Il Tribunale del Riesame è stato chiaro nel suo provvedimento contro l’Ilva: l’ordine è di mettersi a norma al prezzo di onerosissimi esborsi finanziari sulla base delle migliori tecnologie disponibili. Il dibattito su quale sia la via migliore per il risanamento dell’impianto è aperta.
Da un lato il Gruppo Riva, proprietario dello stabilimento, che spinge per il barrieramento del parco minerali, spalleggiato dal Ministro dell’Ambiente Corrado Clini, dall’altro l’Arpa Puglia che vorrebbe l’attuazione di un avveniristica copertura dell’area incriminata le cui polveri infestano il quartiere Tamburi.
L’Arpa ha trovato negli ultimi giorni la sponda di Beppe Grillo che, riprendendo il Comitato Cittadini Liberi e Pensati di Taranto, ha proposto la soluzione adottata dalla Hyundai Steel Corporation in Corea del Sud che ha deciso di coprire i suoi parchi minerali con delle cupole ad hoc che evitano la dispersione di polveri nell’aria durante le fasi di carico e scarico.
L’azienda sudcoreana è stata la prima a realizzare una soluzione del genere. Tutte le fasi del processo di produzione sono coperte per ridurre l’impatto ambientale e risparmiare sulle materie prime. L’impianto è costato 5,5 miliardi di dollari ed è in grado di produrre 8 milioni di tonnellate di acciaio all’anno (un milione in meno dell’Ilva). Le cupole permettono di risparmiare alla Hyundai 20 milioni di dollari l’anno perché lasciare tutto all’aria aperta provoca una perdita dello 0,5% del materiale a causa di pioggia, vento e freddo.
Giorgio Assennato, presidente di Arpa Puglia, è un forte sostenitore della copertura:
Corea e Giappone sono avanti anni luce rispetto a noi. La copertura dei parchi minerali è l’unica soluzione tecnicamente possibile contro l’inquinamento, soprattutto nel caso di Ilva. A nostro avviso l’altro rimedio utile sarebbe la completa delocalizzazione dei parchi, ma questa avrebbe dei costi e dei tempi di realizzazione davvero esorbitanti. A Taranto la bagnatura dovrebbe essere già fatta e i risultati sono evidenti: non basta. Anche per questo motivo le barriere non sono la soluzione migliore e credo che il Tribunale del Riesame la pensi così, considerato che nelle motivazioni della sua sentenza ha fatto ampio riferimento alle nostre analisi.
Il professore Carlo Mapelli, docente di siderurgia al Politecnico di Milano, conferma la bontà della copertura ma è pessimista circa la sua realizzazione nel breve periodo:
All’Ilva il trasporto su nastri protetti dalle navi ai parchi c’è già, a differenza delle cupole che in Corea coprono il parco minerario. Sono una soluzione tecnicamente interessante, per ora presente solo in questo impianto coreano. Non sono una soluzione che si può pensare di installare in tempi rapidi a Taranto, in quanto servirebbero un bel po’ di mesi perché ci sarebbero da predisporre anche delle macchine specifiche sotto le cupole per consentire lo svuotamento del deposito. Comunque si può trattare di una soluzione tecnica certo degna di interesse e di essere considerata per realizzare futuri miglioramenti, almeno di una parte del parco minerario.
Rimango dell’opinione che per portare sollievo in tempi brevi alle persone che abitano nei pressi dell’impianto un buon sistema di irrorazione e di barriere verticali sia la soluzione più agibile, poi per il futuro compartimentare il parco e coprire singoli settori potrebbe essere interessante. La differenza è che quello coreano è un impianto nuovo di zecca (progettato apposta in quel modo) mentre qui bisogna modificare situazioni pregresse ed è molto meno semplice soprattutto su una superficie di 65 ettari. Col tempo e con un buon piano si potrà modificare qualcosa anche a Taranto.
Fonte: Il Fatto Quotidiano