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Infanzia, regole e società

Da Ant0n3l


Sarà l’influenza del libro che ho appena letto, quello di cui ho scritto l’altro giorno ma, ultimamente, mi ritrovo spesso a riflettere sull’importanza delle “regole” nell’educazione dei nostri figli.
Per come sono io (ma, appunto, “io”), vorrei che mio figlio seguisse una regola avendone compreso l’importanza, per sé e per gli altri, che implica il fatto stesso di seguirla e non perché, invece, costretto da me. Ci sto “lavorando” e non so neppure se nel modo corretto.
Il discorso è che - secondo me – ci sono regole giuste e regole sbagliate. Dettate da chi? Dalla società in cui viviamo, dai tempi. Anche per quanto riguarda l’educazione dei nostri figli. Che, poi, bisogna sempre vedere cosa si intenda per “educazione” ma questo è un altro discorso.
Fateci caso ma la società, anche per la crescita psicofisica dei nostri figli, ci fornisce “linee guida” che cambiano in media ogni 5/10 anni; le indicazioni che sembrava corretto seguire dieci anni fa, ora – addirittura per molti - sono considerate completamente errate.
Dove voglio arrivare? Che noi genitori più che guardare come gli altri (vicini, parenti e amici) educhino i propri figli o come, ad esempio, la tata del momento alla tv ti dice di fare addormentare il tuo bambino (nel suo letto, da solo, a quell’ora…), come adagiarlo nella culla (a pancia in giù o a pancia in su…), per quanto tempo allattarlo e quando svezzarlo, eccetera eccetera, dovremmo seguire prima di tutto il nostro istinto che è comunque influenzato dai nostri valori, da ciò che crediamo essere giusto, senza prestare troppa attenzione a quello che fanno gli altri.
Certo, è auspicabile che una persona adulta (un genitore) abbia dei “valori”.
Se pensiamo che una regola o un’indicazione, un consiglio o una dritta sia sbagliata… Perché dobbiamo seguirla? Perché lo dice la società? È giusto così?
La società di oggi, quale tipo di bambino vuole? Secondo me, troppo spesso, la società di oggi richiede ai genitori di fornirle bambini già adulti, bambini che non sono più tali, bambini che non vivono da bambini. Bambini che seguono regole non del tutto in linea con il fatto stesso di essere, appunto, bambini. 
Il tipo di vita stressante, i ritmi logorroici, la quotidianità sempre col piede sull’acceleratore, che la società richiede a noi adulti e, nello specifico, a noi genitori, implica di conseguenza un’accelerazione anche per quanto riguarda i ritmi di crescita dei nostri figli.
Ci ritroviamo con “bambini adulti”, già integrati perfettamente con i nostri ritmi, con il nostro stile di vita (che purtroppo non è sempre quello che avremmo voluto scegliere). Piccoli uomini che a sette anni vanno già a mille all’ora, come i loro genitori. E questa cosa mi inquieta un po’ perché mi sembra che manchi un pezzo, che ci sia un “gap” tra vita degli adulti e vita dei bambini troppo marcato.
Mi sembra che ci stiamo dimenticando dell’infanzia.
Ecco, non so quanto questo sia giusto.
La domanda che mi pongo oggi è essenzialmente una: 
“I nostri bambini vivono una vita da bambini?”.

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