Il noto filosofo intollerante (come si sia guadagnato questo “appellativo” lo abbiamo spiegato in Ultimissima 14/7/11) Paolo Floro Flores d’Arcais ha pubblicato recentemente una (sedicente) risposta al libro su Gesù di Nazareth di Benedetto XVI. Il suo libro, “Gesù – L’invenzione del Dio cristiano” (ADD 2011), vorrebbe confutare gli argomenti del Pontefice, ma l’obbiettivo pare tuttavia non essere stato raggiunto, anche perché l’improbabile conclusione a cui giunge è che «l’islam, erede del giudeo-cristianesimo, custodisce la vera identità di Gesù». Almeno questo il parere di don Alberto Cozzi, stimato teologo e direttore del Corso istituzionale alla facoltà teologica dell’Italia settentrionale di Milano, che recensisce il libello di Floro Flores su “Tempi”.
Per dare un’idea del livello di critica che ci regala il filosofo ateo, citiamo quella che per lui è la “prova” del fatto che Gesù non si sia mai dichiarato un Messia (idea originale, eh?). Lo capirebbe, dice lui, dall’episodio del «Vade retro, Satana!», intimidazione che Gesù rivolge a Pietro a Cesarea di Filippo (Mc 8,27-33; Mt 16,13-23). Su Micromega, rispondendo a Luigi Amicone, Floro Flores dice: «la testimonianza che Gesù non si proclamò Messia viene proprio dai Vangeli. Gesù usa il “vade retro Satana!” in tre occasioni: quando compie un esorcismo, quando respinge le tentazioni nel deserto, e quando ribatte a Pietro che avanza l’ipotesi della sua messianicità (per altri discepoli è invece un profeta, Elia, un predicatore escatologico, il Battista, ecc.). Non c’è perciò spazio per equivoci: Gesù considera l’affermazione della sua messianicità alla stregua di una tentazione demoniaca, e una “bocca di Satana” colui che la suggerisce». Probabilmente l’edizione dei Vangeli su cui si basa è quella tarocca pubblicata da Micromega, perché se si prende il Vangelo di Matteo (Mt 11,2-10) si trova scritto che innanzitutto non sono i discepoli a ritenerlo “un profeta, Elia, un predicatore escatologica, il Battista”, ma essi stanno solo riportando quel che la gente dice di Lui. Tant’è che Gesù domanda poi: «E voi chi dite che io sia?». Risponde quindi Pietro, già portavoce del gruppo: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E non è qui che Gesù lo respinge chiamandolo “Satana”, ma anzi risponde: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Una piena approvazione dunque, esattamente l’opposto di quel che ha capito Flores d’Arcais. Anzi, la frase conferma la volontà di Cristo di affidare nelle mani di Pietro la sua Chiesa. Gesù dirà anche subito dopo di non riferire a nessuno di questa conversazione e qui molti teologi vedono un esempio di come Gesù abbia voluto svelare la Sua vera identità lentamente e gradualmente al popolo ebraico. E’ solo in seguito che Gesù respinge Pietro dicendo: «Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!». Ma, come nota don Cozzi, «non perché ha detto che è il Messia, come vuole far credere Flores, bensì perché Pietro reagisce agli accenni alla morte di Gesù (o al suo destino tragico) pretendendo di insegnare a Gesù come si fa a fare il Cristo/Messia, cioè appunto evitando la via della croce». Don Cozzi affronta altre “odifreddure” di Floro Flores che lasciamo all’approfondimento personale.
Per chi ha letto il libro e ha un minimo di conoscenza dell’argomento, come il teologo, non può che concludere così: «il libro si basa su una letteratura secondaria e propone variazioni su re-interpretazioni di seconda mano della figura di Gesù. Non offre in sostanza nuove fonti, una nuova documentazione o nuove chiavi di accesso per comprenderne la figura storica. Insomma: offre un’ulteriore variazione interpretativa, senza preoccuparsi di documentarne la pertinenza e plausibilità». Ricopiando vecchie e abusate interpretazioni, il filosofo di Micromega scrive ad esempio che la risurrezione è frutto secondario di una specie di elaborazione del lutto che re-interpreta la vicenda di Gesù terminata tragicamente, parla di “moltitudine dei cristianesimi”, parla di Gesù come un pio ebreo e non un cristiano. Tutte argomentazioni a cui pazientemente don Cozzi dedica una risposta. Infine, come accennato, conclude dicendo che l’islam, erede del giudeo-cristianesimo, custodisce la vera identità di Gesù, quella creduta da Pietro, Paolo e Giacomo. Peccato che, ricorda il teologo, per l’islam sia stato proprio Paolo a tradire l’insegnamento di Gesù, per cui la sua fede è già da sospettare.
Floro Flores, riprova e sarai più fortunato!