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Il terrorista rinchiuso a Guantanamo per sette anni e consegnatoci dagli USA ora è libero

Creato il 07 febbraio 2011 da Iljester

Il terrorista rinchiuso a Guantanamo per sette anni e consegnatoci dagli USA ora è liberoGià, è proprio così. Se credevate, con le indagini a carico del Premier, che la nostra giustizia fosse tosta e implacabile con chi commette reati, allora dovrete ricredervi. Non lo è. Quella di Berlusconi è un’eccezione che non fa testo in un mare giudiziario molliccio e inefficiente. Infatti, se da anni il garantismo per il Premier è stato abolito, non così per chi si macchia di terrorismo. Soprattutto se è stato rinchiuso in quel bruttissimo carcere che si chiama Guantanamo.
Sappiamo tutti che con l’elezione di Obama, il supercarcere cubano è stato di fatto smantellato. Tutti i terroristi ivi detenuti sono stati sparpagliati sui paesi alleati degli americani. E tra questi c’è l’Italia che si è assunta la responsabilità del detenuto in questione. Peccato che poi, il detenuto, giunto nel nostro paese, abbia fatto sì e no un anno di carcere e poi sia stato liberato dopo una condanna a due anni di reclusione per «associazione a delinquere aggravata dalle finalità terroristiche», il cui massimo di pena è sette anni.
Ora, il tunisino, appartenente alla cellula terroristica dell’ex imam di Milano, Abu Imad, è libero come un fringuello. Al di sotto dei due anni infatti, se non sussiste una precedente concessione della sospensione condizionata della pena, il condannato può ottenere la liberazione e fare quel che gli aggrada di più.
Questa è la giustizia italiana. E questo è un fatto esemplificativo di come in Italia vengono trattati i terroristi. Per cui mi domando. Ma come è possibile che Battisti abbia paura di ritornare nel nostro paese? Male che gli vada, gli offrirebbero un soggiorno confortevole per un annetto in qualche carcere superlusso, e poi, una volta libero, lo premierebbero con l’incarico speciale di scrivere dotti articoli sui giornali della sinistra bene. Ma sogni pure di più! Magari le grandi case editrici si farebbero persino in quattro per pubblicare i suoi libri. E invece – sfigato – sta in Brasile, perché la nostra giustizia gli fa paura.
C’è da ridere. Che la nostra giustizia faccia paura, lo dimostrano gli esempi anzidetti. E lo dimostra anche la liberazione dei contestatori che ieri hanno manifestato ad Arcore. È di queste ore la notizia che il GIP abbia scarcerato alcune persone con la considerazione che i loro non erano reati gravi. Forse non lo erano, ma è indubbio che una manifestazione dovrebbe svolgersi pacificamente e con rispetto, e non certo con calci e pugni, arresti e direttissime.
Il vero è che nel nostro paese la giustizia funziona come un orologio (svizzero) quando si tratta di politica, e di politica berlusconiana. Lo zelo allora prende il sopravvento sul lassismo. La precisione cronometrica delle indagini e l’uso delle risorse diventano quanto mai elevate. La caccia assume la sostanza colorata di uno spettacolo pecoreccio da sbattere in prima pagina sui giornali, insieme a mezze frasi intercettate, documenti segreti e foto osé. Insomma, la giustizia da implacabile tutrice della legge diventa la tenda di un circo nel quale l’attrazione principale è sempre lui: Silvio Berlusconi.
Sapete, su Facebook ho scritto questo: se Berlusconi avesse la dannata sfiga di parcheggiare in divieto di sosta, non beccherebbe una banale sanzione amministrativa dal vigile urbano. È quasi certo che verrebbe indagato per occupazione abusiva di suolo pubblico. Non così per terroristi, ladri e assassini…


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