Nolan aspira ad essere, o forse lo è, un regista intellettuale, accezione che potrebbe essere declinata negativamente o positivamente che dir si voglia, perché il suo cinema è comunque fatto di riflessioni e punti oscuri di cui i suoi protagonisti si fanno interpreti, quali specchi riflettenti disagi interiori che spesso noi stessi non oseremmo scrutare così a fondo, come invece tende, o meglio, tenta di proporci il regista che ha dato riavvio alla saga di Batman, dopo l'infelice trasformazione del cavaliere oscuro da parte di Schumacher in un oggetto pop meno appetibile di quello decisamente camp, interpretato da Adam West e divenuto icona di un periodo e fenomeno di costume.Inception si potrebbe raccontare, ma a rischio di non rendere chiaramente il senso di una storia che non può dirsi facilmente fruibile per chi ama le storie lineari e rischiando di rovinare la trama, ma in rete avrete facilmente occasione di trovare sintesi efficaci della sinossi di questo suo ultimo lavoro.Nolan è affascinato dalla mente umana e dai suoi meandri, questa volta andando a scavare nella materia dei sogni e costruendo dei labirinti architettonici in cui immergere i suoi protagonisti e l'ennesimo eroe alle prese con tormenti interiori e confronti con il proprio dolore incolmabile. Il regista inglese, da una parte, si può dire di avere il pregio di riuscire a concepire dei kolossal intelligenti o meglio che costringono lo spettatore medio a sforzarsi di capire e di andare oltre la piattezza fruitiva del cinema così come ci viene dato ultimamente con effetti speciali debordanti e spesso annoianti, dall'altra questo suo ultimo film sembra mostrare un gioco troppo scoperto nel suo discorso metafilmico anche attraverso gli evidenti riferimenti letterali e mitologici di cui è intriso, ma per questo non glie ne faccio più di tanto una colpa, forse perché mi ha divertito assistere ad un racconto che si spinge in territori non facili della narrazione, rischiando così apertamente di disvelare il proprio retroterra culturale e perché una volta tanto ho avuto l'impressione di assistere ad un'affluenza di persone che attirate da un'opera apparentemente semplice nei suoi contenuti, ha cercato di dire qualcosa di più a quel pubblico che solitamente non si addentrerebbe in simili speculazioni visive. A volte, forse, c'è bisogno anche di opere più o meno furbescamente pretenziose come questa per stimolare le nostre visioni, senza per questo condannare o esaltare un film che un suo fascino ce l'ha, nonostante il gioco questa volta, nel cinema di Nolan, si sia fatto più scoperto del solito.
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Nolan aspira ad essere, o forse lo è, un regista intellettuale, accezione che potrebbe essere declinata negativamente o positivamente che dir si voglia, perché il suo cinema è comunque fatto di riflessioni e punti oscuri di cui i suoi protagonisti si fanno interpreti, quali specchi riflettenti disagi interiori che spesso noi stessi non oseremmo scrutare così a fondo, come invece tende, o meglio, tenta di proporci il regista che ha dato riavvio alla saga di Batman, dopo l'infelice trasformazione del cavaliere oscuro da parte di Schumacher in un oggetto pop meno appetibile di quello decisamente camp, interpretato da Adam West e divenuto icona di un periodo e fenomeno di costume.Inception si potrebbe raccontare, ma a rischio di non rendere chiaramente il senso di una storia che non può dirsi facilmente fruibile per chi ama le storie lineari e rischiando di rovinare la trama, ma in rete avrete facilmente occasione di trovare sintesi efficaci della sinossi di questo suo ultimo lavoro.Nolan è affascinato dalla mente umana e dai suoi meandri, questa volta andando a scavare nella materia dei sogni e costruendo dei labirinti architettonici in cui immergere i suoi protagonisti e l'ennesimo eroe alle prese con tormenti interiori e confronti con il proprio dolore incolmabile. Il regista inglese, da una parte, si può dire di avere il pregio di riuscire a concepire dei kolossal intelligenti o meglio che costringono lo spettatore medio a sforzarsi di capire e di andare oltre la piattezza fruitiva del cinema così come ci viene dato ultimamente con effetti speciali debordanti e spesso annoianti, dall'altra questo suo ultimo film sembra mostrare un gioco troppo scoperto nel suo discorso metafilmico anche attraverso gli evidenti riferimenti letterali e mitologici di cui è intriso, ma per questo non glie ne faccio più di tanto una colpa, forse perché mi ha divertito assistere ad un racconto che si spinge in territori non facili della narrazione, rischiando così apertamente di disvelare il proprio retroterra culturale e perché una volta tanto ho avuto l'impressione di assistere ad un'affluenza di persone che attirate da un'opera apparentemente semplice nei suoi contenuti, ha cercato di dire qualcosa di più a quel pubblico che solitamente non si addentrerebbe in simili speculazioni visive. A volte, forse, c'è bisogno anche di opere più o meno furbescamente pretenziose come questa per stimolare le nostre visioni, senza per questo condannare o esaltare un film che un suo fascino ce l'ha, nonostante il gioco questa volta, nel cinema di Nolan, si sia fatto più scoperto del solito.
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