Un’incredibile ingiustizia è avvenuta a Milano il 20 gennaio 2011: una persona ha tentato il suicidio gettandosi sotto un treno della metropolitana ma quell’oscurantista intollerante del conducente ha avuto l’arroganza di frenare ed evitare così il compimento della volontà dell’aspirante suicida. Dev’essere stato un integralista religioso! Mario Staderini e il partito radicale non sembrano ancora sul piede di guerra per far incriminare il macchinista, reo di non aver voluto rispettare la volontà di un uomo che ha deciso liberamente e volontariamente di uccidersi. Uno sporco e vile obiettore di coscienza, direbbe disgustato Stefano Rodotà.
Il “Corriere della Sera” ieri celebrava il suicidio di Lucio Magri e di Monicelli, mentre oggi nel riportare questa notizia parla di lucidità del conducente nel «frenare miracolosamente in tempo». E ancora continua: «Grazie alla prontezza del conducente del treno in arrivo la tragedia è stata evitata». Il suicida dunque non è più un eroe da elogiare, ma chi si è rifiutato al suo suicidio ad essere oggi celebrato. Eppure si è opposto con forza al così tanto decantato diritto di morire di una persona. Alla sua (presunta) autodeterminazione. Con quale autorità, chiederebbe Peppo Englaro?
Si legge anche preoccupazione sul fatto che il suicida non sia in pericolo di vita. Ma come? Non voleva mica uccidersi? E ora lo si porta in ospedale assicurandosi che non sia ferito gravemente? Quante contraddizioni in questa cultura pro-death!