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Inchiesta su padre Decaminada, l’ospedale Idi e la Fondazione Nerviano. Alberto Sciumè sentito dal pm romano Michele Nardi

Creato il 05 luglio 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

Da quel che raccontano ai magistrati gli uomini del presidente della Regione Lombardia, pare che Formigoni viva in un altro mondo: non sa mai nulla, non può aver alcuna responsabilità, come fosse dotato di infallibilità. Una difesa singolare: è sempre qualche dirigente se non qualche assessore a combinare disastri immani, e Formigoni non si accorge mai di nulla. Lo vogliono far passare per una vittima, il Formigoni? In realtà la responsabilità politica non è mai stata così chiara. E la la situazione legata a padre Decaminada mette in cattiva luce, per l’ennesimo motivo, l’amministrazione regionale, il suo presidente e i suoi assessorati. La mano destra non sa mai quello che fa la sinistra, la regia politica non esisterebbe, anzi assisterebbe a un arcipelago di individui che si muovono senza coordinamento, come se il presidente non ci fosse. Una Regione che non riesce ad assumersi alcuna responsabilità politica e che cade nel ridicolo, indipendentemente dalle inchieste giudiziarie, cui tocca per la prima volta – finalmente – varcare le porte di Città del Vaticano. Per la Finanza è una prima volta, dopo tanti anni.

Il Fatto quotidiano ha pubblicato da un’ora sul proprio sito un articolo dedicato alla complessa situazione della Fondazione di Nerviano, presieduta da Alberto Sciumè, presidente di Stradivaria e vice di Centropadane, oltre che consulente legale della Provincia di Cremona. Lo stesso avvocato Alberto Sciumè è stato sentito dal pm Michele Nardi e ha sostenuto che il presidente della Regione Formigoni non sapeva nulla della situazione debitoria della Fondazione: l’acquisto da parte della Regione fu deciso dall’assessorato. Sciumè viene considerato anche dal Fatto quotidiano “braccio destro di Formigoni”, per l’antica amicizia con Alberto Perego e altre frequentazioni.

Le vicende di Alberto Sciumè, da Nerviano e dalla Regione, si intrecciano con quelle di padre Decaminada: ci sono altri quattro indagati, oltre a Padre Franco Decaminada, fino allo scorso gennaio consigliere delegato dell’istituto dermopatico dell’Immacolata di Roma (l’ospedale Idi), nell’inchiesta della Procura di Roma su presunte appropriazioni di somme di denaro dalle casse dell’ospedale. Sotto la lente degli inquirenti anche l’acquisto di una villa all’Argentario, per il quale sarebbero stati usati soldi della Congregazione religiosa guidata da padre Decaminada.

“La Regione Lombardia l’anno scorso ha acquisito la proprietà di Nerviano costituendo una fondazione ad hoc e accollandosi i debiti dell’impresa”. A fare chiarezza su Roberto Formigoni e l’affare da 180 milioni di debiti è padre Franco Decaminada, la guida spirituale della Congregazione dei figli dell’Immacolata, indagato dalla procura di Roma con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata all’appropriazione indebita e all’evasione tributaria. È lui che racconta ai pm la vicenda della Nerviano medical sciences, un’azienda con tanti debiti, che adesso potrebbe pagare la Regione Lombardia. Padre Decaminada ne parla durante il suo interrogatorio dello scorso 22 maggio, quando racconta i retroscena e i contatti della Inchiesta su padre Decaminada, l’ospedale Idi e la Fondazione Nerviano. Alberto Sciumè sentito dal pm romano Michele Nardicongregazione con la politica.

“Circa dieci anni fa la Congregazione acquistò da una società farmaceutica, la Pfaiser (Pfizer ndr), la fabbrica di medicinali oncologici sita a Nerviano. In quella circostanza prima dell’acquisto ci fu un incontro a Palazzo Chigi fra i componenti della Congregazione, tra cui io e padre Mozzetti, e gli onorevoli (Gianni, ndr) Letta e Formigoni. (..) Letta e Formigoni ci promisero un aiuto finanziario di circa 200 milioni di euro per acquistare Nerviano se avessimo mantenuto inalterati i livelli occupazionali per almeno 5 anni. Questo finanziamento non ci fu più erogato”. Alla fine però la Nerviano (che ad oggi ha anche un consistente patrimonio immobiliare e un portafoglio di 22 molecole) ritornerà alla regione Lombardia: è gennaio 2011 quando viene creata una fondazione ad hoc, che acquista l’azienda, e viene nominato presidente proprio Alberto Sciumè, braccio destro di Formigoni.

Per Decaminada però il presidente era a conoscenza della situazione economica dall’istituto, elemento che invece ieri Alberto Sciumè, sentito dal pm Michele Nardi che indaga sull’Idi, ha negato: “Formigoni non era ben informato sulla situazione dell’istituto perché le decisioni sono state prese in assessorato”. Poi la guida della congregazione parla anche dell’acquisto di una villa all’Argentario, finita al centro delle cronache perché, secondo l’accusa sarebbe stata pagata con i soldi dell’Idi. “Per quanto riguarda la villa tutto nacque da un’idea del Cardinal Laghi (deceduto nel 2009) di costituire un Centro Culturale e di riposo per religiosi in pensione. Per questo motivo attraverso il Cardinal Laghi ricevemmo dalla Santa Sede in affitto gli uffici siti in Via della Conciliazione. così, avendo ricevuto dal Cardinal Laghi il compito di costruire questo centro, ho realizzato la Punto Immobiliare Srl che ha acquistato il terreno e realizzato l’immobile.” Ma la Congregazione avrebbe anche molti collegamenti con le istituzioni. Tanto da determinare la scelta di Giuseppe Incarnato (anche lui indagato nella stessa indagine) come manager di Idi. È Decaminada che dice: “quando lo conobbi il suo curriculum mi convinse circa le sue capacità professionali. Inoltre lo stesso Incarnato aveva sicure entrature nel mondo bancario essendo stato collaboratore di Profumo dell’Unicredit e quindi ci garantiva di poter accedere più facilmente al credito bancario”.

Inoltre, oggi pomeriggio, per la prima volta la Guardia di Finanza è entrata in Vaticano, sempre per verifiche legate all’inchiesta su padre Decaminada, come ha riportato il sito di Tgcom.

Per la prima volta la polizia giudiziaria italiana è entrata in Vaticano per una perquisizione. Sfiorato l’incidente diplomatico, quando la finanza ha passato al setaccio la contabilità dell’Istituto dermatologico dell’Immacolata e dell’ospedale San Carlo, che fanno capo alla congregazione dei “Figli dell’Immacolata Concezione”, nell’ambito di un’inchiesta su un buco da oltre 800 milioni di euro.

Gli uomini delle Fiamme gialle, coordinati dal pm Michele Nardi, hanno atteso ore prima che le autorità dello Stato pontificio dessero il loro via libera, dopo aver chieso più volte il rigoroso rispetto delle procedure previste dal trattato del ’29 tra Stato e Chiesa. Gli accertamenti della finanza rientrano nelle indagini sullo scandalo che ha investito le due strutture ospedaliere.La vicenda ha coinvolto finora 4 persone, tra cui padre Franco Decaminada, per anni padre padrone dell’istituto, poi costretto a dimettersi proprio a causa dell’allegra gestione finanziaria. È accusato di associazione a delinquere, finalizzata all’appropiazione indebita e a una serie di reati fiscali. Perquisita anche la sede del responsabile provinciale della congregazione, padre Paritanti.
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