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Il vincitore del Premio Campiello 2011

Creato il 08 settembre 2011 da Alessandraz @RedazioneDiario
Il Premio Campiello è stato assegnato per la prima volta nel 1963, sull’isola di San Giorgio a Venezia. Nel corso degli anni, però, si è decisi a cambiare sede e scegliere luoghi rappresentativi per la storia e la cultura della città. Oggi il premio è diventato un pilastro fondamentale per la letteratura italiana e gli imprenditori veneti che ogni anno promuovono l’iniziativa, sperano di diffondere il più possibile la passione per la lettura, soprattutto tra i giovani. Immutato è rimasto il metodo in cui sono scelti i vincitori: due sono le giurie votanti, la prima seleziona i cinque finalisti, mentre la seconda è composta di 3000 lettori e cambia di anno in anno. I nomi tra cui scegliere il vincitore rimangono segreti fino alla sera della premiazione. Stilisticamente il premio è una rappresentazione in argento del Pozzo Veneziano di San Trovaso. In passato i vincitori del concorso, hanno avuto un buon successo a livello di pubblico e talvolta anche alcune trasposizioni cinematografiche di successo. Tra i premi degli altri anni ricordiamo: “Accabadora” di Michela Murgia (2010), "Mille anni che sto qui" di Mariolina Venezia (2007), “Il custode dell’acqua” di Franco Scaglia (2002). 
Il vincitore del Premio Campiello 2011Quest’anno tra i finalisti c’ erano: Federica Manzon con "Di fama e di sventura" (Mondadori), Ernesto Ferrero con "Disegnare il vento" (Einaudi), Maria Pia Ammirati con "Se tu fossi qui" (Cairo editore) e Giuseppe Lupo con "L'ultima sposa di Palmira" (Marsilio). Il vincitore dell’edizione 2011 è Andrea Molesini con il libro “Non tutti i bastardi sono di Vienna” (Sellerio editore), che ha dedicato la sua vittoria alla memoria di Elvira Sellerio. Traduttore di molte opere di autori americani e autore di racconti per ragazzi, tradotti in diverse lingue. Professore all’Università di Padova in letteratura per l’infanzia, vincitore nel 1999 del Premio Andersen.
Il romanzo vincitore è ambientato durante la Grande Guerra, nei giorni della disfatta di Caporetto, all'interno di una dimora signorile, Villa Spada, situata in un paesino situato vicino il Piave. Nella villetta vivono: il nonno Guglielmo Spada, un originale, e la nonna Nancy, colta e ardita; la zia Maria, che tiene in pugno l’andamento della casa; il giovane Paolo, diciassettenne, orfano, nel pieno dei furori dell’età; la giovane Giulia, procace e un po’ folle, con la sua chioma fiammeggiante. Si muove, invece, tra le faccende domestiche la servitù: la cuoca Teresa, dura come legno di bosso e di saggezza stagionata; la figlia stolta Loretta, e il gigantesco custode Renato, da poco venuto alla villa. La casa viene presto invasa dal nemico austriaco, e dopo un orribile episodio di violenza sulle fanciulle contadine, si scatenerà la ricerca di rivincita dei suoi abitanti. Un conflitto in cui tutto si perde, una cospirazione patriottica in cui si insinua lo scontro di psicologie, reso degno o misero dall’impossibilità di perdonare, e di separare amore e odio, rispetto e vittoria. E resta un senso di basso orizzonte, una claustrofobia, che persiste ironicamente nel contrasto con lo spazio immenso delle operazioni di guerra. Orgoglio, patriottismo, odio, amore: passioni pure e antiche si mescolano e si scontrano tra loro, intorbidate più che raffrenate dal senso, anch’esso antico, di reticenza e onore.

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