Magazine Diario personale

In via dei matti, numero zero. Ovvero, Natale a Houston.

Creato il 24 gennaio 2015 da Valeskywalker @valeskywalker
 
Siccome siamo matti, ma fino ad un certo punto, abbiamo deciso di saltare l'offerta aziendale di rimanere per un mese in residence e cercar casa sul luogo insieme alla  relocator  cortesemente assegnataci, ma di darle qualche indicazione in modo da arrivare dall'aeroporto direttamente a quella che sarebbe diventata casa nostra, almeno per il primo anno di assignment: il mese prima di partire ci ha mandato quattro proposte e abbiamo scelto quella vicina ad un luogo dal nome promettente, che si sarebbe rivelato la mia salvezza trisettimanale: il Children Museum.In teoria avevamo diritto all'appartamento ammobilitato, ma i nostri gusti sono evidentemente molto molto ma molto distanti dallo stile houstoniano corporate tipico, che si puo' riassumere in tre principi base:1) Tinte unite, queste sconosciute. Ovvero perche' un solo colore se per lo stesso prezzo ne puoi avere 5 insieme, di cui uno deve essere sempre il marrone. 2) Il legno pesante intagliato e scuro e'  sinonimo di solidita', patria e prestigio. Non fatemi dire di cosa e' sinonimo il ferro lineare bianco.3) La (eco)pelle nera va con tutto: il corpocowboy non potendo sedersi su una sella di (eco)pelle quando lavora, giustamente si riposa su divani, poltrone, sgabelli e sedie di (eco)pelle quando riposa.Dopo aver visto le gallery del mobilio proposto ed immaginato le bimbe spalmare di yogurt il divano di (eco)pelle nera, noi andare a dormire nel catafalco di legno ogni sera e soprattutto far la doccia dietro tende marroneorebordo', abbiamo educatamente chiesto se si potevano avere mobili ikea chiari, semplici, adatti alle bambine.La risposta e' stata sorry, i mobili ikea sono cheap e noi lavoriamo solo con magazzini di fornitura di veri mobili pesanti finto rococo'.Percio' abbiamo chiesto che ci dessero l'appartamento vuoto, con dentro tre materassi, lenzuola e asciugamani, una tv sola anziche' due e l' attrezzatura della cucina.They don't know how good they have it, me l'immagino.Fu cosi' che arrivammo quindi dall'aeroporto alla nostra casa molto carina, senza quasi nulla dentro, e iniziammo ad industriarci nei weekends per creare il nostro nido: un rapido giro dei negozi di mobilio di prima e seconda mano ci ha dimostrato che l'ecopelle ci attendeva sempre  al varco, percio' dritti all'ikea,  ore e ore di pagine on line per recuperare delle sedie un po' meno pesanti di un trono intagliato e soprattutto la decisione di tenerci spartanamente semplici, perche' tanto di queste cose ci seguira' solo quello che abbiamo fatto venire con il container, finalmente giunto dopo estenuanti giorni di mammadovebarbapapa' : tutti i nostri quadri e una selezione di libri, musica e giocattoli.Ci sono voluti quattro finesettimana per mettere insieme il necessario a vivere normalmente, ma nel frattempo abbiamo sperimentato ogni forma di utilizzo dei cartoni di amazon e dei sacchetti di carta del trader's joe. Per Natale l'impresa imprevista e' stata decorare l'albero. Presi com'eravamo dal problema di trovare un tavolo che non sembrasse un plastico in legno di un Mausoleo, ci siamo ritrovati al diciannove dicembre a girare alla ricerca di palline di Natale, per scoprire che sorry, maam, sono rimaste solo palline da 15 dollari l'una, perche' le altre sono andate via tutte subito dopo Halloween. E cosi' siamo andati all'home depot, abbiamo preso le assi per fare un tavolo di sabato sera e il giorno dopo lo abbiamo battezzato non con la nostra prima cena seduti in venti giorni (le sedie sono arrivate dopo Natale, abbiamo usato per la Cena di Vigilia i tavolini lack presi per le stanze delle bimbe), bensi' come tavolo di lavoro: io a tagliare cartoncini e a far colorare alle bimbe Barbapapa', Peppa e George, la Pimpa e Rudolf la Renna, il Senator a produrre catene di striscette di carta da regalo da girare intorno all'albero, come faceva quando da piccolo c'era il comunismo e decorazioni non se ne trovavano troppe.Babbo Natale e' riuscito ad organizzarsi per portare un solo regalo a testa alle bambine, che non sono sembrate assolutamente turbate dalla cosa,  mentre la mamma si sentiva un pochino in colpa per la parca regalia, considerato che l'anno scorso sotto l'albero c'erano cosi' tante cose da parte di nonni, zii e zie presenti che le bimbe a un certo punto smisero di aprirli. Noi non ci siamo scambiati nulla, avevamo deciso che per questo periodo la priorita' sono le spese per arredare e sistemare casa. Io pero' ho ricevuto in regalo delle cartoline, scritte con il cuore da persone che hanno capito quanto per me questa nuova avventura sia come mangiare un minestrone di sassi e dire che buono. Grazie amiche, grazie lettrici, grazie colleghe d'espatrio e di navigazione.La cena non e' stata di 13 portate come si usa in Polonia, ma di due (pierogi, branzino alla siciliana) ed eravamo gia' pieni cosi'.Solo noi due con le bambine, in un luogo che non e'  pieno di ricordi ne' di mobili come casa nostra, ci e' sembrato di essere di nuovo in quell'appartamento vuoto dove arrivammo a Bruxelles tre giorni prima di Capodanno, con solo un materasso, una padella, qualche piatto e stoviglia e andammo a comprare un tavolino basso e largo da caffe', al quale cenammo seduti in ginocchio la sera di San Silvestro  (e molte sere dopo ancora), prima che lui, sotto il vischio e nel mezzo della nostra prima casa insieme vuota, mi chiedesse di sposarlo. Nell'enorme fatica che e' per me vivere qui a Houston, ho ritrovato come un diamante finito in fondo al cassetto dei calzini per nasconderlo dai ladri, la prova provata che noi siamo sempre noi, che il nostro amore e' ancora lo stesso, che siamo fatti per stare insieme nella gioia e nel dolore, in ricchezza e in studentezza.Verso le undici ci siamo messi in auto con le bimbe e siamo andati a cercare la Chiesa Polacca per partecipare alla Pasterka, la Messa di Mezzanotte. Tutta bianca e addobbata di centinaia di stelle di Natale Rosse, risonante dei Canti Natalizi tipici (i carols in Polonia sono una faccenda serissima) e di parole che non riesco a pronunciare ma il cui suono ormai mi e' familiare,  mi sono sentita accolta e protetta come in casa di amici, che poi e' quello a cui andare in Chiesa dovrebbe servire.Tutti erano vestiti eleganti, solo noi sportivi e con le bambine addormentate nei passeggini.Quando pochi giorni dopo il prete e' venuto a conoscerci e benedirci casa ci ha detto che quando ci aveva visto quella sera aveva pensato fossimo viaggiatori, che si erano fermati al volo per la Messa mentre stavo attraversando gli Usa.  Che in un certo senso e' proprio quello che siamo.
In via dei matti, numero zero. Ovvero, Natale a Houston.



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