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Ingroia irritato dall’elogio di Grasso al Cavaliere. «Non diamo meriti a chi non li ha», replica

Creato il 14 maggio 2012 da Iljester

Ingroia irritato dall’elogio di Grasso al Cavaliere. «Non diamo meriti a chi non li ha», replica

Non sono abituato a che qualcuno insulti la mia intelligenza. Soprattutto quando si parla di diritto e legge. Ed è quello che ha fatto o ha tentato di fare Ingroia in replica alle parole di Piero Grasso, il magistrato che ha elogiato il Cavaliere per l’operato del suo governo e ha criticato Ingroia per il suo outing politico.

Ingroia, il magistrato che intervenne in un congresso comunista, evidentemente ha mal sopportato le parole del collega. Probabilmente non è abituato ai magistrati che anziché attaccare Berlusconi, gli riconoscono qualcosa di positivo. Così a stretto giro posta spara alcune bordate che sinceramente mi confermano ancora una volta o che questi magistrati ci prendono per ignoranti ovvero che sono loro quelli che non conoscono certi meccanismi o fanno finta.

Ma vediamo un po’. All’osservazione di Grasso secondo il quale il magistrato non deve far conoscere le sue preferenze politiche, Ingroia risponde:

So di aver esercitato un mio diritto: la possibilità, per ogni cittadino e magistrato, di esprimere in qualsiasi sede il proprio giudizio in materia di Costituzione e di politica della giustizia

Ma che cappero c’entra? Grasso ha detto un’altra cosa, sant’Iddio! I magistrati possono parlare di Costituzione, leggi, regolarmenti, sentenze ecc., ma nei convegni di giuristi, di avvocati, di magistrati, nelle aule di tribunale o nelle aule universitarie, ma non certo in un comizio politico di un partito con una ben definita ideologia e pergiunta in una chiave del tutto politica! 

In quanto all’elogio di Berlusconi, Ingroia deve esserci rimasto dannatamente male. Replica:

Non diamo merito a chi non ce l’ha: da quando i governi sequestrano i patrimoni mafiosi e non è, invece, la polizia giudiziaria e la magistratura a farlo? Non è mai merito del governo in carica perché il governo non ha nessun potere sulla magistratura, che opera in modo autonomo e indipendente

Mi permetta dottor Ingroia. I sequestri li fanno i magistrati e i poliziotti. Appunto! Dove sta scritto che li ha fatti il Governo? Il Governo ha fatto un’altra cosa, quello che ogni Governo con la G maiuscola farebbe: ha emanato la normativa sui sequestri dei beni ai mafiosi, istituendo un ente pubblico che li gestisce in coordinamento con le procure e i tribunali. Perché il Governo – dottor Ingroia – se lei non lo sa, secondo la Costituzione (quella che cita spesso), ha il potere dell’iniziativa di legge e può emanare atti aventi forza di legge. Non fa certamente sentenze, non emana provvedimenti di sequestro conservativo, preventivo e non procede alla confisca giudiziaria. E benché io mi sia sforzato di trovare qualcosa di simile a quanto da lei detto nel nostro codice e nelle norme speciali, non l’ho trovato. Dunque…

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Parliamo invece del magistrato. Non è forse vero che negli ultimi anni, il magistrato spesso si è intromesso nella sfera di competenza del Governo e del Parlamento, sindacando leggi e disegni di legge che intaccavano i suoi privilegi? E il tutto, minacciando scioperi e opposizioni barricadere? Roba che farebbe inorridire i magistrati di cento anni fa. Loro che erano imperturbabili, forse anche fin troppo freddi, ma certamente votati a una missione e funzione che non aveva colore politico, poiché impersonavano la mano della legge e non la legge stessa, come pretenderebbero i magistrati attuali, o almeno molti di loro. Dunque chi è chi, negli ultimi anni, ha preteso di esercitare competenze non proprie? Il Governo o certa magistratura?

Un’ultima cosa. Esistono due articoli della Costituzione che supportano la tesi di Grasso. L’art. 98 che stabilisce che la legge può limitare l’iscrizione dei magistrati ai partiti politici. Al di là dell’attuazione o meno della norma, con questa il legislatore costituzionale ha voluto evidenziare un dato importante: il magistrato non deve in alcun modo manifestare le proprie simpatie politiche. Il secondo articolo è l’art. 101, che afferma che il magistrato è soggetto solo alla legge. Anche questa norma deve essere letta nella direzione di un magistrato che non può in alcun modo esprimere orientamenti politici di alcun genere. Il suo alto ruolo istituzionale, la sua funzione fondamentale di equilbrio e di composizione dei confligenti diritti lo pone in una posizione avulsa da qualsiasi simpatia politica. Questo è il costo dell’indipendenza dagli altri poteri dello Stato, caro dottor Ingroia. Diversamente ci sono le dimissioni dalla magistratura. Non sarebbe certamente il primo.

Fonte: Il Giornale

di Martino © 2012 Il Jester


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