Foto Antonio Seprano, licenza CC
Sequestro record di oltre 8 miliardi di euro in mattinata: la Guardia di Finanza ha eseguito quanto disposto dal Gip Patrizia Todisco, a seguito della decisione del pool titolare dell’inchiesta “Ambiente Svenduto” che da mesi si occupa del disastro ambientale causato dall’Ilva nella città di Taranto. I beni e le quote societarie sequestrate sono riconducibili ai Riva, per mezzo della società di famiglia Rivafire spa.
Gli 8 miliardi corrisponderebbero alla somma che la famiglia avrebbe dovuto investire per abbattere i danni ambientali che l’acciaieria genera da anni sul territorio. Investimenti che non solo non sono avvenuti, ma che, al contrario, sono stati sostituiti da permessi illeciti che hanno consentito lo smaltimento di rifiuti e polveri tossiche, anche grazie all’intermediazione di importanti cariche regionali, tra cui spicca quella di Giovanni Florido, ex presidente della Regione Taranto, arrestato il 15 maggio scorso e per cui sono scattati ieri i domiciliari.
Si calcola, inoltre, che gli 8 miliardi di euro non investiti si siano tradotti in altrettanti guadagni illeciti dell’azienda, da ritenere dunque fonte di reato. A causa della Legge 231 del 2012, denominata da molti la “Salva Ilva“, il sequestro e i recenti arresti non andranno a incidere minimamente sulla continuità della fabbrica – dove lavorano 11mila operai – né tanto meno daranno il via agli interventi necessari per risanare l’ambiente. Il presidente dell’acciaieria, Bruno Ferrante, e l’AD Enrico Bondi, non rischiano il loro posto, poiché per il momento ritenuti estranei alla vicenda.
Rimane invece ai domiciliari Emilio Riva, 87 anni, patron dell’Ilva, arrestato nel luglio scorso assieme al figlio Nicola. Sfuggì al blitz il secondo figlio, Fabio, attualmente latitante in Inghilterra. Appena due giorni fa, la Procura di Milano aveva disposto il sequestro preventivo di 1,2 miliardi di euro bloccati in paradisi fiscali e in lussuose abitazioni milanesi. L’accusa, mossa contro Emilio Riva e il fratello Nicola, era di evasione fiscale e truffa ai danni dello Stato. Oggi, il maxi sequestro.
Mentre Nichi Vendola lancia lo spot “Questa è Taranto, una delle città più belle del Mediterraneo“ per rilanciare il turismo dell’area, viene da chiedersi come si possa continuare a credere che un’industria fautrice di inquinamento, malattie e decessi sia indispensabile in un territorio.
Articolo di Virginia Giustetto.