Magazine Cultura
In giro per Brooklyn in compagnia di Paul Auster e Franz Kafka
Creato il 17 gennaio 2014 da Gorgibus @chiaragorgibusTraduzione: M. Bocchiola
Edito: Einaudi Super ET
Pagine: 265
ISBN: 8806186205
Prezzo di copertina: 12€
Disponibile in ebook
Hai presente quegli autori di cui conosci i titoli di tutti i romanzi pur senza averne mai letto uno? Bene, Paul Auster per me era uno di quelli. Negli anni ho messo in wish-list ogni suo libro senza mai decidermi a leggerne uno. A spezzare questo assurdo incantesimo è arrivato il gruppo di lettura del blog Start from scratch che credo abbia dato il via ad un idillio imperituro. Non che io sia riuscita ad essere presente al gruppo di lettura come avrei voluto, si sa, dicembre è un mese infame. Ma, non divaghiamo.
Follie di Brooklyn è un libro che mi è piaciuto sin dalla prima pagina, non di quelli che gridi al capolavoro, ma di quel piacersi che fa subito simpatia, un po’ come quando conosci qualcuno che ti sta subito simpatico, una sensazione che non scambi mai per amore. E' come una giostra con i cavalli a dondolo, che gira e si popola di colori e della più varia umanità, ma che ha sempre quella musica rassicurante in sottofondo che non permette mai al buonumore di abbandonarti.
Nathan Glass è un ex assicuratore in pensione, sopravvissuto al cancro e a un matrimonio, che si trasferisce a Brooklyn con l’idea di vivere una tranquilla, seppur breve, vecchiaia alle prese con la scrittura. Nathan ha in progetto di scrivere Il libro della follia umana “il racconto di tutti gli svarioni e i capitomboli, i pasticci e i pastrocchi, le topiche e le goffaggini in cui ero caduto nella mia lunga e movimentata carriera di uomo”. Sebbene Nathan sembrerebbe stanco della vita, la vita non è stanca di lui, e lo risucchia dentro appena dopo il trasloco a Brooklyn, grazie ad un fortuito incontro con il nipote Tom. Tom, figlio della defunta e amata sorella di Nathan, era un giovane intelligente e di belle speranze che, dopo aver perso la via e aver girato in lungo e in largo New York alla guida di un taxi, è finito a lavorare in una libreria come commesso.
Nathan è un personaggio magnifico, pieno di ironia, di positività, guarda il mondo come chi ne ha viste tante ma anche come chi si aspetta di veder emergere sempre il meglio dalle persone, è cinico quanto basta e un ottimo intrattenitore. E’ il personaggio faro del romanzo non solo perché ne è il narratore, ma perché rappresenta la luce di riferimento di tutti gli altri, e noi lettori siamo un po’ come la piccola Lucy, non esitiamo a gettarci tra le sue braccia e a farci raccontare il mondo.
La scrittura di Auster è fatta di personaggi, la più varia umanità che dà forma e sostanza alla narrazione, la scrittura si nasconde dietro i loro corpi in movimento, non è mai al centro della scena ma si limita a fare da sfondo. La scorgi nei titoli, negli aneddoti, nei dialoghi brillanti. E’ per questo che leggere Follie di Brooklyn per me è stato come far parte di quella umanità, mi sembra di aver conosciuto Nathan e la piccola Lucy, di aver respirato la polvere della libreria, di aver mangiato pancake serviti da Marina, di aver salutato la BPM per strada. E terminarlo, è stato un po’ come riporre le valigie al ritorno da un viaggio, non vedi l’ora di ripartire.
Ciao Paul, ci rivediamo a New York, prima o poi.
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