Lunedì 12 gennaio il consigliere provinciale Andreas Pöder (BurgerUnion) si trovava a Dresda assieme al collega Dietmar Zwerger. La notizia non sarebbe di per sé molto rilevante: Pöder ha indicato come motivazione del viaggio in terra tedesca alcuni incontri con politici locali. Il quadro però cambia se consideriamo come la capitale della Sassonia, almeno a partire dall’ottobre del 2014, sia nel frattempo diventata il teatro principale di una serie di manifestazioni animate dell’organizzazione Pegida (Patriotische Europäer gegen die Islamisierung des Abendlandes). Vi aderiscono molti tedescofoni che interpretano l’Europa come un luogo da difendere contro il pericolo di un’incipiente islamizzazione. Compatibilmente ai suoi impegni ufficiali, Pöder ha così partecipato all’ultima sfilata di Pegida, secondo le stime della Polizia affollata da circa 25.000 persone, condividendone in larga parte l’orientamento e riportandone un’impressione favorevole.
La lettura che Pöder offre del fenomeno Pegida – fenomeno, come detto, per ora presente quasi esclusivamente in Germania e, seppur in forma minore, in Austria – appare priva di ombre. Il movimento raggrupperebbe cittadini non inclini a condividere idee estreme o radicali, nel logo si vede per esempio la svastica gettata dentro un cestino, non sarebbe neppure espressione di un pensiero di “destra” (o almeno non in modo esclusivo) e dunque risulterebbe costituito in prevalenza dai cosiddetti delusi dalla politica, specialmente riguardo alle politiche di accoglienza e di gestione dei conflitti su base religiosa che nell’arcipelago dei fedeli islamici hanno il loro più virulento terreno di coltura. Pöder guarda infine con simpatia l’ipotesi che anche in Sudtirolo, dove in effetti si è già formato un corrispondente gruppo facebook intonato alla difesa patriottica del “suolo tedesco”, gli attivisti di Pegida trovino slancio per riprodursi.
Anche dando credito alla versione edulcorata di Pöder, non mi sentirei di condividere quest’ultimo auspicio. Al pari di altri movimenti consimili, Pegida muove infatti dall’assunto che per contrastare la minaccia dell’islamismo radicale (minaccia assolutamente concreta e quindi non da sottovalutare) sia necessario richiamarsi a principi di purezza in linea di principio ostili a una declinazione plurale della nostra identità culturale. Abbiamo faticato non poco per convincerci che una strada del genere può solo portarci in un vicolo cieco. Strano che Pöder non l’abbia ancora capito.
Corriere dell’Alto Adige, 16 gennaio 2015