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In carcere ad herat, afghanistan, dove le donne a volte condannate ingiustamente si trovano meglio che fuori

Da Madyur

Saharimg_2894 , 28 anni e madre di Nasri, un bimbo di un anno e mezzo , è rinchiusa nel braccio femminile del carcere di Herat perché ha bevuto una birra. “Un bicchiere , i miei vicini mi hanno visto e mi hanno denunciato alla polizia” racconta “Adesso ho già scontato 14 mesi e dovrò passarne altri dieci qui dentro”.

Una storia come tante , e poco importa che il bicchiere fosse uno o più. Semmai di diverso c’è il carcere e le condizioni delle detenute. La struttura è stata realizzata dal Prt , il Provincial Reconstructio9n Team di Herat, che è sotto il controllo del contingente italiano. Qui le donne, per assurdo, finiscono per stare meglio rispetto a fuori.

L’edificio è pulito, ordinato e dà la possibilità alle mamme di tenersi vicino i figli. Non solo qui una reclusa ha anche l’opportunità di imparare a leggere e scrivere , di usare il computer , di imparare l’inglese e di tessere tappeti o confezionare capi o accessori in tessuto.

In questo carcere sono ospitati 1850 prigionieri. Tra questi ci sono delinquenti comuni , ma anche pericolosi criminali e Talibani , racconta il generale Sadeyi, comandante delle prigioni dell’Afghanistan occidentale “In tutto sono sette le categorie di detenuti , suddivisi per crimini e pene”. Naturalmente più grave è il reato tanto peggiori sono le condizioni di detenzione. “Abbiamo 101 donne , tra le quali 25 adultere e 12 assassine , mentre le altre sono per lo più ladre”.

Organizzate in gruppi di tre , le detenute lavorano ai telai dalle 8 alle 12 dalle 14 alle 16. In un mese un gruppo riesce a realizzare un tappeto di medie dimensioni del valore , sul mercato locale , di circa 130 dollari. “L’età media delle carcerate è di 29 anni mentre le pene variano a seconda del crimine , dai 5 anni per adulterio ai 20 anni per l’omicidio” dice Sadeyi.

Meglio della giustizia talebana che condanna l’adulterio con la lapidazione. Le mamme possono stare con i loro bambini , che stanno con i parenti , ma che possono far visita liberamente.

A raccontarlo così , il carcere di Herat sembra il paradiso. La realtà è diversa , perché la libertà è un bene non negoziabile e quando te la portano via è difficile da accettare( soprattutto se è incomprensibile). In questo posto ci sono tante storie assurde.

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Gity , ad esempio , ha 18 anni e abitava in Iran con il marito. Stremata dalle continue violenze domestiche , subite anche da altri membri della famiglia, scappa “Stavo tornando dai miei genitori quando mi hanno trovato al confine senza nessun parente che mi accompagnasse. Quando mi hanno arrestata ho chiesto il divorzio, ma l’unico modo che ho di ottenerlo è quello di farmi 4 anni di carcere , e finora ho scontato 11 mesi”.

Sheida , 45 anni è vedova da tre. A lei è andata peggio : lei ha pagato dieci mesi dei dieci anni di condanna. “Ero in taxi con mia sorella , stavamo andando a trovare dei parenti , quando la polizia ci ha fermato per perquisire l’auto. Nel bagagliaio hanno trovato armi e noi siamo finite in carcere”.

Il clima che si respira all’interno del carcere è più sereno di quanto ci si possa immaginare , certo non è un hotel , ma la sola presenza dei bambini crea un atmosfera particolare. Anche chi qui dovrà passarci un’eternità.

Roya è di Kabul , ha 22 anni e un figlio di poco più di un anno “Sono accusata di omicidio che non ho commesso. Quando la polizia è entrata ha visto il cadavere e ha portato via tutti”. Dovrà scontare 20 anni “Ormai per la mia vita ho solo aspettative terribili , ma continuo a sperare in un miglioramento , spero di uscire prima”. Zeinas ha solo 16 anni “Sono qui da dieci mesi e dovrò scontare 10 anni, ma il mio processo non è ancora finito. Voglio uscire perché non c’entro nulla, in quella casa ( la stessa di Roya ndb) ero solo un’ospite” racconta in lacrime.

Sima, 22 anni, è dentro per omicidio , in cella da sei mesi per una condanna di un anno “Hanno arrestato tutti i membri della mia famiglia, a mio marito hanno dato cinque anni, agli altri 18. Quando uscirò sarà un problema”.

Anche questo è l’Afghanistan , un paese, che nonostante la guerra e tutte le sue contraddizioni , sta cercando di crescere.


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