Hans-Cristoph Rademann e i solisti del Weihnachtsoratorium
Il periodo prenatalizio a Stuttgart è sempre ricco di proposte musicali estremamente interessanti. La Bachakademie aveva in programma due appuntamenti di ottimo livello, con il terzo appuntamento del ciclo degli Akademiekonzerte e la seconda serata del ciclo Sakral Modern, dedicato alla musica religiosa del Novecento.
Secondo la tradizione portata avanti per tanti anni da Helmuth Rilling, l’ Akademiekonzert di dicembre alla Liederhalle è dedicato all’ esecuzione, integrale o parziale, del Weihnachtsoratorium di Bach, che qui in Germania in questo periodo è presentato da quasi tutti i complessi corali tedeschi, in omaggio a una musica rappresentativa come poche altre della cultura di questo paese. Hans-Cristoph Rademann ha voluto portare un elemento di novità inserendo nel programma della serata, accanto alle prime tre Cantate del capolavoro bachiano, la prima esecuzione assoluta di Das geistliche Zeit, lavoro commissionato dalla Bachakademie a Jorg Herchet, settantunenne compositore nativo di Dresden e allievo di Paul Dessau. Si tratta di una partitura ideata per un organico comprendente un tenore solista, coro e otto gruppi strumentali dislocati sul palco e in vari punti della sala, nella quale anche il pubblico è chiamato a prendere parte all’ esecuzione tramite la recitazione senza scansione ritmica di un testo che si intreccia con la recitazione del passo del Vangelo di S. Luca che descrive la nascita di Gesù. Un lavoro molto interessante per la raffinata tecnica orchestrale e le suggestive combinazioni coloristiche generate dall’ intreccio dei passi corali con le varie sezioni strumentali, assai be accolto dal pubblico.
Nella seconda parte, Rademann ha guidato i complessi del Bach Collegium Stuttgart e della Gächinger Kantorei nelle prime tre Cantate del Weihnachtsoratorium. Ho sentito ormai diverse volte i complessi della Bachakademie eseguire questa musica e posso solo dire che pochi altri gruppi possono raggiungere un simile livello di consapevolezza stilistica e profondità interpretativa. La chiarezza di articolazione e la morbidezza di impasti del coro fondato da Rilling nel 1954, messa in rilievo al meglio dalla sapiente e scrupolosa concertazione di Rademann, facevano di questa esecuzione un modello assolutamente esemplare. Il direttore sassone, musicista preparatissimo e di grande sapienza esecutiva, si conferma un acquisto prezioso per la vita musicale di Stuttgart. Di buon livello anche i quattro solisti, tra i quali spiccava la voce molto interessante del tenore Daniel Behle, originario di Hamburg e considerato uno dei giovani cantanti tedeschi più interessanti del momento. Buona anche la prova del mezzosoprano Anke Vondung, una della collaboratrici storiche delle stagioni di Rilling. Positive anche le prestazioni del soprano Sarah Wegener e del basso Roderick Williams. Come sempre accede in questa circostanza, serata festeggiatissima dal pubblico.
Stéphane Denève con Pascale Honegger, figlia del compositore, durante la prova generale
Veniamo adesso a parlare del secondo appuntamento con Sakral Modern, una serie di concerti tramite la quale la nuova gestione della Bachakademie guidata da Gernot Rehr ha voluto rendere ancora più stretto il rapporto di collaborazione con la Radio-Sinfonieorchester Stuttgart des SWR. Il secondo concerto del ciclo era dedicato a musiche natalizie di compositori novecenteschi, sotto la direzione di Stéphane Denève, ritornato sul podio della RSO des SWR dopo una serie di significativi successi ottenuti alla guida della Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks e della Chicago Symphony Orchestra. La serata si apriva con un brano di Igor Strawinsky, le Canonic Variations on “Vom Himmel hoch da komm’ ich her” , un corale organistico di Johann Sebastian Bach elaborato per coro e orchestra da camera “Mit der Genehmigung des Meisters”, come annotato in tono semiserio dal compositore sulla partitura autografa, eseguito per la prima volta a Hollywood il 27 maggio 1956 sotto la direzione di Robert Craft e poi diretto dal compositore stesso il 13 settembre dello stesso anno nella Basilica di San Marco a Venezia, insieme alla prima assoluta del Canticum Sacrum. Un esempio significativo della raffinata tecnica coloristica e dell’ essenzialità di linguaggio tipiche dello stile strawinskiano nella tarda maturità. A seguire, la Lauda per la natività del Signore di Ottorino Respighi, partitura per soli, coro, pianoforte a quattro mani e strumenti a fiato, su un testo attribuito a Jacopone da Todi, eseguita per la prima volta a Siena il 22 novembre 1930, con il compositore sul podio e la moglie Elsa tra i solisti. Una musica di squisita fattura, dalle atmosfere di trasparente arcaicità sonora e ricca di innumerevoli preziosità di scrittura, derivate dalla profonda comprensione che Respighi aveva per la musica italiana del periodo tra il XVI ed il XVIII secolo, da lui studiata a fondo e che influenzò profondamente tutta la sua attività compositiva.
Dopo la pausa, il programma proponeva Une Cantate de Noël per baritono, coro e orchestra, l’ ultimo lavoro composto da Arthur Honegger nel 1953, due anni prima della morte. una partitura che rappresenta una sorta di sintesi estrema dello stile politonale e contrappuntisticamente rigoroso che contraddistingue il periodo finale dell’ attività del compositore svizzero. La prima esecuzione si tenne a Basel il 18 dicembre 1953 sotto la direzione di Paul Sacher. Per questo lavoro Honegger utilizzò una serie di melodie tradizionali natalizie francesi e tedesche combinate con corali cantati in latino. Anche in questo caso, le atmosfere intensamente espresive e la raffinata trasparenza della scrittura orchestrale e corale conducono ad effetti di grande fascino sonoro. Splendida la direzione di Stéphane Denève, che ha dosato in maniera sapientissima i colori orchestrali di una RSO des SWR in perfetta forma, soprattutto nella sezione degli ottoni, e della Gächinger Kantorei, ideale per sofficità e trasparenza di timbri e ricchezza di dinamiche, nonchè del coro di bambini Südwestpfälzer Kinderchor Münchweiler. Buona anche la prova dei solisti in Respighi, che erano il soprano svedese Jeannette Köhn, il mezzosoprano Roxana Constantinescu e il tenore Maximilian Schmitt. Incisivo e drammaticamente efficace anche il baritono francese Jean-Sébastien Bou, solista nella partitura di Honegger. Una serata di eccellente livello, che ci ha consentito di conoscere musiche di ascolto non frequente e ricche di fascino.