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Indignarsi non basta, bisogna prendersi la briga di fare qualcosa!

Creato il 22 ottobre 2011 da Angela

Esattamente una settimana fa, sabato 15 ottobre si sono svolte in 952 città sparse in 82 paesi del mondo manifestazioni dei cosiddetti ‘indignados‘, persone di ogni età, anche se prevalentemente giovani, offese dalla prepotenza finanziaria delle banche, che ci ha condotto alla crisi che stiamo vivendo, e dall’insipienza dei governi che prima hanno lasciato fare e poi si sono mostrati molto solleciti nei salvataggi degli istituti di credito responsabili di quanto avvenuto. Queste le idee generali del movimento che, unito dallo slogan ‘Noi non siamo marionette nelle mani di politici e banchieri’, ha sfilato ovunque senza incidenti o quasi. Non a Roma come sappiamo dove i black bloc hanno causato danni per circa cinque milioni di euro, 135 feriti civili e 105 feriti militari. Daria Bignardi nel suo articolo su Vanity Fair n. 42 ‘Spiace dirlo, ma le donne sono meno stupide‘ riflette su come questi black bloc fossero composti solo da uomini. Bignardi cita anche un articolo di un giornalista di Repubblica, Michele Serra, il quale ha scritto: “Sono quasi tutti giovani maschi. Rarissime, quasi introvabili le donne. Come nella finanza, come in ogni campo di battaglia dove si menano le mani per mostrarsi vincenti, dove si frega il prossimo… I black bloc farebbero una splendida carriera a Wall Street”. Perchè allora a queste donne meno stupide, come le chiama Daria Bignardi, non viene concessa una chance? Come sarebbe il nostro paese se fosse guidato da una donna? Sarebbe diverso? Ci sarebbero gli stessi problemi? Io non mi considero un’indignata, credo che le banche e i governi debbano esistere e debbano essere influenti ma allo stesso tempo non debbano controllare le nostre vite e renderci meno liberi nelle nostre scelte. Ai precari e ai giovani senza lavoro che hanno preso parte alle manifestazioni qui in Italia, vorrei solo ricordare una delle frasi più significative dette da Mohandas Karamchand Gandhi: “Sono le azioni che contano. I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni. Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo”. Sarebbe bene che queste persone imparassero a dire “NO!“. No ai datori di lavoro che offrono contratti mal retribuiti e incerti quando dall’altra parte vengono garantite professionalità e costanza, no a stage infiniti e per diverse aziende che non offrono a priori un’opportunità di crescita perchè tanto qualcuno di ‘più fesso’ che voglia lavorare per loro lo trovano semplice, no a condizioni di lavoro precarie e soprattutto no a lavori in nero, senza alcun tipo di assicurazione. Se si imparasse a dire di no, se nessuno fosse pronto a scendere a patti e a negoziare allora sì che il mercato del lavoro potrebbe davvero arrivare a una svolta. Indignarsi non basta, bisogna prendersi la briga di fare qualcosa!



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