma di destraccia. Ho sentito l’altra sera Zingaretti, su La7…”.
Alberto ha 75 anni, era iscritto al Partito Democratico, ha vissuto insieme a me e a tanti altri l’esperienza di Solbiate Democratica (un’esperienza amministrativa che andava ben oltre il Partito Democratico) ma ora la tessera non la vuole più, e anzi “io, mia moglie e mia sorella, tre voti a Di Pietro”. E caspita, e cerca di spiegargli che l’IdV non va bene, che se tutti fanno così si affossa il PD, che ci sono movimenti della base molto attivi, che su questi bisogna investire. Ma proprio non ci riesci, perché le critiche (la critica!) sono impietose: “negli altri Paesi, quando un perde se ne va. Loro sono una generazione di perdenti, se presentiamo ancora quelle facce lì, Casini, Fini e Formigoni vincono, perché a Casini non gli interessa niente di noi, gli interessa il dopo Berlusconi”. “Destraccia”. E due. “Se crei un partito nuovo, con facce nuove, adesso fai il pienone. Sai quant’è l’astensione?” – “Sì” – “Siamo al 40%!”. La conclusione: “uu non devi avere paura, devi dirglielo, anche se trovi persone più anziane di te, devi dirglielo!”.
E’ il nostro tempo, ed è anche quello di Alberto, che di anni ne ha 75.