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Il voto dilettevole

Creato il 18 febbraio 2013 da Peolaborghese @mesosbrodleto

Il voto dilettevoleRieccoci ad una nuova tornata elettorale. Da Casapiddu in poi, questa è la terza campagna elettorale seguita su queste pagine.

Riassunto delle puntate precedenti: politiche 2008, vittoria con ampio margine di Berlusconi e i suoi, dopo che l’ennesimo processo a carico di Mastella convinse il noto centrista campano a far cadere il governo. Mastella era ministro della GIUSTIZIA dell’allora governo Prodi. Il candidato del partito democratico era Veltroni, fu spazzato via e oggi fatichiamo a capire quale sia il mestiere di Veltroni, che per la prima volta non si ricandida. La sinistra arcobaleno venne buttata fuori dal parlamento, non avendo superato la soglia del 4%. Sono bastati due anni di Bertinotti presidente della camera, con rifondazione a reggere un governo in cui Mastella, per l’appunto, era ministro della giustizia, insieme a Rosi Bindi ministro della famiglia (sic).

Comunali 2009, a Marsciano la sfida è tra il delfino nominato dal sindaco uscente targato Pd e un medico di famiglia, nuovo alla politica, sostenuto da liste civiche e Rifondazione Comunista. Per una manciata di voti il Partito Democratico è riuscito a spuntarla. Dal 2009 si sono verificati nell’ordine: terremoto a Spina (frazione del comune), nevicata del secolo, alluvione del Nestore. Tutti segnali mandati dal padre eterno, che a quanto pare è stato ascoltato solo da Ratzinger, fresco dimissionario. Regionali 2010: tre schieramenti al via, il centro sinistra compatto (sinistra compresa) a sostenere Gadiuscia Marini, ex sindaco di Todi che riuscì nell’impresa, alla fine del suo mandato, di far vincere la destra dopo sessanta anni. Udc e Pdl si presentarono divisi, con due candidati di cui si ricorda a malapena il nome. La scelta era solo tra questi tre, la sinistra prese una discreta sberla: l’alleanza col Pd non fu ben digerita. Per inciso, la governatrice uscente, Lorenzetti (PD), è indagata per corruzione, avrebbe favorito Trenitalia negli appalti per l’alta velocità. Ancora è tutto da provare, l’unica cosa certa è che appena finito il suo mandato politico (chiese la deroga per ricandidarsi la terza volta, il pd ebbe però un sussulto di pudore e gli disse di no) è stata assunta da Reti Ferroviarie Italiane come dirigente. Non gli avrà fatto favori a pagamento (finché non lo dice il giudice) ma di sicuro non gli stava antipatica.

Il resto è storia dei giorni nostri. Il governo Berlusconi è caduto sotto l’impulso di Fini e della nipote di Mubarak, un anno di governo tecnico ed ora si va alle elezioni. Invece della solita primavera, si è scelto febbraio come periodo, così le vecchie che si presenteranno in pelliccia verranno deportate poco prima del voto. Le vecchie in pelliccia sono l’ostacolo più grande al progresso di un paese. Questa campagna elettorale è la più imbarazzante di sempre. Il ritorno di Berlusconi, la salita in campo dell’ex super partes Monti, l’ennesimo tentativo grottesco di Bersani nel convincere i suoi elettori “stavolta siamo cambiati! Le cavallette! Non è stata colpa nostra!”. Poi c’è Beppe Grillo con la sua follia a metà tra il sogno di uno stato in mano ai cittadini e l’incubo di un gruppo di pecore che scrive leggi (anche se Gasparri o Giovanardi non erano da meno e di leggi ne hanno scritte). Quindi la sinistra, organizzatasi in fretta e furia dopo aver capito che Vendola non avrebbe fatto un partito di sinistra, ma avrebbe portato un pugno di voti a Bersani, Bindi e compagnia cantante.

Qual è la situazione attuale? Chi voteremo e perché? Rapido riassunto:

Berlusconi: Sfido chiunque a trovare il coraggio di rivelare il proprio voto a un puttaniere pregiudicato, motivandolo magari con qualche idiozia tipo “è già ricco, non va in politica per rubarci i soldi”.  Nonostante questo, ci sarà chi lo vota. Siamo pur sempre in Italia, un posto dove esiste gente che tifa la juventus, figurarsi se non prende voti uno come Berlusconi.

Bersani: L’artefice della riforma più amata dai bimbiminkia: niente più commissioni sulla ricarica dei cellulari. Oltre a questo, è anche il candidato di una coalizione, Pd-Sel. Fagociterà Vendola, come ha già fatto per le primarie; Sel è un partito senza base, inizialmente erano transfughi di Rifondazione Comunista, poi da quando c’è stato l’accordo elettorale col partito democratico, Sel è sparita. E’ il favorito per la vittoria, ma dati i margini risicati strizza l’occhio al premier uscente Mario Monti. Il suo programma elettorale prevede, tra le altre, proposte in contraddizione con quello che il PD ha sostenuto e votato nell’ultimo anno e mezzo (sugli F35 ha toccato alti livelli di comicità). Poteva vincere le elezioni a mani basse, ha preferito sostenere Monti convinto che tanto non si sarebbe candidato. Risultato: Monti candidato, Berlusconi riesumato, rischio di perdere molto più alto. In caso di risultato negativo, partirà la caccia ai colpevoli, da scegliere come sempre tra quelli che non sono nel centrosinistra. Grillo e Ingroia in pole position. Le sconfitte non sono MAI colpa del centrosinistra, non hanno candidato Chuck Norris solo perché non è italiano.

Giannino: Giannino! Un tizio pelato con la barba, come l’ex portiere del Chievo Verona Lupatelli, che fonda un partito di economisti liberisti dal nome “Fare per fermare il declino”! Ha sostenuto Berlusconi e Tremonti fino all’altroieri ed ora vuole fermare il declino. Il tizio difetta di lungimiranza, oltre che di buon gusto. Tuttavia, ci sono persone intelligenti, dunque insospettabili, che confessano di volerlo votare. Propongo per questa gente l’interdizione dai pubblici uffici.

Grillo: L’elemento più controverso di questa campagna elettorale. Un movimento politico quasi invisibile, liste dei candidati fatte online con un pugno di elettori (in umbria il primo candidato ha 80 voti, una riunione di condominio), ma un risultato elettorale che può tranquillamente arrivare al 20%. L’epopea di Grillo è roba su cui faranno film a Hollywood. Comico tagliato fuori da tutte le tv (erano dello stesso padrone, perché il centrosinistra non ha mai fatto una legge sul conflitto d’interessi), ha aperto un blog. Ha cominciato a fare informazione (o disinformazione a seconda dei pareri) tagliente, cattiva e puntuale allo stesso tempo. Partendo dal web, un qualcosa di sconosciuto ai politici che oggi ci chiedono l’amicizia su facebook, ha creato un movimento di opinione, populista ma non più su temi assurdi come la Lega. Niente secessione ma parlamento pulito dai pregiudicati, ambiente e edilizia, addirittura il salario sociale. Tutte proposte che la sinistra ha sempre fatto sue, insieme a tante altre che Grillo dimentica perché non fanno audience (stato laico, tanto per dirne una). La differenza è che Grillo è riuscito a farsi ascoltare. Qualcosa da imparare c’è, l’umiltà per farlo no, perlomeno nell’area del centrosinistra.

Ingroia: La sinistra, ad oggi assente in parlamento, fino a novembre non aveva ancora idea di cosa fare. Tanti movimenti, tante battaglie, ma nessuna organizzazione per eventuali elezioni politiche. Il fallimento della sinistra arcobaleno ha lasciato tutti con le chiappette al vento. Vendola ad un certo punto sembrava potesse ambire a riunire la sinistra e creare una forza politica in grado di farsi valere, poi ha deciso per il suicidio assistito alleandosi col Pd. In effetti la gestione del caso Ilva non lasciava presagire nulla di buono, i pugliesi avrebbero continuato a morire di cancro se non fosse stato per la magistratura. (Notare come il padrone dell’Ilva fosse un finanziatore di Bersani, con tanto di ricevuta rilasciata dal buon Pierluigi.) Per cercare di rispondere alle esigenze di sinistra di molta gente, che rischiava di doversi astenere o mettere la croce su simboli ai limiti del comico, come il partito di cicciolina o quello dei pensionati, il movimento arancione, Rifondazione, quello che rimane dell’Idv (cioè Di Pietro) e altri, si sono riuniti sotto il nome di Rivoluzione Civile. I problemi non mancano, qualche dinosauro tipo Diliberto è ancora in mezzo agli zebedei (anche se molto probabilmente non verrà eletto), i soliti difetti atavici della sinistra ci sono. Ma insomma, meglio di Cicciolina lo è di sicuro. Come candidato, sempre in fretta e furia, è stato scelto Antonio Ingroia, il magistrato delle intercettazioni di Napolitano nelle trattative stato-mafia. Non andrà al governo, proverà però ad entrare in un parlamento che verosimilmente non durerà molto, senza però dover sostenere alleanze improbabili con Monti o Fioroni. Una forza di opposizione, d’altronde cosa altro può fare un magistrato anti mafia in uno stato dove la mafia è maggioranza da sempre?

Monti: Il tecnico non più tecnico, chiamato a salvare il futuro di Casini e Fini, destinati ad una scomparsa prematura (stanno in politica da solo 30 anni) dalle scene. Nel suo programma c’è il liberismo per imprenditori e finanzieri e i sacrifici per i lavoratori. . Insieme a Berlusconi rappresenta l’italia peggiore, il primo ha gli impuniti e i villani, Monti ha i ricchi industriali pseudo filantropi, quelli che hanno fatto il bello e il cattivo tempo e ora si chiedono come mai il paese non riparte. Non li sfiora l’idea di essere i colpevoli dell’impoverimento, hanno sostenuto Berlusconi fino all’altro ieri e solo le puttane di Silvio li hanno convinti a voltare le spalle all’ex compagno di merende.

A meno di ribaltoni dell’ultima ora, voterò per Ingroia, rispettando l’unica regola della mia filosofia di vita:

vota il primo partito di sinistra non alleato col pd e impara a calciare come Recoba

L’economia liberale, o liberista che dir si voglia, in Italia ha fallito miseramente. Ci ha portati nel baratro in cui siamo, un fondo ben noto a chi ha meno di 35 anni. Fidarsi dei lumaconi del partito democratico non ha senso: la precarietà del lavoro, tanto per dire, la inventò il governo Prodi col pacchetto Treu. Berlusconi è quello che è, lo sappiamo tutti, siamo italiani e conosciamo bene i nostri compatrioti. Monti è il professore che ti interroga a sorpresa e ti mette 4, lo votano solo i secchioni ricchi.

Buone elezioni a tutti.

NB: piccola nota sul voto utile. Il pd sta martellando da mesi chiedendo agli elettori di sinistra, come me, di votare in modo utile, cioè di dare non votare partiti esterni al centrosinistra per non rafforzare berlusconi. A parte la panzana dell’utilità in sé per sé (perché dovrei venderti il mio voto? Per non rifare la legge sul conflitto d’interessi?), a livello di numeri il voto utile ha ancora meno senso. Nelle regioni in cui il PD è il primo partito, quali Toscana e Umbria, il numero di senatori per il Pd rimane comunque lo stesso, quale che sia la percentuale. Il Pd si prende il premio di maggioranza, gli altri si spartiscono la torta. E questa torta è meglio farla spartire a Monti, Berlusconi e Grillo, o provare a indebolirli? Agli intelligenti l’ardua sentenza.



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