Ho iniziato a leggere “Come si scrive un racconto” di Gabriel Garcia Marquez (editore Giunti/Demetra). È opportuno spiegare che il libro espone il lavoro svolto dal laboratorio di sceneggiatura a Città del Messico, gestito proprio dal premio Nobel sudamericano.
“Ma io non voglio scrivere sceneggiature”, potrebbe osservare qualche lettore. Perché no?, dico io.
Si tratta pur sempre di scrivere, di gettare via, di riuscire a ottenere una scrittura efficace, di valore. Garcia Marquez ha imparato a scrivere facendosi le ossa sulle pagine dei quotidiani.
Mi preme soprattutto far intendere che rinchiudersi in qualche recinto, dire: “Questo no, non va bene, è troppo popolare” è un errore.
Ho appena iniziato, ma si presenta una lettura molto interessante. Sembra essere la trascrizione delle lezioni: un allievo presenta la sua opera, e Garcia Marquez, e gli altri allievi, fanno a pezzi l’opera.
Troppo truculenta l’espressione “fare a pezzi”? Tutt’altro: si smonta tutto a caccia di quello che non funziona, e si getta via. Ho già trovato (e non poteva essere altrimenti), alcuni concetti già ribaditi da chi scrive (e che dovrebbero essere assimilati da chi vuole provare a scrivere).
Vale a dire gettare, gettare, gettare. Il bidone della spazzatura è il miglior amico dello scrittore.