Incontro alle scuderie

Da Galadriel
[ La soria antica nona parte ]
.................. Lal tiaspetta alle scuderie.” Si senti alquanto rinfrancato, Lelay. Ogni qualvolta si trovava in angoscia la madre era l'unico essere umano vivente a dare quiete a quell'anima cosi dannatamente felice fino ad ora...ma qualcosa, pareva essere mutata, come se un sigillo fosse stato rotto! Sapeva bene Lelay che la sua vita non sarebbe più stata la stessa da ora in avanti! Si vestì, passandosi la mano in maniera distratta sui lunghi capelli che parevano non trovare più ricetto in quella testa cosi confusa e smarrita, rammentando quanto la madre le aveva sussurrato, almeno cosi cercò di fare lungo tutto il tragitto che lo conduceva verso le scuderie. Ogni passo pareva echeggiare nella sua testa, le tempie pulsavano, eppure non era certo la prima ubriacatura da cervogia o chissà quale altro intruglio, altre volte di ritorno dalle sue poco nobili scorribande si era barcamenato lungo la via di casa narrando nei dettagli con i suoi amici, se amici poi potevano chiamarsi e chissà quanti di loro l'avrebbero considerato tale dopo le ultime verità apparse.  Arrivò finalmente all'uscio delle tanto temute scuderie, dove ad attenderlo doveva esserci Lal! Stava per fare il suo ingresso, quando un terribile pensiero gli balenò in mente: perchè mai quella ragazza inglese, cosi dedita alle sue faccende, ligia oltre modo ai suoi doveri, cosi irraggiungibile per qualsiasi voglia di sollazzo, aveva avuto l'idea di fare una passeggiata con lui? Qual'era lo scopo ultimo? Perché proprio in coincidenza con la tempesta che si era abbattuta nella sua vita? Come se qualcuno, una presenza aliena gli stesse suggerendo di stare in allerta, lo stesse mettendo in guardia da chissà quale altra aggressione alla sua anima. Certo è che se avesse subito in cosi poco tempo un'ulteriore attacco, le sue difese fin troppo lacerate non avrebbero retto, sarebbe stata la fine, il nulla! Stava per desistere, cercava già una scusa plausibile per giustificare il mancato partecipe alla proposta di Lal, quando si voltò e con fare truce spalancò le porte che parevano essere quelle dell'inferno, il suo inferno, pronto a sfidare fino all'ultimo respiro chiunque fosse apparso dinanzi al suo cammino!
“Buon giorno Lelay!” - Parve uscire come un canto dalle sue labbra delicate ed eleganti, il suono della sua fine voce sibilò alle sue orecchie come musica, come cinguettii di usignoli mattutini che di buona lena solevano arrivare alla sua finestra ad allietare i suoi burrascosi risvegli. Il sorriso di Lal lo disarmò, avverti un brivido lungo la schiena, come punte di ghiaccio che sfiorano la calda pelle martoriata da chissà quale tortura, un raggio di sole riflesso, una costellazione di stelle cosi sconfinata e disposta in maniera tale da padroneggiare senza limiti l'universo conosciuto e non. Le sembianze di Lal parevano quelle di un'angelo, e Lelay avvertì immediatamente una pace che faticava a trovare spazio nella sua anima troppo occupata dall'ormai invadente Bestia, che non mancò di salirgli in gola prima per poi eruttare in tutta la sua perfidia dalla sua bocca: “ Ma guarda chi abbiamo l'onore ed il privilegio di avere nelle nostre umili stalle!?” - Esclamò con ironia alquanto stucchevole e provocatoria. “ Mia madre ti ha dato licenza di riposare un po'? Oppure sono terminati i derelitti da accudire? Fammi indovinare...uhmm...ecco, si, ci sono! Te n'è stato assegnato uno in particolare da curare ed accudire, me?” Nulla di più spregevole, niente di più sgradevole poteva riuscire a dire per inaugurare quell'incontro cosi sublime con la pura e candita presenza della ragazza, che nonostante la sua educazione e apparente vulnerabilità, non mancò di schivare abilmente il feroce affondo. Era chiaro che non si aspettava nulla di più o di meno: “Potresti almeno salutare, immagino che sia buona cosa ricambiare il saluto, tralasciando il sorriso ovviamente, per quello magari ci si può accontentare.”-La voce di Lal sibilò come una lama di fioretto che ti penetra la pelle, che si fa spazio tra le costole del torace. “Cosa sei venuta a fare?” -Ringhiò Lelay con sguardo truce che nascondeva tutto il disagio e l'imbarazzo per la turpe attitudine che usò per presentarsi a quell'agognato e tanto atteso incontro. Già, proprio cosi, in fondo Lelay provava da sempre un recondito desiderio che non era quello che le altre donne suscitavano in lui, ma un desiderio che ti fa palpitare il cuore come uno stallone di razza pregiata che scalpita dinanzi all'irrefrenabile forza della sua stessa nobile anima. Aveva sempre considerato Lal come un sogno irraggiungibile, quasi fosse rassegnato a dovere rinunciarci prima ancora di sapere se mai l'avrebbe potuta avere, desiderare, toccare, amare. L'attrazione che lo invase quando per la prima volta la vide arrivare nella tenuta fu cosi forte che lo svili, e forse fu per questo motivo che si lasciò andare come per arrendersi dinanzi all'evidenza dei fatti, a gesti ed attitudini debosciate che altro non facevano che allontanarlo dai canoni ideali al fine di piacere ed attirare l'attenzione di Lal. Perchè mai avrebbe dovuto soffrire se non avrebbe potuto mai averla? Chissà mai quale ideale d'uomo, lei, cosi nobile e delicata, elegante e libera al contempo, avrebbe mai potuto desiderare. Delicato, educato, dolce ed innamorato, fonte di canti e poesie d'amore solo per lei, un principe d'altri tempi, un principe azzurro delle favole, un principe di alta levatura e non certo un bastardo concepito con violenza, e partorito con sofferenza e chissà con quale disgusto! Lelay fece il suo ingresso nelle scuderie, mentre i raggi del sole filtravano dalle pareti e conferivano all'ambiente uno strano quanto intrigato aspetto, foss'altro per Lal accanto al suo stallone, una visione, un'immagine sfuocata agli occhi parecchio provati di Lelay. Mentre la distanza che li aveva fin'ora divisi, che li aveva tenuti lontano diminuiva velocemente, Lelay parve sentire il suo odore: si tra mille variegati odori di fieno, aromi aspri che i cavalli emanavano, lui riusci a percepire il suo di odore, quello proprio che la chimica di Lal emanava. Fu devastante! Lelay si avvicinava a Lal senza ormai controllare i suoi movimenti, le gambe parevano muoversi contro il suo volere, e i suoi occhi ricurvi e taglienti come coltelli scagliati in maniera incrociata, avevano cancellato ogni immagine di sottofondo che da contorno facevano all'ambiente e nulla più, lasciando soltanto quella dolce visione che stava dinanzi a lui. Erano per la prima volta l'uno di fronte all'altra! Si proprio cosi, cosi vicini da potere sentire i battiti incessanti dei loro cuori, da osservare da vicino ogni dettaglio dei loro visi, dei loro occhi, dei loro nasi, delle loro labbra. Lelay non aveva mai provato un'attrazione cosi irrefrenabile a un respiro fin troppo accelerato, che donava come per incanto più forza all'alito di Lal per giungere alle sue narici. Era un alito suadente, che mischiato all'inimitabile sapore mattutino sviluppava un irresistibile elisir d'amore, per poi intrecciarsi con il suo sudore che iniziava a fuoriuscire dai pori della sua leggiadra fronte, e che calava ad intervalli regolari lungo le delicate ed amabili guance. “Perdonami, non avrei mai voluto rivolgermi a te in tal maniera.” - balbettò Lelay che con un timido ed istintivo gesto allungò la sua mano destra come per asciugare quelle gocce di sudore che ormai grondavano dalla fronte sempre più velocemente! Scopri cosi che anche Lal nascondeva stentatamente l'imbarazzo di stare davanti a lui, sempre cosi schivo e cosi assente, dedito alle bisbocce più insolenti che si potessero immaginare, ma il suo retaggio nobile e pregno di nobile contegno pareva sorreggerla adeguatamente, per non parlare del suo sorriso che le cambiava addirittura i connotati in maniera da renderla invulnerabile ed irresistibile a chi ne avesse voluto farne dono. Ma al tocco di quella rude mano, al sentire il tatto di quella pelle cosi ricca di passione innata, non potè fare a meno di cedere ad un gesto di imbarazzo come a volere ritrarsi: “Allora, vogliamo spingerci fino al ruscello? La strada è ombrosa e fresca, eviteremo di sudare eccessivamente. Stamani mi sono alzata prima del solito, amo cavalcare alle prime ore del mattino, quando l’aria è ancora pungente e il cielo si colora del rosa dell’alba. Non trovi che la calura di questo giorno pare non abbia pietà di noi? Ho pensato fosse una buona idea godere delle emozioni che il mio rosso destriero sa donarmi, e non guardarmi inebetito, sai bene che non monto all’amazzone e quindi indosso una gonna pantalone. E’ un po’ che non assaporo la delicata e fresca carezza del ruscello che si trova in fondo alla valle, dove posso nuotare nell’acqua deliziosamente fresca e far rinfrancare il mio esuberante stallone dalle fatiche di una poderosa galoppata”- Lal conosceva bene le regole della doma e come più volte aveva letto nel “De re equestri” di Senofonte, sapeva che gli stalloni più indomiti potevano essere ammansiti con la “dura dolcezza” dei modi femminili. Il suo viso era di un bello che andava ben oltre quello di un'angelo! Lelay, non ebbe modo di capire più nulla per qualche minuto, ammaliato da quella voce suadente e da quel viso attraente, da cui ormai sapeva non si sarebbe più potuto sottrarre. Ormai era fatta! La sua mano era cosi lieta di stare appoggiata alla sua guancia che non voleva staccarla più! Gli occhi di Lelay penetrarono quelli di Lal, fino a fondersi in un sublime legame che li avrebbe uniti per sempre!

Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :