Nina Achmatova dell’agenzia del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere) “AsiaNews” riferisce che dal prossimo settembre l’insegnamento religioso diventerà obbligatorio in tutte le scuole. Il decreto, approvato da Putin, è condiviso non solo dal Patriarcato di Mosca, ma anche dalla comunità musulmana. Il Muftì della Repubblica Autonoma della Ciuvascia ha dichiarato che «la nuova materia nelle scuole in Chivashia è diventata molto popolare sia tra gli alunni che tra i genitori». Gli alunni delle scuole elementari e medie potranno scegliere tra lezioni sui “fondamenti della cultura religiosa” o “fondamenti di etica pubblica”, oppure frequentare i corsi su uno dei quattro culti che compongo l’anima religiosa della Russia: l’ortodossia, l’islam, l’ebraismo, il buddismo.
Giovanna Parravicini, ricercatrice di “Russia Cristiana”, in una intervista a Tempi, ha ribadito l’importanza di questo decreto: «Dopo 70 anni di ateismo in Russia si riconosce pubblicamente che religione e fede sono aspetti fondamentali della struttura umana e per questo vanno insegnati. […] Putin si è ritrovato un paese in crisi, non solo economica, ma soprattutto umana e familiare. I problemi dell’alcolismo e della tossicodipendenza erano enormi. Ha pensato di chiedere aiuto alla Chiesa, perché moralizzasse la società». Ha anche riportato un esempio particolarmente significativo della “rinascita religiosa” della Russia profonda: «A fine novembre una reliquia della Madonna è stata portata in Russia dal monte Athos. Un milione di persone sono rimaste in coda, con diversi gradi sottozero, per una settimana, 24 ore su 24, arrivando a formare fino a nove chilometri di fila, per vederla. Tutto ciò sarà anche sentimentale, magari, patologico, esagerato, ma il popolo russo ha ancora una domanda profonda di senso che aspetta una risposta e che la crisi dell’uomo che attraversa oggi mette in evidenza».
La notizia non farà di certo piacere a quei laicisti che hanno sperato nell’ateismo di stato come metodo più efficace per la costruzione di una società totalmente irreligiosa. Vogliamo a tal proposito ricordare le imbarazzanti dichiarazioni del luminare Umberto Veronesi apparse nel libro-intervista “Essere laico”, curato da Alain Elkann (Bompiani, Milano, 2007, pp. 55-56): «Le indagini [Veronesi non specifica quali, ndr] ci dicono che il 90% dei russi è rimasto solidamente non credente. Quindi chi conquista con la forza della ragione una posizione agnostica è difficile che torni indietro». Qualsiasi commento a queste parole sarebbe superfluo: finalmente a parlare non sono più le ideologie, ma solo i fatti.
Roberto Marchesini