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Il terrore di LettaLetta di perdere la poltrona. E domani è il giorno pentastelluto del redde rationem.

Creato il 16 giugno 2013 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Il terrore di LettaLetta di perdere la poltrona. E domani è il giorno pentastelluto del redde rationem.Che LettaLetta ci tenga da matti a fare il presidente del consiglio, lo si capisce dalla postura che assume quando parla in tv. Enrichetto si sente tanto capoclasse. Muove le mani come se stesse dirigendo le sue parole come una sinfonia. Alza gli occhi al cielo come se ogni volta dovesse spiegare a una manica d'ignoranti il senso dei provvedimenti che intende(rebbe) adottare. Si dice: “Minchia quanto sono bravo!”, ma intimamente. Deve essere bello suonare il campanellino d'argento per iniziare un consiglio dei ministri e, ancora più bello, farlo per finire, farsi scortare a casa e raccontare alla moglie il peso di una giornata da statista. Non lo dà a vedere, Enrichetto, però questa cosa non solo lo appaga, ma lo rende orgoglioso di sé e di tanta, democristiana grazia. Non c'è da meravigliarsi, quindi, se reagisce malissimo alle parole che Guglielmo Epifani si lascia scappare a Parigi: “Non sta scritto da nessuna parte – ha detto il segretario dei pidini – che se cade il governo si debba tornare per forza a votare”. Come dire: “Caro Enrico, io ti stimo tantissimo (come la signora Pina rispose a Fantozzi quando lui le chiese se l'amava, nda), ma se ci capita l'occasione per non continuare ad avere rapporti contronatura, noi vorremmo approfittarne”. Pronta la reazione di LettaLetta, il quale teme come la peste bubbonica, una eventuale alleanza Pd-Sel-NewFiveStars, che lo manderebbe a casa in un giro di valzer asburgico. Enrichetto dice: “Non si fa così, però. Non si spara a pallettoni contro il governo di unità nazionale nel quale passano sono gli argomenti non divisibili della destra. Siete dei maramaldi”. E poi, alzando la cornetta del telefono: “Pronto, zio? Aiutami tu”. Ecco, LettaLetta ha capito che potrebbe avere anche meno dei 18 mesi previsti dal presidente della repubblica, (che poi smentisce indignato il suo pensiero e le sue dichiarazioni manco fosse Silvio), e guarda con una fifa blu nei pantaloni, quanto accadrà domani dalle parti del Movimento5Stelle. Beppe Grillo lo sa, tira aria di burrasca o, per meglio dire, di scissione dolorosa. Stanno venendo fuori tutti i mal di pancia di quel gruppo miracolato di cittadini comuni, che in queste ore si stanno dicendo: “Cittadini comuni sì, uno vale uno sì, ma proprio coglioni no!” C'è chi tenta di gettare acqua sul fuoco e chi tende a mettere mano a una tanica di benzina ma, quello che sta accadendo dentro i 5S, è che la decisione di espellere o meno la senatrice Gambaro, non sarà senza effetti collaterali. Comunque vada, si è sputtanato l'ennesimo sogno di una paese di zozzoni.

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