Insegnatele, vi prego, ad essere felice, a cogliere l’odore buono del pane appena sfornato, a sorridere del sapore del mare che con la lingua si raccoglie sulla pelle, a godere in silenzio della forma perfetta di conchiglia delle giornate tutte uguali.
Spiegatele che c’è gioia nel guardare il cielo e seguire il viaggio delle nuvole, ditele che l’erba cresce piano anche se non lo dice.
Fate che passi la sua giornata ad attendere ai lavori consueti, a scrivere e a sognare, a cercare le risposte nei sorrisi che intorno fanno il girotondo; se cantano gli uccelli è per la vita, se frinisce la cicala è per la vita stessa, se il gabbiano passa ed urla non è per tristezza ma per gioia.
Insegnatele, vi prego, ad essere felice: il vento passa, poi ritorna, ma controluce la figura si staglia e fa barriera. E’ la vita, occorre tralasciare il suo dolore perchè il pane ogni mattina fa profumo, il mare torna sempre indietro ed è l’amore che rispecchia i gesti, le parole.
C’è come un dolore nella stanza…
C’è come un dolore nella stanza, ed
è superato in parte: ma vince il peso
degli oggetti, il loro significare
peso e perdita.
C’è come un rosso nell’albero, ma è
l’arancione della base della lampada
comprata in luoghi che non voglio ricordare
perché anch’essi pesano.
Come nulla posso sapere della tua fame
precise nel volere
sono le stilizzate fontane
può ben situarsi un rovescio d’un destino
di uomini separati per obliquo rumore.
Amelia Rosselli
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