Oggi voglio proporvi
l'incipit di un libro che ha segnato, a dispetto di quello che si può
immaginare, buona parte del mio post-adolescenza.
Di solito, almeno
stando a quello che vedo in giro, Verne si legge da piccoli, magari come libri
scolastici o prime letture che i genitori offrono ai loro figli.
Io, come al solito,
ho dovuto fare le cose in maniera leggermente diversa. Quando gli altri
leggevano Gianburrasca (peraltro un grande libro che presto recensirò) io
affrontavo Barker. Mentre i miei compagni si esaltavano con le avventure di
Salgari, io iniziavo a scoprire Urania e le sue storie di fantascienza. Quando
i miei amici leggevano "Ventimila leghe in fondo al mare", io leggevo
Shining.
Quindi, in virtù di
questo, ammetto che ho scoperto la grandiosa capacità narrativa di Jules Verne
molto in ritardo rispetto alla stragrande maggioranza, ma forse proprio per
questo l'ho apprezzato e continuo a farlo.
L'isola misteriosa è
il mio preferito. Riunisce tutti i particolari della più classica delle
avventure: un gruppo di naufraghi, un isola, come dice il titolo, misteriosa, forme di vita anomale e un segreto
che si cela in mezzo alla giungla e che non manca di coinvolgere tutti i
personaggi.
Una delle
prerogative più apprezzabili di questo romanzo, è la struttura narrativa:
spesso, durante i dialoghi, non ci viene detto chi sta parlando e le didascalie
sono ridotte al minimo. Il bello è che Verne, dall'alto della sua maestria,
riesce a utilizzare questa perfetta sintesi senza che mai, nemmeno una volta,
il lettore si trovi spaesato o non capisca chi dice cosa.
Questo è l'incipit,
prova tangibile di quello che stavo cercando di spiegarvi. Noterete quanto è
riuscito a dire in meno di venti righe...
«Risaliamo?» «Al contrario, stiamo scendendo!» «Ancora peggio, signor Cyrus! Precipitiamo!» «Per Dio! Gettate la zavorra!» «Ecco vuotato anche l'ultimo sacco!» «Si rialza il pallone?» «No!» «Mi par di sentire come uno sciabordio di onde!» «Sotto la navicella c'è il mare!» «Deve essere a meno di cinque piedi!» A quel punto una voce tonante rimbombò nell'aria e risuonarono queste parole: «Buttate giù tutto quel che pesa!... Tutto! E che Dio ci assista!» Queste furono le parole che risuonarono sull'immenso deserto d'acqua del Pacifico, alle quattro del pomeriggio del 23 marzo 1865. Da dove veniva quell'aerostato, piccolo gingillo in preda alla tempesta? Da quale punto della terra si era librato? Sicuramente non poteva essersi alzato durante l'uragano. Poiché questo durava già da cinque giorni, anzi, le prime avvisaglie si erano manifestate il 18 marzo, dobbiamo dedurre che l'aerostato proveniva da molto lontano






