Abbiamo visto nei post precedenti come l’Italia, uscita stremata dalla seconda guerra mondiale, sia divenuta una repubblica democratica apparente nelle mani di tre padroni (o padrini se vogliamo): Vaticano, mafie e Stati Uniti. Abbiamo visto come i tre soci introdussero il sistema lineare destra-sinistra e come dovettero adattarlo alle idiosincrasie del panorama politico italiano. Abbiamo poi rapidamente ripercorso le vicende del sistema partitico nei sonnolenti decenni precedenti a tangentopoli.
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Il problema italiano non e’ che Mussoloni racconta solo frottole. Il problema e’ che la gente crede a quelle e non alle poche cose vere che talvolta gli scappano di bocca. Quante volte ha infatti ripetuto agli italiani che dovevano imparare ad interpretare lo stato come se fosse un’impresa? Il famoso stato-azienda fu il suo cavallo di battaglia al momento della discesa in campo del 1994. Nessuno ha preso davvero in considerazione il suo ottimo consiglio. Lo faremo noi.
Dunque e’ cosi’, l’Italia della Prima Repubblica e’ un’azienda. Una SRL a mio modo di vedere. Una Societa’ a Responsabilita’ Limitata la cui proprieta’ e’ divisa fra tre soci, la Trimurti: il Vaticano (una Ditta Individuale), le mafie (in nero e a conduzione familiare), gli Stati Uniti (la piu’ grande Societa’ Per Azioni del pianeta). Ogni socio ha diritto alla nomina di un certo numero di delegati e dirigenti ai vari livelli aziendali, secondo le sue quote. Questi opereranno primariamente nel suo interesse ed in second’ordine nell’interesse dell’azienda. A conti fatti, nessuno dei soci e’ interessato a che l’impresa fallisca, ciascuno mira al proprio massimo profitto ed alla sopravvivenza della struttura che lo produce. I delegati compongono l’assemblea dei soci (il parlamento), i dirigenti il consiglio d’amministrazione (il governo). Tutti operano secondo le indicazioni dei proprietari per un’ottima ragione: sono loro che pagano lo stipendio. L’assemblea ed il consiglio svolgono un doppio compito. Il consiglio e’ preposto a raggiungere gli obiettivi indicati dalla Trimurti attenendosi allo statuto aziendale (la costituzione), l’assemblea deve gestire i rapporti con i dipendenti di fascia piu’ bassa: impiegati, operai e via dicendo. La mano d’opera poco qualificata e’ preponderante, a livello numerico, sulla categoria dei dirigenti. In questo frangente li chiameremo genericamente operai.
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Torniamo a noi. Dopo mille peripezie ed all’insaputa di tutti, nel 1943 l’azienda Italia fu rilevata sottobanco, sull’orlo del fallimento, da quella che oggi chiameremmo ‘una cordata di investitori’ (noi li abbiamo definiti armatori di un vascello scampato al naufragio). Vecchi proprietari (Avanti Savoia!) e dirigenti (il regime fascista) furono estromessi. A quel punto tutte le opzioni erano possibili. I tre nuovi titolari dell’impresa, la Trimurti, optarono per la SRL come forma societaria ma si videro costretti dalla congiuntura storica a registrarla, nel 1946, come cooperativa alla camera di commercio (l’ONU di freschissima costituzione). Per questa ragione, abbiamo detto fin dalle prime battute, la Repubblica Italiana nacque affetta da una contraddizione: era una SRL ma gli operai la credevano una cooperativa. La Trimurti chiese ai dirigenti di svolgere un doppio ruolo: amministrare per i proprietari e recitare per gli operai. Per quasi cinquant’anni i dirigenti assolsero egregiamente alla loro funzione sotto l’attenta regia di uomini come De Gasperi, Fanfani e - primus inter pares - Giulio Andreotti, distinguendosi soprattutto nel secondo obiettivo, recitare con gli operai. Sulla base di un format di grande successo internazionale ma inadatto al pubblico italiano, seppero infatti accattivarsi il sostegno deI settore ‘impiegatizio’ dell’azienda relegando il sindacato operaio (il Partito Comunista) al ruolo di antagonista e nemico del sistema. Seppero alimentare e gestire le lotte intestine tra le fila dei dipendenti. In altre parole convinsero gli impiegati a prendersela con gli operai e viceversa. Divide et impera. Nel frattempo, per salvare le apparenze e per comprendere quale dei tre soci avesse piu’ appeal sui dipendenti, che dovevano lavorare per arricchire proprietari ed azienda, indissero dieci consultazioni elettorali, le dieci legislature della Prima Repubblica.
Come la vedevano gli operai e gli impiegati? D’ora innanzi, quando vorremo parlare indistintamente di tutti coloro che non sono ne’ dirigenti ne’ proprietari, riuniremo tutte le sotto-categorie in una sola macro-categoria che chiameremo pueblo, termine che ci pare assonante alla condizione di totale subalternita’ della volonta’ che le accomuna. Insomma, come la vedeva il pueblo?
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L’ ‘homo homini lupus’ hobbesiano si rivelo’ quindi la giusta interpretazione dell’umanita’? Forse, oppure a qualcuno molto potente e cinico fece comodo farlo credere agli altri.
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