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È deciso, Ingroia presenta la sua lista e si candida premier. Questa mattina, in conferenza stampa, l'ex procuratore aggiunto di Palermo ha sciolto la riserva per la sua discesa in campo ed ha mostrato il simbolo del suo partito Rivoluzione Civile.
Quella di stamattina, non è stata solo l'ufficializzazione della sua candidatura. A mantenere salda l'attenzione degli ascoltatori sono state soprattutto le dure parole riferite dall'ex magistrato al Partito Democratico e al collega Piero Grasso, che ieri ha annunciato la sua presenza al fianco di Bersani.
Sul Pd e su Bersani – "Il partito democratico – afferma Ingroia – ha smarrito la sua coerenza e a Bersani, che ho definito persona seria e credibile dico di uscire dalle contraddizioni in cui la sua linea politica si è impantanata. Ho fatto un appello – ha aggiunto – lui ha risposto in modo un po' stravagante, dicendo che non risponde ad appelli pubblici, ma mi auguro che Bersani sappia che l'avevo cercato personalmente, ma non ho ricevuto risposta, me ne farò una ragione. Evidentemente si sente un po' il padreterno, Falcone e Borsellino quando li cercavo rispondevano subito". Poi, il leader di Rivoluzione Civile incalza: "Caro Bersani, così non va, chi ha alle spalle storie così importanti – cita Berlinguer – dovrebbe ricordarsi il valore della moralità. Tra Violante e Dell'Utri c'è una convergenza che dovrebbe far riflettere i dirigenti del Pd." Nonostante le accuse, Ingroia conclude, mostrandosi coerente, dicendo che per il Partito Democratico, tuttavia, "le porte sono aperte".
Su Pietro Grasso – L'ex procuratore non risparmia Pietro Grasso, procuratore nazionale antimafia, accusandolo di essere stato "scelto da Berlusconi in virtù di una legge con cui venne escluso Giancarlo Caselli, colpevole di aver fatto processi sui rapporti tra mafia e politica". Grasso – rincara Ingroia – ha anche la responsabilità di aver pensato di consegnare nel maggio 2012 un "premio al governo Berlusconi per essersi distinto nella lotta alla mafia".
L'investitura – "Da magistrato non avrei mai creduto di dovermi ritrovare qui per continuare la mia battaglia per la giustizia e la legalità in un ruolo diverso". "Quando giurai la mia fedeltà alla Costituzione – spiega l'ex procuratore – pensavo di doverla servire solo nelle aule di giustizia. Ma non siamo in un paese normale e in una situazione normale, siamo in una emergenza democratica. E allora, come ho detto, io ci sto. È venuto il momento della responsabilità politica. Alla società civile e alla buona politica dico grazie perché hanno fatto un passo avanti". "Questa è la nostra rivoluzione – conclude – noi vogliamo la partecipazione dei cittadini. Antonio Ingroia non si propone come salvatore della patria, ma di essere solo un esempio come tanti cittadini che si mettono in gioco, assumendo rischi".
Il simbolo – Rivoluzione Civile possiede ora anche un simbolo. Il nome Ingroia sovrasta l'immagine, in alto il nome del partito e in basso, in rosso, le sagome dei manifestanti del famoso Quarto Stato di Pellizza da Volpedo. Insomma, nessun simbolo dei partiti che supportano Ingroia appare sul logo. Per la verità, alla conferenza non erano presenti neppure i loro rappresentanti. Immancabile invece la presenza di Leoluca Orlando e De Magistris.
Il proposito – "Conquisteremo Palazzo Chigi e avremo milioni di consensi perché vogliamo fare una rivoluzione pacifica dei cittadini, una rivoluzione civile. Siamo al fianco del magistrati che hanno sollevato il conflitto di attribuzione sui provvedimenti del governo Monti riguardo l'Ilva. Rivendichiamo la politica della passione e della coerenza. Siamo noi a rappresentare questa storia".
Fonte: Young
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